Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA sono la figlia della "Cocca".
Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.
Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è ancora comunità.
Avrei voluto parlarvi di un altro libro, bello ed emozionante, quando Saltatempo è uscito fuori dalla mia biblioteca ammiccante e ruffiano. Non ho resistito all‘orobilogio e il tempo è “scarpagnato” velocemente all‘indietro. L‘orobilogio è il tempo che balza improvvisamente avanti e indietro di Lupetto, detto anche Saltatempo. Il protagonista dell’omonimo libro di Stefano Benni. Un paese, come tanti lo erano po’ di tempo fa. Una comunità in cui tutti si conoscono, si annusano e si osservano con vera partecipazione, tanto che ognuno ha un suo soprannome che in realtà lo rappresenta più di quello di battesimo. Osso, Gancio, Baco, Karamazov, Fulisca sono nomi che contengono l‘essenza delle persone. Le vicende di ognuno si intrecciano a quelle degli altri, ogni emozione viene condivisa. C’è un tetto che unisce le vite dell‘intero paese. Nel bene e nel male. La natura partecipa all‘alchimia del paese. Alberi, monti, fiumi, uva “schizzozibibbo” rappresentano l‘armonia del tempo scandito da un ritmo naturale. Anche Dio fa parte di questo sempiterno respiro. Non può che essere parte della terra, fangoso e accovacciato sulla sua enorme cacca. E’ così che appare a Saltatempo, da cui avrà in dono l‘orobilogio. E il tempo andrà avanti con leggerezza, come deve essere, anche nelle tragedia. I dolori, le gioie, la politica, l‘amore, l‘amicizia. La vita. Ogni cosa nel tempo avrà una sua collocazione, una sua velata nostalgia, una sua ferocia. Riccardo, leader studentesco della sinistra sessantottina, così fervidamente e pedissequamente intrippato di ideologismi, a marcatura stretta tra Marcuse e Marx, sarà ridicolizzato dall‘orobilogio, che in quel preciso momento della sua “grandezza“ farà vedere a Saltatempo quello che diventerà Un piccolo uomo intellettuale, come si conviene, che passerà alla storia per il suo moderato ed equilibrato “savoir vivre“. Ovvero tegameggiamento, trasformismo, “maturità“ . In fondo quello che io amo in questo libro è il “paese“, i suoi personaggi, le loro piccole grandi vite. E le lotte, quelle vere.
(Però, disse Ernesto a tutti i Riccardo cuor di …, la rivoluzione non è un maglione alla moda che passato il tempo lo metti in soffitta a ricordo. Magari la si fa in altro modo. Ma la si fa.)
D‘altronde come suggerisce il Benni …per qualcuno era veramente una "moda“, come i pantaloni a zampa di elefante ed i capelli lunghi.