Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA sono la figlia della "Cocca".
Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.
Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è ancora comunità.
Ieri sera, al concerto di musica classica “Bianchi e Neri Piano fest Tuscany” nell’auditorium ASBUC di Migliarino, il Maestro Bartoli ha impersonato Bach suonando uno dei suoi classici “Sei piccoli preludi” in un altrettanto classico costume tedesco, a dir la verità molto bavarese e poco lipsiano, ma tedesco era come la musica che avrebbe condizionata la serata e il suo finale culinario.
L’esuberanza del pianista, che va molto oltre la bravura offrendo agli ascoltatori anche aneddoti della vita dei compositori a Lui cari ed altre storie legate al suo genere, in uno sprizzo di goliardia, gli ha fatto far la parte del povero pianista, sempre in miseria, non capito, costretto a suonare al buio o al massimo al lume di candela, esibendosi in tal veste e in tal situazione.
Un successo la sua trovata, con la penombra della sala, la poca luce di due candele e Lui che suonava chino e pensieroso.
Sembrava che la musica salisse al cielo come il fumo delle candele, sembrava che fossimo con Bach che insegnava al figlio i segreti del piano.
Poi è arrivata la luce sia quella reale, elettrica, perché qualcuno è intervenuto sugli interruttori, sia quella sentimentale con l’entrata in scena della Musa Debra e il suo violino, anche lei in un magnifico abito “dòicce” (a Vecchiano si dice così!)
Bach si è tramutato nel connazionale Beethoven ed è iniziato un duetto da Oscar: tasti e archetto che non si perdevano di vista, anzi di suono, i toni alti erano simili, i bassi pure, le pause, le mosse veloci, un accordo insuperabilmente perfetto.
Ovazione.
Rimasto poi solo, Beethoven ha deciso di far sentire un suo capolavoro, Patetica, cioè Suonata n° 8 in Do minore Op. 13, come aveva avuto sempre in mente di fare ma senza averne mai avuto il coraggio.
Una corsa fra i tasti, una lotta con la tastiera, una calma improvvisa e una tempesta altrettanto, tutto eseguito con “i capelli al vento” tanto che alla fine è dovuto intervenire un parrucchiere!
(la Germania è lontana, arriverà domattina, te intanto pettinati!)
Sandro, mi hai fatto piangere e io cerco invece di farti ridere, ma son fatto così.
Oh, ‘un penserai mia mercoledì 16, serata di Puccini, di vienì con lo stioppo e lle stampe dell’anatre eh?