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Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA  sono la figlia della "Cocca".

Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.

Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché  anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è  ancora comunità.  

Ricordate il tubo di refrigerazione della nuova pista .....
. . . come minimo si risponde due volte altrimenti .....
. . . siamo a M@ sterchief. Sono anni che giri/ ate .....
. . . Velardi arriva buon ultimo.
Il primo fu il .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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di - Mazzarri (Lista Boggi Sindaco)
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di Micol Fiammini, Il Foglio, 17 apr. 2025
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Che tempo che fa - di Michele Serra
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di Fernando Bezi
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Mazzarri e Boggi (Lista Boggi Sindaco)
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Raccontino di Giancarlo Montin
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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di Angela Baldoni
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Rosanna Betti
per Fiab Pisa
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Cena per la Liberazione 24 aprile
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Assemblea soci Coop.
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Cascina, 27 aprile
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CNA AREA VALDERA
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Qualcuno mi sa dire perche' rincoglionire
viene considerato un inevitabile passaggio
alla fine del faticoso viaggio
vissuto da tutti con coraggio?
Il .....
ad oggi la situazione è peggiorata
ora anche tir, pulman turistici , trattori, camion con cassoni per massi,
etc. . E ad alta velocita,
inquinamento .....
Le Parole di Ieri
Da Pungia a Puppe

9/1/2017 - 16:20

PUNGIA  (accento sulla ”i” )
Lett: nc.
La pungia è il termine dialettale per indicare l’ortica (urtica membranacea).
Il termine dialettale prende sicuramente origine dalla particolarità della pianta di essere molto irritante al contatto con la pelle, con comparsa di prurito, arrossamento e gonfiore nella parte interessata.
Dalle parti di Cascina la pianta viene chiamata prungia, probabilmente a causa del grande prurito che determina.
Umberto racconta di uno strano uso della pungia: i pescatori di ranocchi rimuovevano la pelle coriacea delle loro prede e le strusciavano con la pungia in modo da far lievitare quei piccoli muscoli e vendere più facilmente la loro merce.
Un gioco che veniva fatto da piccoli era quello di passarsi le mani nei capelli e poi raccogliere la pianta senza essere punti. Il segreto era nello strato di unto dei capelli che passava alle dita delle mani (specie quando si usava la brillantina), che impediva il contatto con le cellule urticanti della pianta.
La pungia trova posto anche nella cucina popolare come componente di pietanze e nella medicina popolare per sue azioni utili per l’apparato gastroenterico.
Varietà indiane di questa pianta, dai nomi impressionanti come ferox ed urentissima, possono dare nell’uomo reazioni anche molto gravi, talora mortali.


 PUNTATA
Lett: PUNTATA. [Colpo di punta. Parte di un’opera che si pubblica ad intervalli].
In dialetto aveva anche il significato di pugno, cazzotto.
Ti stiocco ‘na puntata!” rappresentava un approccio assai più minaccioso di “ti do’ un pugno”.
Il termine è equivalente a picchio, muglione, lecca, golino.
 
PUNTO
Lett: PUNTO. [In frase negativa niente affatto].
Stranissimo modo, ma molto efficace, di indicare una negazione: niente, per niente.
Un ce n’ho punto!”: non ne ho per niente!.
Un mi garbi punto!” : non mi piaci per niente! In questo caso la frase non va intesa in senso negativo, di critica, bensì in senso moderatamente affettivo, come una preoccupazione per la salute, per un comportamento o altro.
“T’è garbato?” “Punto!”, in questo caso, invece, ha un significato di totale negatività.
Un i stò punto bene!” : non mi sento per niente bene!
Un ci si vede punto” : non ci si vede per niente.
Da notare la costante sostituzione del “non” con il dialettale “’un”.
 
PUPPE
Lett: nc.
Non esiste un corrispettivo italiano a questo termine indicante, in Toscana, il seno femminile.
Probabilmente originato dall’atto del poppare (puppare) dalle mammelle, trova in altri dialetti espressioni diverse come poppe, cioccie, zinne, tette.
Quest’ultimo è il termine attualmente più utilizzato in campo nazionale grazie anche al largo uso che se ne fa in spettacoli cinematografici e televisivi. Un argine a questo dilagare è stato tentato, alcuni anni or sono, da Francesco Nuti con la canzone “Tu c’hai le puppe a pera” che ha avuto un discreto successo tuttavia il termine puppe non ha avuto, in campo nazionale, quel consenso ottenuto da altri termini dialettali toscani (vedi trombare).
Di puppe vogliamo ricordare anche alcune sue curiose variazioni labroniche: puppemoscie, puppallegre (quelle ciondolanti nel cammino), puppeghiacce, puppemorte (puppe delle suore), puppecee (senza capezzolo).
Il lemma “tette” rimane quindi quello più utilizzato in campo nazionale pur rimanendo convinti della superiorità del nostro puppe, voce che ha una sonorità ed una rotondità che meglio si adatta ad esprimere la bellezza e dolcezza del seno femminile.
Curiosa variante è il lucchese “puppore”.
Piazza della Pupporona è una piazzetta del centro storico di Lucca che prende il nome da una statua di una figura femminile col seno scoperto.
 
FOTO.

La famiglia Sbrana (g.c.) 

 

 
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