none_o


Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
Arabia Saudita
none_a
Incontrati per caso...
di Valdo Mori
none_a
Dalla pagina di Elena Giordano
none_a
storie Vere :Matteo Grimaldi
none_a
Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
none_o
ASBUC Le origini

3/9/2017 - 22:12

Per comprendere l'istituzione e l'evoluzione dei beni di uso civico della comunità di Malaventre, oggi di pertinenza della frazione di Migliarino, occorre risalire agli anni in cui le risorse naturali del territorio costituivano l'unica fonte di sussistenza per gli abitanti della zona.
Gli usi civici, come istituzione, risalgono all'epoca medievale e trovano origine nella consuetudine propria della nobiltà e del clero di concedere e garantire in perpetuo agli abitanti di una comunità, in cambio della fedeltà e di una quota da versare annualmente, l'uso delle proprie terre per attività di pascolo, pesca ed altre ancora diverse a seconda della natura dei terreni.
Questo dato di fatto costituì uno dei momenti fondamentali del feudalesimo, ed è riconducibile ad una realtà economica rurale basata unicamente sul rapporto di vassallaggio.
Alla base degli interessi economici infatti, non erano le terre bensì, in seguito all'importanza che andarono acquistando fin dal secolo XI i centri urbani, le attività svolte nelle città, prima fra tutte il commercio.
Pertanto le servitù (o usi) nelle campagne continuarono ad essere tranquillamente concesse e rinnovate fino alla fine del XV secolo.
La prima notizia documentata in merito ai beni spettanti agli abitanti della comunità di Malaventre risale ad un atto rogato il 15 marzo 1197, dal notaio BIanco del fu Tedalgario, dal quale si apprende che l'Arcivescovo Ubaldo Lanfranchi della Primaziale di Pisa, concesse agli abitanti di Malaventre «l'uso pastorale e della Selva e della Peschiera»! sulle terre di proprietà della Mensa Pisana.
Per l'importanza che riveste l'atto quale primo documento storico pervenutoci, si ritiene opportuna la sua trascrizione integrale nella traduzione italiana:
«Si fa da me etc. Nel nome di Dio eterno - amen -
Noi Ubaldo per grazia di Dio - umile Arcivescovo della Chiesa Pisana per decisione e col consenso dei nostri fedeli, indulgendo alle domande e preghiere nonché alle suppliche di tutti gli abitanti della Villa di Malaventre, elargiamo ad essi l'uso pastorale della Selva e della Peschiera che sono soliti avere con l'onere ed il solito servizio della podestà. Onde noi per decisione e col consenso dei nostri fedeli consentiamo alle loro dimande e preghiere e pertanto concediamo ed elargiamo ai predetti abitatori della Villa di Malaventre ed ai loro posteri in perpetuo il predetto uso pastorale e della Selva e della Peschiera come sono soliti avere fino dal tempo della podestà della Contessa, salvo, a nostro favore, l'onere ed il servizio che al tempo della podestà solevano fare. La detta concessione ed elargizione diamo e trasmettiamo a voi infrascritti abitanti della Villa di Malaventre e cioè ad Anselmo figlio del fu Moronte, ad Alberto Cenati figlio di Ugone Martino e a Guidone figlio del fu Viviano consoli di Malaventre, e a Bodro del fu Marignano riceventi per tutto il vostro comune di Malaventre, affinché, come nel passato, voi e gli altri abitanti di Malaventre abbiano tutte quelle cose, che sopra si leggono, in perpetuo senza alcun contrasto e molestia di alcuna persona e se, da questo momento in avanti, in qualche tempo, persona piccola o grande tentasse menomare diminuire o togliere con intenzione la predetta concessione e elargizione soggiaccia al nostro bando etc. le quali cose, affinché siano ferme e stabili come si contiene nella carta una volta elargita o concessa dal fu Balduino di buona memoria Arcivescovo Pisano, con la nostra autorità intieramente confermiamo, ossia ciò che "Tiene un capo in via di Nodica in Vitriceto e nella terra Cacciaguerra e corre fino alla fossa di Carallio, fino al Poppio di Migliarino il quale è presso l'Uncile del lago e da questo Uncile dal lago fino alla Fossa Nuova e dalla Fossa Nuova a Trincabonaldi e dal termine del campo di Silvestro fino all'Uncile dei Prati e fino alla Fossa Starnisiana e fino alla Fossa dei Figli di Guido e da qui fino al termine Vitriceto, salvo la Peschiera e l'uso della Peschiera della Fossa Magna e della Fossa Nuova le quali sono per gli uomini della Curia di Massa" purché voi, e gli altri abitatori della Villa di Malaventre prestiate il Sacramento di fedeltà e diate a noi ed al cattolico successore annualmente per questa concessione ed elargizione venti soldi e prestiate tutti gli altri consueti servizi a noi ed alla Curia ed ai successori ecc... »

