Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Il comune di Mirandola, in provincia di Modena, era salito alle cronache anni fa per il terribile terremoto che lo colpì nel 2012 e ultimamente anche per qualche problema, sempre legato al sisma, non ancora del tutto risolto. Il paese è tornato nuovamente alle cronache nel settembre di quest’anno per la denuncia nei confronti di una baby gang che era stata scoperta a rubare in un supermercato. In quel caso si trattava di sette ragazzini, tutti mirandolesi, che avevano avuto un diverbio col gestore ed uno di loro, di 15 anni, poi denunciato, era poi tornato a minacciare il gestore con un coltello. In cronaca anche un episodio minore, se vogliamo, sempre all’Istituto Galilei, dove una banda di ragazzini, italiani e stranieri, avevano vandalizzato la scuola gettando banchi fuori dalle finestre e imbrattando muri e pavimenti. Questi erano stati sospesi per dieci giorni e condannati a ripulire la scuola.
Forse questi brutti episodi sono da imputare a giovani difficili, ragazzini che trovano nella banda una loro affermazione personale, che esprimono con questi atti vandalici, e a volte francamente criminali, il loro disagio e la loro rabbia nei confronti della società vista come un nemico, nelle regole come un a gabbia, nel rispetto come una debolezza. Sono ragazzi che avrebbero bisogno di aiuto. Ne sono sempre esistiti, in ogni città o in ogni paese e la loro rieducazione è complessa, difficile e presupporrebbe la presenza di Uffici dedicati che non sempre esistono e non sempre funzionano. La famiglia spesso è assente o impreparata e la scuola…..
Quello che colpisce maggiormente nel recente episodio del lancio del cestino da parte del ragazzino all’insegnante dell’Istituto Galilei è la mancata reazione della stessa. Il cestino la colpisce, sia pure di rimbalzo, eppure lei nemmeno alza la testa e resta perfettamente immobile, come rassegnata, vittima di un oltraggio grave e inaccettabile ma considerato ineluttabile, inevitabile contro cui si può fare ben poco. Non è autocontrollo, sembra più rassegnazione. Rassegnazione all’azione violenta e maleducatamente offensiva di ragazzini impuniti e impunibili, figli di genitori assenti o spesso esageratamente protettivi, in una scuola che ha da tempo perso il suo valore educativo.
Quando andavamo alle elementari il Maestro ci faceva alzare in piedi e cantare l’Inno Nazionale e il Nabucco, alle medie ci alzavamo in piedi quando entrava il professore, al liceo negli anni 60-70 contestavamo i professori , a volte con grande energia ma sempre con grande e reciproco rispetto. Tutto ciò serviva a creare dei cittadini responsabili, a sviluppare i principi fondamentali del vivere civile.
Ora la scuola sembra avere perso ogni azione formativa, sembra sempre più un parcheggio dove si infilano anche i ragazzi cosiddetti difficili senza nessun tipo di supporto, e gli insegnati somigliano sempre più a vittime sacrificali, indifferenti quando possibile e impotenti sempre. Abbandonati a se stessi spesso anche da Presidi che per il buon nome (!) della scuola tendono spesso a minimizzare quando addirittura a nascondere questi atti, alcuni non francamente criminali mi sicuramente lesivi della stessa dignità dell’insegnante.
Cosa può fare l’Istituzione Scolastica? Non lo so, intanto dovrebbe porsi il problema. Un problema grave, molto grave perché se la scuola perde la sua funzione educativa la generazione che ne esce è senza principi, senza rispetto, senza responsabilità. Oltre che senza cultura e senso della storia.
In quale altra maniera si possono interpretare altrimenti gli ultimi avvenimenti come il dispregio di Anna Frank da parte dei tifosi (!) della Lazio e, per restare più vicini a noi, la mancata partecipazione dei tifosi lucchesi delle curva Ovest alla commemorazione del 98enne Unti Dante, deportato in un campo di prigionia a Stablack nella Prussia Orientale?
L’anziano deportato è invitato ad entrare in campo per raccontare gli orrori del nazismo e della Shoah ai giovani presenti allo stadio prima dell’ inizio del derby toscano fra Lucchese e Carrarese e a leggere un brano tratto dal diario di Anna Frank. E lo fa, sia pure con un’acustica scadente, di fronte alla curva desolatamente vuota dei tifosi lucchesi notoriamente di destra (entreranno dopo la lettura) e degli ultras della Carrarese, anche loro impegnati non tanto ad ascoltare le parole piene di orrore e speranza dell’anziano deportato, quanto a lanciare cori e slogan contro i rivali lucchesi.
Sembrano esempi piuttosto significativi del problema, certamente non da poco, rappresentato da una parte sempre più consistente dei nostri giovani, quelli che rappresentano il nostro futuro, la nostra nuova classe politica, la nuova classe dirigente. Un segno inequivocabile e preoccupante di un pericoloso fallimento educativo di scuola e famiglia, un fallimento che avrà le sue conseguenze in un futuro purtroppo non troppo lontano.
Un problema, tuttavia, che non sembra essere, al momento, nell’agenda di nessun schieramento politico.