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Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA  sono la figlia della "Cocca".

Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.

Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché  anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è  ancora comunità.  

Ricordate il tubo di refrigerazione della nuova pista .....
. . . come minimo si risponde due volte altrimenti .....
. . . siamo a M@ sterchief. Sono anni che giri/ ate .....
. . . Velardi arriva buon ultimo.
Il primo fu il .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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di Micol Fiammini, Il Foglio, 17 apr. 2025
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per Fiab Pisa
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Cena per la Liberazione 24 aprile
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Assemblea soci Coop.
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Cascina, 27 aprile
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CNA AREA VALDERA
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Qualcuno mi sa dire perche' rincoglionire
viene considerato un inevitabile passaggio
alla fine del faticoso viaggio
vissuto da tutti con coraggio?
Il .....
ad oggi la situazione è peggiorata
ora anche tir, pulman turistici , trattori, camion con cassoni per massi,
etc. . E ad alta velocita,
inquinamento .....
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IL BAGNO DELLA DOMENICA

21/1/2017 - 16:54


In quello stesso posto dove passava il traghetto, ormai in disuso da moltissimi anni, prendevamo le 'eppie, quelle grosse che uscivano con la schiena fuori dall'acqua quando cercavano di rimontare la pietraia.
 La profondità andava da un palmo a mezzo metro e nella corrente, a fine estate, con l'acqua fino alle ginocchia, aspettavamo che quei pescioni scavalcassero l'ostacolo per andare sempre più a monte a depositare le uova. Era più l'acqua che ci schizzavamo addosso che i gropponi sbatacchiati, ma l'importante era stare a mollo in ogni modo, in quell'acqua fredda, limpida, bella e pesciosa che si lasciava toccare, amare, abbracciare, succhiare, penetrare; sempre nuova e diversa e principalmente tua.
I ragazzi dei due paesi si trovavano, la mattina dei giorni di festa, tutti nell'acqua a tirarsi fango e quell'erba filamentosa, il setino, che formava ottime palle e non faceva male e, regola prima e inderogabile, tutti nudi.
Era un piacere indescrivibile sguazzare sentendo il frescolino dell'acqua corrente fra natiche e palle. Le donne erano bandite dal Serchio e le sorelle che, avvicinandosi l'ora del pranzo, da buone bambine, chiedevano ai genitori di andare a chiamare tato al Serchio (ad avercele mandate non ci sarebbero andate) avevano, nel fratello nudo nell'acqua, il peggior guardiano. La curiosità di vedere qualcosa, camuffata da amore fraterno, era contrapposta da una morbosa gelosia e i fratelli urlavano alle sorelle di allontanarsi, che sarebbero tornati in tempo e da soli a casa, senza bisogno del "chiamo" e a mezzogiorno preciso.
Si è più gelosi della sorella che della fidanzata. L'accesso all'acqua doveva per forza essere vietato a quelle smorfiose o non ci sarebbe stata più la libertà di pisciare, scurreggiare, scherzare nudi e mostrare le tue vergogne.
Fra quelli di Nodica c'era un tipo strano, Renzo della Vivetta, che avrebbe dovuto avere un posto nel Guinness.
Mentre sguazzava in Serchio con gli altri ragazzi, si tuffava a testa in giù, metteva solo le chiappe fuori e schizzava dal buco del culo l'acqua che prima aveva in qualche modo aspirata, come noi facevamo spesso e più naturalmente con la bocca.
Il Francese e Cefisio erano specializzati nel traversare il fiume e ritornare rimanendo sempre sott'acqua e sfruttavano questa loro predisposizione alle lunghe apnee per andare a rovistare sotto le radici degli alberi sommersi dalle piene e fra le pietre, dove prendevano con le sole mani grosse lasche e barbi scivolosi.
L'acqua, vicino a dove ora hanno fatto i piloni dell'autostrada, era così bassa che i metatesi, quando per ferragosto c'era la festa del paese a Nodica, traversavano a piedi togliendosi solo le scarpe e facendo un paio di rimbocchi ai calzoni gli uomini, tirandosi un po' su le gonne le donne, i ragazzi niente perché i calzoni erano corti e gli zoccoli di legno ai piedi, guadando fra pozzanghere ed erbe acquatiche mezze morte da stare asciutte, scivolando sul muschio dei sassi per qualcuno che doveva ritornare a cambiarsi a casa e tutto per andare a mangiare la torta co' bischeri da parenti o amici.
Nell'occasione del giorno della festa del santo patrono, ogni famiglia, in qualsiasi paese, tirava fuori il servito buono, ammazzava tutto quello che si muoveva in pollaio, apriva botti e damigiane, per poi stringere la cinghia per i molti giorni a venire per la penuria di generi alimentari mancanti da dispense svuotate e una desolazione di penne e di pelo nei cortili. Ma il giorno della festa non bisognava badare a spese.
Fin dall'alba era un viavai di carretti di chi non aveva il forno e portava le teglie degli arrosti e delle lasagne a chi aveva invece quel saporito modo di cuocere all'aperto e l'aria era pregna di odori da mangiarsi a boccate col pane e le massaie si sbizzarrivano in piatti che avrebbero fatto piangere di lacrime amare Veronelli e Carnacina.
 

 

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24/1/2017 - 7:39

AUTORE:
u.m.

Mi spiace, ma non sempre ho foto che siano la corrispondenza allo scritto.
Questa è una immagine trovata di ragazzi al bagno nel fiume e che aveva tutti i requisiti del caso, la nudità per esempio.
Averla avuta una macchinetta a quei tempi!
Se volessimo essere più attenti, ci sarebbe da dire che a Nodica, in fondo alla pedata che scende al Serchio alla fine di Via del Serchio, dove inizia la curva verso Vecchiano, c’era un muretto lungo la riva. Coincidenza.

23/1/2017 - 17:12

AUTORE:
E-lettore

Quant'è bella giovinezza
che si fugge tuttavia......

Non capisco il luogo, un contenimento di pietre, il fiume che sembra fare una curva...