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IL MISSILE BAGNATO
La bomba di de Bortoli su Etruria non scoppia.
Si eccitano solo i grillini.
di GIUSEPPE TURANI
La Banca Etruria, irrilevante istituto toscano, continua a seminare le sue vittime. Le prime risalgono addirittura al 2015, quando la banca, insieme a altre tre, va in crisi. E’ un affare locale, di non grande importanza, ma poiché il vice-presidente (con nessuna delega operativa e zero poteri e conoscenza di quel che facevano là dentro) è il papà del ministro Boschi, si scatena l’inferno.
Di colpo la banca Etruria diventa il centro del mondo, il covo dei poteri forti. Forse segretamente posseduta dal Bilderberg o dalla Trilateral. E quindi, giù a testa bassa. La povera Maria Elena chiamata giustificarsi in parlamento (addirittura) a seguito di mozione di sfiducia presentata dai soliti grillini (instancabili inseguitori di mulini a vento), indagini di ogni tipo. Alla fine, com’era prevedibile, vengono rinviati a giudizio un po’ di boss locali. Ma non il papà Boschi: di quello che accadeva in quella banca, dove rappresentava i coltivatori diretti, nulla sapeva. Era lì perché a loro spettava un posto, ma solo per quello. E tutto finisce.
Intanto, in Italia accade di ogni cosa. Renzi perde il referendum e il posto di presidente del Consiglio, Maria Elena da ministro diventa sottosegretario alla presidenza del Consiglio. In Francia Macron vince le elezioni.
Il nuovo caso Etruria, scatenato dall’ex direttore del Corriere, Ferruccio de Bortoli, nasce sulle stesse premesse sbagliate: dall’idea cioè che quella banchetta sia stata uno dei centri del nuovo potere renziano. Mentre era solo un istituto mal gestito, con pochi soldi. Un affare insomma da delegare alla Guardia di Finanza più che alla politica: soldi prestati agli amici, investimenti sballati, cose così, tipiche di ogni banchetta di provincia.
Ferruccio nel suo nuovo libro spara un missile che, nelle sue intenzioni, forse, doveva essere una specie di bomba atomica, l’arma finale contro il potere renziano: nel bel mezzo della crisi la bionda ragazza avrebbe chiesto a un famoso banchiere (il capo di Unicredit, con bilanci da paura, un disastro) di comprare l’Etruria, per mettere un lastra di piombo su un possibile scandalo.
Ma già qui si intravede che a de Bortoli è scappata l’acqua per l’orto. La storia appare poco credibile. Perché rivolgersi a Unicredit, banca nei guai profondi, e a un amministratore delegato che da lì a non molto sarebbe stato cacciato proprio per via dei pessimi risultati? Si può immaginare una Boschi scema fino a questo punto, che chiede di comprare l’Etruria all’unico banchiere che semmai vorrebbe essere comprato lui stesso? E così scioccherella da abusare del suo ruolo istituzionale per mettere a tacere uno scandalo di cui parlava tutta l’Italia tutte le mattine. Nemmeno Di Maio sarebbe stato tanto sprovveduto.
E infatti il missile “fine del mondo” di de Bortoli si sgonfia nel giro di poche ore. Maria Elena Boschi, convoca un paio di avvocati di grido e minaccia una querela di quelle toste. De Bortoli, a quel punto (mentre si dice sicuro delle sue prove) fa una marcia indietro senza uso di specchietto retrovisore. Dice che Maria Elena si è interessata alle sorti dell’Etruria, come è giusto che faccia un deputato per quello che accade nel suo collegio. E tenta un incontro con il sottosegretario per arrivare a un chiarimento pacifico. L’incontro viene rifiutato. Meglio andare per le vie legali: che de Bortoli porti in aula i suoi testi.
A questo punto, il missile “fine del mondo” (renziano) di de Bortoli è già pieno d’acqua e, come quelli nord coreani, si inabissa” davanti ai suoi piedi.
Ma ci sono i soliti cacciatori di mulini a vento. I grillini, con in testa i due Sancho Panza, Dibba e Di Maio, chiedono subito le dimissioni di Maria Elena. Dimenticano, nella fretta di portare a casa almeno uno scalpo, che per i sottosegretari non sono previste mozioni di sfiducia. In più, presentano la loro alla Camera, dove è sicuro che perderanno (e dove avevano già perso).
Quasi per forza d’inerzia o pigrizia mentale ai grillini, che stanno a giocare con il loro sub-missile bagnato e inutile, si aggiungono Speranza e Bersani, con toni solenni: è ora di fare un passo indietro (rivolti alla Boschi). Un coro di risate sommerge queste tardive prove di virilità.
In conclusione, de Bortoli non sarà ricordato come il Bob Woodward italiano ma al massimo come un Kim Jong-un. Dibba e Di Maio, come avanguardia militante di una truppa che manco sa leggere il regolamento della Camera. Bersani e Speranza, se mai avessero avuto una possibilità di rientrare nel Pd, se la sono giocata inseguendo un missile che non si è mai alzato da terra.
Stupisce che persone dotate di una certa esperienza (bene o male stanno in parlamento tutto il giorno) si comportino così da sprovvedute. Ma c’è una spiegazione. A loro di Banca Etruria, de Bortoli e della stessa Maria Elena, non importa nulla. Quello che vogliono è la testa di Renzi. Anzi vorrebbero vederlo fuggire sulla corvetta Baionetta, come il re, e non sentirne più parlare.
Ma questo non accade, e allora si aggrappano a tutto, anche ai missili bagnati, a qualsiasi cosa, al primo che lancia un sasso. E a ogni lancio fallito sprofondano ancora un po’.