Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA sono la figlia della "Cocca".
Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.
Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è ancora comunità.
TORINO/CATALOGNA: DUE VOLTI DI ORDINARIA REPRESSIONE CONTRO I MOVIMENTI DI OPPOSIZIONE SOCIALE E L’ESPRESSIONE DELLA RIBELLIONE POPOLARE
Questo fine settimana è stato denso di avvenimenti: in Italia, a Torino, le proteste dei soggetti antiliberisti e anticapitalisti del movimento NO Global contro l’ennesima riunione del G7 , duramente represse dalla polizia in assetto antisommossa, con una violenza che è ormai l’ordinario strumento di confronto del governo con le forze sociali; in Spagna, più precisamente in Catalogna, la mobilitazione per il referendum indetto dal governo catalano al fine della consultazione popolare sull’indipendenza della regione.
In entrambi i casi, la risposta alle istanze popolari è stata quella del manganello: ovviamente sono molto diverse le dinamiche politiche e sociali in gioco, ma si può rintracciare un elemento comune in entrambe le situazioni.
Le mobilitazioni, le proteste, le rivendicazioni delle manifestazioni contro il G7, da una parte, e quelle legate al processo di consultazione popolare per l’indipendenza della Catalogna hanno come obiettivo comune i governi che hanno adottato politiche iperliberiste, che hanno provocato in questi anni impoverimento, tagli ai servizi sociali pubblici, compressioni salariali e pensionistiche, riduzione drammatica dell’occupazione, aumento esponenziale delle spese militari a detrimento degli investimenti nell’istruzione, nella sanità, nei trasporti, investimenti nelle grandi opere inutili e dannose per ambiente e territorio anziché risorse per la manutenzione e la cura dell’assetto idrogeologico, e molto altro ancora.
Gli esponenti dei paesi più industrializzati, cioè dei governi al servizio degli interessi delle multinazionali e dei grandi gruppi industriali e finanziari, si sono riuniti a Torino per discutere l’individuazione e l’applicazione di nuovi provvedimenti in materia di lavoro per introdurre ancora più flessibilità e precarietà, eliminare i residui diritti sindacali e sociali, abbattere le ultime garanzie costituzionali che ancora resistono nella legislazione europea: le manifestazioni avevano perciò come scopo la contestazione di quei governanti che continuano a imporre politiche antipopolari che favoriscono esclusivamente gli interessi aziendali e padronali. L’estensione ed il potenziamento di legislazioni come quella del jobs act in Italia e in Francia, che puntano a distruggere contratti nazionali e ad aggirare la mediazione sindacale, non possono che suscitare reazioni negative da parte di chi subisce gli effetti nefasti di questi provvedimenti (cioè: lavoratori e lavoratrici, precari e non, giovani disoccupati, migranti): anziché reagire brandendo il manganello, governi sedicenti democratici dovrebbero ascoltare le parti sociali e rivedere i disastrosi provvedimenti che hanno impoverito enormi fasce sociali, invertire le politiche di austerità e di smantellamento dello stato sociale, mettere in discussione i trattati capestro che creano una gabbia europea che impedisce politiche economiche espansive e favorevoli alle classi popolari.
In Catalogna, pur in una situazione completamente diversa, la reazione del governo spagnolo guidato dal popolare Rajoy è di chiaro stampo neofranchista: le richieste del governo e del popolo catalano, colpito dalla crisi economica e dalle politiche liberiste europee, sono suscitate dalla cappa opprimente delle politiche europee e del governo centrale spagnolo, che impongono sacrifici intollerabili ai popoli e alle classi lavoratrici di tutto il continente. Non entriamo nel merito del contenzioso giuridico tra governo centrale spagnolo e quello autonomo catalano, tuttavia ci schieriamo senza se e senza ma contro la politica repressiva del governo Rajoy che pensa di poter risolvere gli enormi problemi politico-sociali, addensati sulla Catalogna, con il manganello fascista che richiama all’inquietante passato franchista.
La repressione contro i movimenti antiliberisti, in tutta Europa, è il volto violento dei governi liberisti che si appellano strumentalmente al rispetto della legalità, mentre generalmente tollerano (quando non sono addirittura collusi con) comportamenti corrotti e perfino criminali. Questo è il tratto comune del liberismo dominante: una storia di ordinaria repressione contro qualsiasi manifestazione di libertà e di opposizione al potere dominante.
CONFEDERAZIONE COBAS -PISA
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