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In questo nuovo articolo di Franco Gabbani si cambia completamento lo scenario.

Non avvenimenti storico- sociali, nè vicende di personaggi che hanno segnato il loro tempo.Il protagonista è questa volta è il fiume Serchio, l'attore sempre presente nella storia del territorio, con grandi vantaggi e tremendi disastri.

Ma non manca il tocco di Franco nell'andare ad esaminare grandi lotte politiche e piccoli episodi di vita comune legati al compagno di viaggio nella storia del nostro ambiente. 

Il fu presidente Biden lascia la carica e fa un bel .....
E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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di - Maestra Antonella
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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L'onda che dal mare
alla prima sabbia
piano si sgomitola,
mi attrae.
La osservo mentre
si rivolta e si schiuma
formando un'ansa
che mi inghiotte. .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
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IL FILM DEL SABATO

14/1/2017 - 8:46


Dalla parte di Metato, paese un po' povero di attrattive, si andava con un traghetto sull'altra sponda, a Vecchiano, dove c'era un po' più di divertimento e cioè una sala da ballo ed un cinema. Il luogo della traversata era su una curva del Serchio, poche centinaia di metri a valle del ponte di Pontasserchio, in una gola stretta e profonda dove c'erano pietroni e l'acqua scorreva tumultuosa in discesa.
La scelta poco felice del luogo era compensata dalla brevità del guado e dal fatto che vi era, per salire e scendere l’argine, una rampa naturale in pietre dalla parte di Metato e la sala da ballo ed il cinema erano proprio di fronte all'arrivo sulla sponda di Vecchiano.
Il traghetto era un grande zatterone con una ringhiera di legno intorno ed era tenuto sulla rotta da una catena fissata sul barcone e scorrevole in un cavo d'acciaio teso fra le due sponde. Veniva spinto a stanga da un tale che abitava in una umida casa in golena proprio alla discesa della rampa e che riscuoteva la bellezza di dieci lire, andata e ritorno bicicletta compresa.
Io ero così piccolo che vedevo e usavo quell'originale e insolito mezzo di trasporto solo per andare al cinema il sabato, ma non tutti i sabati, arrivando all'argine dopo una pedalata di tre o quattro chilometri, con le chiappe martoriate dalle scosse e dal manubrio della bicicletta di mia madre.
Era meraviglioso essere uscito di notte con la mamma e le sue amiche, essere nel mezzo del fiume al buio, sentire l'acqua che sbatteva sulla fiancata destra, la catena cigolare, il Taccini sbuffare e la riva di Vecchiano che si avvicinava sempre più ed io che cercavo di sganciarmi dalla presa delle mani di mia madre che mi tenevano stretto per non andare troppo vicino alla ringhiera che "se ci caschi dentro non ti trova più nessuno!".
Mi domandavo, al ritorno, perché avessimo sempre trovato mio padre all'uscita del cinema e non mai prima. Era una tecnica che avevano escogitato i miei per non farmi continuamente chiedere caramelle, noccioline e mente, dolciumi venduti dalla vecchiettina che aveva un banchetto davanti alla porta dell'Olimpia. Mia madre aveva così sempre la scusa pronta che i soldi ce li aveva mio padre che stava, non visto, tre file indietro.
Quando cominciai a pedalare per mio conto ed avere una bicicletta mia, il manubrio fu occupato da mia sorella Anna che, più disinteressata al film e più golosa, stava in braccio a mia madre durante la proiezione, volgendo le spalle allo schermo e così mio padre, dopo quella volta che gli urli della bimbetta fecero accendere le luci, per non farsi più vedere, dalle tre file dietro in platea passò all'ultima della galleria e nessuno di noi, accidenti alle seme!, ha mai avuto la soddisfazione di vedere un film tutti riuniti.
I film che vedevamo a Vecchiano erano riciclati negli altri due cinema minori di Migliarino e Metato. L'avere il comune dava una certa superiorità anche nello scegliere le pellicole da visionare per ben tre volte la settimana, contro le solo due degli altri paesi. Il sabato a Vecchiano si proiettava il film che la domenica avrebbero visto migliarinesi e metatesi; la domenica e il lunedì stesso film che sarebbe passato ai fratelli più piccoli il sabato successivo.
Oggi le pellicole vengono stampate quasi fossero fotografie, centinaia di sale danno lo stesso film in simultanea, ma allora le bobine erano cose rare, preziose e chi aveva più soldi si accaparrava la migliore ed unica del suo genere. Questo non impediva però alle due sale di Metato e Migliarino, senza pretenziosi nomi ma tutte e due "Casa del popolo", di dare, la stessa sera del sabato, lo stesso film.
A settimane alterne, beneinteso, si dava il primo tempo di qua dal Serchio e il secondo di là e poi il contrario. Un sabato ogni due si poteva benissimo vedere la fine e cercare di immaginarsi come fosse iniziata la storia, per poi verificarlo dopo una mezz'oretta o poco più.
L'incarico del trasporto delle bobine del primo o del secondo tempo era dato a corrieri in bicicletta, parenti del proprietario dell'Olimpia che, con qualunque tempo, in qualsiasi stagione, si incontravano a metà strada sull'argine per far prima, si scambiavano i pacchi e via di corsa che il pubblico si spazientiva.
Una notte di pioggia, un corriere cascò dall'argine, perse la bobina in un campo di granturco e nessuno in un paese seppe mai come finisse la storia fra quei due e altrettante persone dell'altro paese non seppero il perché lui era andato in galera e lei aveva sposato quell'altro. Mancavano i telefoni e solo chi aveva parenti nell'altro paese si tolse la curiosità
A volte invece la bicicletta si forava e, dopo un po' di fischi ed urli, un gracchiante altoparlante con la voce irriconoscibile nel tono, ma con un inconfondibile accento paesano diceva :
"Oh!, ascortate: 'un buttate via e biglietti che son bòni anco domani. Si rifà!"
Se invece, e succedeva spessissimo, era la mancanza di corrente elettrica che impediva la proiezione, allora l'uomo che aveva fatto e strappato i biglietti, girava per la sala con una candela ripetendo a tutti di ritornare il giorno dopo e di non arrabbiarsi tanto, che non era colpa sua. 

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