Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Sandro Ciotti, all'anagrafe Alessandro, nasce a Roma il 4 novembre 1928. Alla nascita ha già un padrino d'eccezione: il poeta dialettale romano Trilussa, che è un caro amico del padre e che gli insegna il gusto per l'ironia, insegnamento che Sandro farà proprio, mettendo sempre nel suo lavoro la giusta dose di questa virtù.
Il padre, Gino Ciotti, giornalista e collaboratore de "Il settebello", muore improvvisamente di setticemia, malattia contratta a causa di una nuotata nel Tevere. Sin da piccolo Sandro mostra una grande passione sia per la musica, frequenta infatti il conservatorio studiando il violino, che per il calcio. Entrambe queste passioni rimarranno delle compagne costanti per tutta la sua vita.
Comincia a giocare giovanissimo nelle giovanili della Lazio e nel dopoguerra milita nel Forlì, nell'Anconetana e nel Frosinone. Si laurea poi in Legge e decide di abbandonare la carriera sportiva. Comincia così la sua carriera di insegnante: insegna italiano ed educazione fisica.
Sandro Ciotti inizia a collaborare con vari quotidiani e riviste a partire dal 1954. Collabora con "La Repubblica", "Il Giornale d'Italia" e "Paese Sera". Durante questo periodo si occupa prevalentemente di musica, segue anche il Festival di Sanremo del 1954. Ed è proprio grazie al suo lavoro di critico musicale che comincia la sua amicizia con Fred Buscaglione e Luigi Tenco, per i quali scriverà i testi di alcune canzoni.
Tra la fine degli anni Cinquanta e l'inizio degli anni Sessanta lavora presso la redazione romana di "TV sorrisi e canzoni" e nel 1958 entra in Rai come autore di programmi radiofonici. Il suo debutto come voce delle radiocronache calcistiche avviene durante le Olimpiadi di Roma del 1960: l'incontro è quello che vede contrapposte in campo le nazionali danese e argentina. A questa prima radiocronaca seguono poi le Olimpiadi di Tokyo nel 1964.
A commentare il suicidio dell'amico Luigi Tenco, nel 1967, c'è proprio Sandro Ciotti, che realizza il documentario "Morte, di Tenco". Continua intanto il suo impegno radiofonico con diverse trasmissioni: "Schermi e ribalte", "Novità da vedere", "Ciak" e "Film all'italiana".
La sua voce roca diventa il suo segno di riconoscimento. Il timbro così particolare è in realtà dovuto ad un edema alle corde vocali contratto durante le 14 ore di diretta sotto la pioggia battente delle Olimpiadi messicane del 1968. Come egli stesso racconta, dopo la diagnosi, crede di dover abbandonare la carriera, anche perché l'intervento che gli consentirebbe di riacquistare il suo timbro appare molto rischioso. Sandro sceglie così di tenersi la voce rocca, optando per una soluzione che si rivelerà provvidenziale, facendogli guadagnare l'appellativo di "The voice". La sua voce poi diventerà ancora più roca a causa della dipendenza dal fumo.
La sua prima conduzione televisiva risale al 1972, quando gli viene affidata la trasmissione "Telecanzoniere" su Rai due. Una trasmissione serale che coniuga ironia e musica, e vede la partecipazione di cantanti di fama come: Massimo Ranieri, Domenico Modugno e i Ricchi e Poveri.
Sandro Ciotti alterna il suo lavoro di inviato per "Tutto il calcio minuto per minuto", con trasmissioni originali ed ironiche, come una trasmissione radiofonica dedicata alla tradizione del liscio. Continua intanto a coltivare la sua passione per la musica scrivendo canzoni come "Volo" interpretata da Peppino di Capri, e "Veronica" scritta con Enzo Jannacci.
Nel 1976 realizza come regista un documentario intitolato "Il profeta del goal", incentrato sulla figura del fuoriclasse olandese Johan Cruijff.
Conduce dal 1986 al 1991 "La domenica sportiva" al fianco di Maria Teresa Ruta e successivamente continua a tenere una piccola rubrica intitolata "Il punto di Sandro Ciotti". E' lui stesso, nel 1996, al termine della radiocronaca dell'ultima partita di campionato Cagliari-Parma ad annunciare il proprio ritiro dal ruolo di radiocronista, rubando solo qualche minuto al termine dell'incontro per ringraziare gli ascoltatoti dell'affetto ricevuto.
Pur ritiratosi dall'attività continua a lavorare: partecipa al film di Piero Chiambretti "Il laureato", e al film "La grande prugna" di Claudio Malaponte; scrive inoltre la sua autobiografia "Quarant'anni di parole", pubblicata nel 1997.
Sandro Ciotti muore a Roma il 18 luglio 2003, all'età di 74 anni. Nella sua carriera ha commentato ben trentasette Festival di Sanremo, quindici Giri d'Italia, nove Tour de France, quattordici Olimpiadi, due Campionati mondiali di sci e ben 2.400 partite di calcio, attraverso i microfoni della ormai celeberrima trasmissione "Tutto il calcio minuto per minuto".
Un Ricordo diSandro Ciotti
di Carlo Martinelli
Era colto e spiritoso e amava più il jazz e la musica leggera che non il calcio. Sandro Ciotti: donnaiolo impenitente, scapolone legatissimo alla sua tranquilla famiglia borghese, alle sorelle.
Una vita spesa a fumare nazionali senza filtro, ad ascoltare dischi, a raccontare partite di calcio. Milioni di italiani hanno passato migliaia di domeniche con le orecchie incollate alla radio, in attesa di quel momento magico, unico, irripetibile: “Scusa Ameri, sono Ciotti”. Indimenticabile Ciotti, che ai bambini e ragazzi che siamo tutti stati, ha concesso il più incredibile dei regali: farci vedere le partite di calcio attraverso la radio.
Lo seppe raccontare nella sua autobiografia, pubblicata qualche anno prima di lasciarci, il 18 luglio del 2003. “Quarant’anni di parole” resta lettura deliziosa. Il destino peraltro è stato bizzarro con quest’uomo curioso, informato, mai noioso. Divorato dal dubbio di non lasciare traccia alcuna.
Le parole dette in un microfono sono scritte sull’acqua, disse. Non sopportava l’idea di avere realizzato documentari sulla musica, sul cinema, sul teatro, di essere un vero e profondo conoscitore della musica e di essere invece additato, ovunque, come la voce inconfondibile di “Tutto il calcio minuto per minuto”.
Amava ripetere: “Se vado ad ascoltare un concerto di Salvatore Accardo, so con certezza che trascorrerò un’ora e mezza appagante; ma su settanta partite che sono costretto a seguire ogni anno, ce ne saranno due o tre davvero interessanti, ben giocate, spettacolari. Il resto è tempo perso”.
Eppure gli si deve un grazie per averci fatto scoprire – a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, tempi di conformismo, anche nelle cronache sportive – che era possibile concepire una simile radiocronaca: “Arbitra Lo Bello davanti a cinquantamila testimoni, ventilazione inapprezzabile”.
Ha coltivato, con misura e precisione, un’idea del calcio lontana anni luce dalle sguaiatezze di taluni processi televisivi. Ha collocato Alfredo Di Stefano e Djalma Santos tra i più grandi calciatori di tutti i tempi, Mina e Luigi Tenco tra i cantanti indimenticabili, Duke Ellington e Count Basie tra i musicisti imprescindibili.
Carlo Martinelli