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Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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storie Vere :Matteo Grimaldi
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Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
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"I Segreti di Ripafratta"
di Sandro Petri

29/5/2017 - 10:21

Mancano poco più di due settimane alla Festa della Rocca di Ripafratta, un evento che anno dopo anno cresce nell'interesse di chi ama il nostro territorio, l'ambiente, la storia.
Un interesse che vede presenti gli organizzatori (Salviamo la Rocca, l'Ass. La Voce del Serchio, la Pro Loco di San Giuliano, Slow Food Pisa e Monte Pisano), tante associazioni locali, e anche organismi nazionali come Italia Nostra, che sta studiando un percorso ciclabile da Pisa a Lucca tra Rocche e Torri.
Ma Ripafratta non è solo un luogo emblematico della storia tra il XIV° e il XIX° secolo.
Nelle sue stradine che si inerpicano verso la Rocca e tra le sue case sono tanti i segreti nascosti, raccontati quasi con pudore dai cultori delle vicende locali.
Non è stato facile arrivare a queste note, e il merito va tutto al gruppo di Salviamo la Rocca, che tanto si batte per il ripristino e la salvaguardia di un fantastico castello. 
 
E iniziamo il racconto.
 
Siamo a Ripafracta, sul finire del 1300.
Nella piazza che costeggia la via, nei pressi della piccola chiesa romanica costruita da poco (una sessantina d’anni) un bambino gioca da solo.
È vestito bene, taciturno, tenuto d’occhio da un drappello di tre o quattro donne.
Si chiama Lorenzo, è il figlio dei Da Ripafratta, i nobili del posto.
Secondo la leggenda, il piccolo è nato proprio all’interno della Rocca di San Paolino.
Mentre gioca e si impolvera i vestiti tra i rimproveri delle donna addette alla sua custodia, in lontananza la strada risuona di zoccoli.
Alcuni si affacciano dalle povere case del borgo.
Una carrozza, scortata, si fa largo sull’acciottolato. Una bella carrozza chiusa, non ricca, ma solenne. Procede di fretta, le ruote schioccano tra le buche della via, attraverso le case di Ripafracta.
Il bambino alza lo sguardo, distogliendolo dai disegni che stava facendo nella polvere.
La carrozza transita davanti a lui e fa una cosa che non ci si aspetterebbe. Si ferma.
D’improvviso. Lorenzo lascia il bastone con cui stava disegnando e si alza in piedi.
La carrozza è ferma davanti a lui, le tende che riparano gli occupanti dal sole sono tirate, e non si vede niente dell’interno.
Poi, la porta si apre. La piazzetta è ormai gremita di gente, soprattutto donne, e qualche uomo di ritorno dai campi.
Dalla carrozza scende una suora, e c’è un mormorio generale. La suora è alta e magra, coperta da un bel panneggio scuro.
Si avvicina al bimbo, non guarda nessun altro, e sorride. Solleva una mano e gli carezza una guancia.
Poi, senza dire altro, nello stupore generale, sale di nuovo sulla carrozza e il corteo riparte.
Il piccolo Lorenzo resta di sasso, così come le donne che avevano il compito di badare ai suoi giochi.
I villici rientrano piano piano nei loro tuguri. Qualcosa è cambiato per sempre nella vita di quel bambino.
 
Quando Lorenzo Da Ripafratta morirà, vecchissimo, a Pistoia nel 1456, il Comune pagherà interamente per i suoi funerali, e gli saranno tributati onori mai visti.
Lorenzo era diventato frate domenicano, uno dei campioni della riforma dell’Ordine, un instancabile confessore anche durante l’epidemia di peste. Sarà considerato protettore di Pistoia, e proclamato Beato qualche secolo più tardi.
 
Quella della misteriosa carezza di Santa Caterina da Siena al giovane Lorenzo Da Ripafratta e della sua vocazione nata da quell’incontro, è una leggenda.
Una delle tante che animano, a saperle leggere, il borgo di Ripafratta, storico presidio di confine tra Pisa e Lucca, sede della possente Rocca, della dogana, del controllo sul Serchio.
Per raccontarle tutte, in occasione della Festa della Rocca (10-11 giugno 2017, programma su www.salviamolarocca.it) si terranno alcune passeggiate nel borgo, accompagnate dai volontari dell’associazione Salviamo La Rocca, che racconteranno i segreti che si nascondono dietro ogni pietra, ogni iscrizione, ogni simbolo, ogni vicolo del piccolo paese.
 
Per esempio: sapevate che il fosso dei mulini, che nasce proprio a Ripafratta con una presa nel Serchio, passa quasi interamente sotto l’abitato? E che molte case avevano piccoli attracchi per le “gondole” che navigavano il canale (da cui il nome “Piazza delle gondole”, a Pisa, luogo in cui il nostro fosso conclude il suo percorso).
Uno degli affacci su questo “misterioso” canale sotterraneo sarà visitabile proprio durante la festa.
 
E ancora: sapevate che il campanile della chiesa era anticamente una torre militare?
Si tratta dell’edificio più antico che si trovi in paese, e richiama anche nella fattura la sua antica funzione di difesa del borgo.
Con una particolarità: una lapide che ha incisa una croce a 8 punte e un piccolo taglio sotto di essa; un simbolo templare, dice qualcuno.
Di sicuro una stranezza. Cosa ci fa lì?
In occasione della festa, sarà possibile salire per la prima volta proprio sullo storico campanile, grazie alla gentile concessione della parrocchia.
 
Ogni casa, ogni muro riserva sorprese. Lungo la trafficata via statale che attraversa il paese, ad esempio, chi si accorge delle lapidi in pietra serena che ricordano sia la casa del podestà (“Al tempo di Bastiano di Lorenzo Borgiani Podestà…”) sia le adiacenti prigioni (“carceres et squallido loco…”)?
E chi si accorge, lì nei pressi della fonte, delle antiche fondamenta della chiesa trecentesca, quella in cui andava a messa Lorenzo Da Ripafratta, abbattuta dal terremoto nel 1846?
Lo stesso terremoto che non fece – miracolosamente – alcuna vittima a Ripafratta: circostanza che fece gridare al miracolo, perché i danni agli edifici, invece, erano stati devastanti.
Così, da quel 1846, ogni anno il 14 agosto i ripafrattesi salgono a Rupecava per ringraziare la Madonna in quella che è conosciuta come la “Festa del Voto”.
Cantando un’antica laude composta all’epoca degli eventi, e che inizia con strofe possenti e terribili:
 
D’insolito fragore
Scossa tremò la terra
Gravida in sé sotterra
Schiudendo i suoi vapor
 
Lode a Maria che volse
In allegrezza il pianto
E sotto il suo bel manto
Ci accolse e ci salvò.
 
E per essere più “materiali”, invece, sapete che uno dei mulini quattrocenteschi più grandi e produttivi d’Europa sorse proprio a Ripafratta, azionato dalle acque del Serchio, e costruito per volere di Lorenzo il Magnifico come dote per la figlia Maddalena?
Seppure in parte, quell’edificio oggi c’è ancora, convertito in attività commerciale, proprio nel cuore del paese.
E si potrebbe andare avanti a lungo.
Tanti sono i nomi illustri e curiosi che vengono fuori passeggiando tra le vie del borgo: il Sangallo, Leonardo Da Vinci, Sant’Agostino, Uguccione della Faggiola, Andrea Pisano, Carlo Goldoni, Carlo Biscaretti, Matteo Gambacorti.
Insomma, una storia che “pesa”, soprattutto per come è trattata oggi.
Ma per due giorni, tutti avranno la possibilità di riscoprirla e riviverla.
 

 

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