 

Negli anni 1357 - 1381 - 1382 - 1400 - 1412 - 1476, la concessione fatta agli abitanti di Malaventre fu rinnovata, dagli Arcivescovi della Primaziale di Pisa, in cambio della fedeltà e di venti solti da versare annualmente nelle casse della Mensa.
Da un documento del 4 febbraio 1317, rogato dal notaio Diotifece di Sangalandi, si ha notizia di un'altra concessione fatta dalla Mensa agli abitanti delle comunità di Nodica, Lama e Vecchiano, in merito al diritto di acqua sulla fossa Magna, per la macerazione del lino, la navigazione e la pesca concessa con reti, tramagli, giacchi e altri strumenti.
Come si può vedere quindi l'uso civico, data la conformazione geomorfologica dei terreni, riguardava quelle che erano le uniche attività possibili nella zona: pascolo e pesca.
Infatti, le notizie in merito al territorio, parlano di una zona lagunare caratterizzata dalla presenza di parti depresse-umide e di altre alte-asciutte, il cui principale problema fu sempre la mancanza di scolo per le acque dei terreni.
A partire dal medioevo si hanno anche le prime notizie attendibili in merito alla comunità di Malaventre, quando la zona (allora compresa nei possedimenti dei marchesi di Toscana) era conosciuta sotto la denominazione di «Selva Palatina o Parantina»."
Unica testimonianza rimasta è l'edificio religioso, comunemente denominato Chiesaccia di cui oggi rimangono alcuni resti nonostante le modifiche e gli ampliamenti subiti in epoche successive alla sua prima edificazione, che risale presumibilmente al XII secolo.
Con la contessa Matilde di Canossa (1046-1115), famosa per i suoi atti di beneficenza, la selva Palatina fu oggetto di tre diverse concessioni: una alla famiglia Orlandi, una al Benefizio di San Niccolò ed un'altra alla Primaziale di Pisa.
Di fatto la contessa elargì alla Mensa Pisana le seguenti terre denominate: Lama Trincabonaldi, Debbi, fossa Magna, Poggio a Padule e Padule di Malaventre.
Per concludere questi brevi cenni sulle origini sia dei beni di uso civico che sulla comunità di Malaventre sembra opportuno citare una frase del Duby, che descrive i luoghi in cui furono realizzati i monasteri nel periodo medievale, assimilabili per certi aspetti all'immagine del territorio in esame: «un suolo conquistato, stavolta, ma ancora tuttavia semiselvaggio»."

 

Da "STORIA DEI BENI DI USO CIVICO DELLA FRAZIONE DI MIGLIARINO" a cura di MONICA MATTEUCCI, MIGLIARINO PISANO 1988

+  INSERISCI IL TUO COMMENTO
Nome:

Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
EMail:

Minimo 0 - Massimo 50 caratteri
Titolo:

Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
Testo:

Minimo 5 - Massimo 10000 caratteri

7/9/2017 - 8:57

AUTORE:
P.G_

Molto interessante ed è curioso leggere i nomi delle persone descritte e delle famiglie che abitavano questo territorio "semiselvaggio". Certamente la vita era dura e molti sono i "fu" davanti ai nomi dei padri, ma il racconto rende evidente che un passato esiste, lo si conosca o meno. E conoscerlo è importante anche per capire, e
saper vivere, il presente.