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Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA  sono la figlia della "Cocca".

Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.

Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché  anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è  ancora comunità.  

Ricordate il tubo di refrigerazione della nuova pista .....
. . . come minimo si risponde due volte altrimenti .....
. . . siamo a M@ sterchief. Sono anni che giri/ ate .....
. . . Velardi arriva buon ultimo.
Il primo fu il .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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di - Mazzarri (Lista Boggi Sindaco)
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di Micol Fiammini, Il Foglio, 17 apr. 2025
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Che tempo che fa - di Michele Serra
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Incontrati per caso...
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Rosanna Betti
per Fiab Pisa
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Cena per la Liberazione 24 aprile
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Assemblea soci Coop.
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Cascina, 27 aprile
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CNA AREA VALDERA
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Qualcuno mi sa dire perche' rincoglionire
viene considerato un inevitabile passaggio
alla fine del faticoso viaggio
vissuto da tutti con coraggio?
Il .....
ad oggi la situazione è peggiorata
ora anche tir, pulman turistici , trattori, camion con cassoni per massi,
etc. . E ad alta velocita,
inquinamento .....
Libri
Le emozioni letterarie di Lily

12/6/2017 - 22:13

Alla sera o meglio a tarda notte, sulla televisione di stato vengono mandati in onda programmi bellissimi. Con la scusa che la maggior parte della gente non li guarderebbe (audience  sono relegati a tarda ora. Il fatto è che spesso bisognerebbe fare scelte coraggiose, insistere nel proporre qualcosa che “allarghi“ la mente. Come negli anni 60 e 70 quando al sabato c’erano gli sceneggiati e le persone leggevano senza saperlo.  Si istruivano. Molti grandi autori passavano da lì. Grandi e più modesti: Dostoevskij,  Pratolini, Alba De Cespedes, Fenoglio, Salgari, Cronin e moltissimi altri. C’era una voglia di riscatto intellettuale, molti di noi erano i primi della famiglia ad aver studiato ad essere andati all’università. L‘altra sera ho visto un reportage su Francois Truffaut, un grande regista francese. Parlava della sua vita, da ragazzo ribelle a “maitre  à penser“ del cinema europeo. Ed ho pensato ad una rassegna dei suoi film fatta tanto tempo fa all‘Arsenale, che allora si trovava solo in Vicolo Scaramucci.

Ci andavamo “a sorpresa” portati da Monsieur Dubierre, che voleva che imparassimo il francese dai suoi film. Erano vane speranze. In compenso abbiamo incominciato ad amare “quel cinema francese”. Tavernier, Rohmer, rigorosamente con l’accento sull‘ultima e. Andavamo anche al Nuovo, dove ci sentivamo a “casa”. Lo scherzo più usuale era chiedere alla cassiera come era il film che volevamo vedere. Lei la maggior parte delle volte diceva “Mah!”. Il commento veniva riportato puntualmente a Francesco che faceva il programma. Il divertimento consisteva nel fatto che lui puntualmente si indispettiva e diceva “Nessuno le dice di dare un giudizio sui film, che si mangi le seme e stia zitta“.

Il Cinema era cultura, esperienza, impegno. Piacere. Faceva parte della nostra formazione. Alcuni film di Loach sono stati determinanti nel mio stare da una parte del mondo. Il cinema era un po’ come “Il giovane Holden“ romanzo di formazione giovanile. Si andava a vedere un film , in un cinema, anche se si era da soli, durante le pause dallo studio. Era stupendo condividere emozioni, ognuno al suo posto.

Le temps retrouvè.

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