Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Se non ve ne siete accorti, siamo in piena terza guerra mondiale, anzi quarta se si assume la guerra fredda del secolo scorso, fra NATO E Patto di Varsavia, quale vero e proprio conflitto, conclusosi con la dissoluzione dell’unione Sovietica, e la costituzione della attuale federazione russa.
Cosi come quella, questa tenzone è asimmetrica e originale, combattuta in maniera insolita e non convenzionale, non ci sono solo fronti di guerra, trincee, linee di fuoco e belligeranti armati, ma propaganda sui social, fanatismo, integralismo religioso, attentati sanguinari e assurdi, stragi di civili inermi, diffusione di panico e paura, efferatezze gratuite, conflitto etnico e sociale, incomunicabilità religiosa, distanza e rifiuto culturale, razzismo, discriminazione, esclusione sociale, migrazioni epocali, sfruttamento economico, tragedie personali e civili, rancori e incitamenti anacronistici a jyad , guerre sante, estremo sacrificio, martirio in nome della fede e della vera religione, che per ognuno è la propria.
Ci sono tutti i presupposti e gli ingredienti, per poter affermare tranquillamente sia in atto l’ennesimo scontro di civiltà, una ridefinizione complessa e dolorosa di confini e di ruoli, dove le parti in commedia, del resto già edita nei secoli passati, si invertono, e gli allora progrediti e raffinati musulmani, passano al ruolo meno evoluto di barbari fanatici, all’attacco di una comunità cristiana, agiata e prospera, più avanzata, solida economicamente e militarmente superiore, ma stanca, smarrita confusa ed incerta.
Una guerra apparentemente squilibrata a favore dell’occidente più strutturato e organizzato, se fosse combattuta in maniera convenzionale dai due schieramenti, ma incerta e problematica, con tutti gli esiti possibili e le soluzioni aperte, vista la strategia sfuggente , l’ambiguità e la spregiudicatezza, il fervore e la passione religiosa, la declinazione della dottrina islamica, favorevole al sacrificio che incoraggia azioni suicide, potenzialmente devastanti e facilmente realizzabili, da una platea crescente di accoliti, e simpatizzanti che trovano motivo di riscatto individuale, e rinnovata fierezza identitaria, resurrezione civile e sussulto di dignita’ di coscienza, nell’adesione a questo disegno perverso….
Se i prodotto finale è la paura, l’insicurezza, la fuga dalle responsabilità e dalle tradizioni civili, il panico e il ripiegamento su posizioni difensive, modificando cultura, modo di vivere, atteggiamenti sociali, rinunciando alle nostre liberta, ai costumi e tradizioni, alle prerogative che ci distinguono e rendono diversi, alla tolleranza e all’accoglienza, all’inclusione e rispetto dell’altro, spiace dirlo, ma il califfato ha ottenuto successi insperati e quasi impossibili che ipotecano la vittoria finale, almeno in prospettiva.
Alleati inconsapevoli e potenti catalizzatori di un disastro annunciato dl sapore epocale e dalle conseguenze in tutto simili a quelle della regressione della civiltà dopo la caduta dell’impero romano, sono loro malgrado, i movimenti razzisti e sovranisti, i populismi proliferanti in Europa, nati per reazione diretta, con strategie liberticide e respiro corto, soluzioni irreali e semplicistiche che definire demagogiche e inconcludenti è un eufemismo.
Unico risultato tangibile, l’evoluzione, anzi degenerazione concreta verso una società conflittuale e rancorosa, comunque estranea, asfittica, aliena all’eredità dei nostri padri….
E quando si perde l’identità, e la testa, si è destinati a soccombere perché già questo è un segno di debolezza, ben lontano dalla forza composta, che una civilta vitale e propositiva esprime ed è necessaria in questi casi.