Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
I referendum come era inevitabile hanno riaperto la discussione sulle regioni e il regionalismo. Non è vero però come è stato detto che l’argomento è nuovo perché il referendum del 4 dicembre lo aveva già affrontato anche se per fortuna senza successo in quanto la proposta fu bocciata. D’altronde che non riservasse alcunchè di buono per le regioni lo confermano le ripetute dichiarazioni di Renzi e della Boschi sulla necessità e il momento giusto di ‘punire le regioni’. Però solo quelle ordinarie perché quelle speciali facevano comodo per la designazione di senatori.
Ricordo che in un dibattito alla Leopolda (pisana) dove dissi che specie in Toscana non avrei potuto votare si ad un simile pasticcio che rilanciava il peggior centralismo e Richetti nelle conclusioni disse che avevo pienamente ragione.
Dunque è da qui che deve riprendere un serio discorso sul regionalismo -non alla Zaia- ma concordando con le regioni –tutte- quel regionalismo differenziato che nulla ha a che fare con il secessionismo.
Senza dimenticare però –come invece sta avvenendo-che l’abolizione delle province, nel modo in cui è stata fatta ha lasciato parecchi strascichi, partite irrisolte e pochi benefici. Gli effetti negativi d’altronde si fanno già sentire, ad esempio, sulla attuazione della nuova legge sui piccoli borghi che senza un ente intermedio vero e non fantasma, difficilmente potranno varare e gestire una seria politica di collaborazione non incentrata solo su fusioni forzate.
Il nodo cruciale rimane perciò quel rapporto tra stato e regioni che con il titolo V del 2001 si era cercato di risolvere con le competenze concorrenti in una serie di materie. Come sappiamo le cose non andarono come si era sperato anche per innegabili responsabilità delle regioni. Ma alla paralizzante conflittualità costituzionale che ne derivò lo Stato concorse non meno delle regioni.
E ne approfittò senza tanti complimenti e riguardi per riprendersi tutti i suoi ciottolini cercando di ripristinare un centralismo che di danni ne aveva già fatti fin troppi.
Basta vedere i dati forniti recentemente agli Stati generali sul paesaggio e il suolo per toccare con mano cosa è accaduto e sta ancora accadendo in ambiti dove peraltro operano leggi anche tutt’altro che recenti; dal suolo, alle coste, all’inquinamento, alla tutela della natura, ai
Bacini idrografici che innanzi tutto lo stato ha ignorato e spesso ancora ignora.
Ecco da dove dobbiamo ripartire non per dare la lezione a qualcuno, ma per stabilire finalmente su un piano di pari dignità e ‘leale collaborazione’ senza le quale garantiremo solo nuove conflittualità e danni. A questo possono e devono sicuramente contribuire quegli accordi a cui si è messo già mano come con l’Emilia. Ma occorrono pure momenti nazionali come appunto si è cominciato a fare con gli stati generali con il presidente Mattarella. Tanto più indispensabili nel momento in cui il parlamento sta lavorando a leggi –vedi parchi e aree protette- che farebbero nuovi danni.