Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Carlo ci mancherai
Con la scomparsa di Carlo Desideri io ho perduto un amico carissimo, noi tutti abbiamo perduto una persona di grande valore sul piano scientifico, di grande forza civile ed etica e anche - aspetto che, per la sua riservatezza, pochi hanno conosciuto - di grande sensibilità artistica.
Scrivo a voi, amici e compagni del Gruppo di San Rossore e del Club dei giuristi dell’ambiente che lo avete conosciuto e apprezzato perché a me sembra che anche la riflessione sul ruolo che egli ha svolto in queste due nostre realtà associative serva a farci comprendere meglio quel valore, quella forza e quella sensibilità.
Certo, Carlo è stato un grande giurista del regionalismo e l’impegno che, come studioso, ha profuso generosamente per decenni all’interno dell’Istituto di studi sulle Regioni del CNR – un impegno fecondo di risultati scientifici e di collaborazioni di alto livello – lo dimostra ampiamente. Significativo in proposito è stato il convegno per i 45 anni dell’Istituto su “Il perché delle regioni oggi” che il 27 ottobre dell’anno scorso, lui già in pensione, aveva contribuito a organizzare e dove aveva presentato la relazione di base, I regionalismi in Italia e la nuova riforma costituzionale, in cui dava conferma della sua grande capacità di collegare, in una sintesi estremamente efficace, l’attualità con la storia, di fare cioè, come scriveva, “i conti con la storia”.
E’ stato un grande giurista, ma non è mai voluto apparire come tale: perché non solo era uomo riservato, ma non ambiva a cariche, incarichi o riconoscimenti; il suo obiettivo era quello di mettersi silenziosamente, e nello stesso tempo vigorosamente, al servizio delle istituzioni, non come semplice tecnico, sia pure di particolare valore, ma come studioso che aveva la propria visione del mondo e che in quanto tale voleva dare il suo contributo per l’affermazione di grandi idee.
Di qui il suo impegno per quella grande idea che è l’ambiente; di qui anche il ruolo che ha svolto sia nel Club dei giuristi dell’ambiente sia nel Gruppo di San Rossore caratterizzati entrambi dall’assenza di quelle formalità che spengono la spontaneità dell’incontro e del dibattito. Erano infatti la spontaneità e la semplicità i criteri che lui prediligeva: tanto è vero che per il Club è stato, non solo il collaboratore fondamentale del fondatore Federico Spantigati, ma anche il più attento di noi a conservare quell’informalità che Federico aveva voluto e teorizzato e che, a mio avviso e almeno finora, ha rappresentato la ragione della continuità peri entrambe le associazioni e anche dei tanti rapporti amicali che si sono andati allacciando.
Ci ha uniti in particolare l’impegno per le aree protette che costituiscono sia l’oggetto precipuo dell’azione del Gruppo sia i luoghi dove il Club organizza i suoi convegni annuali e che assai spesso sono di stimolo per la scelta del tema da approfondire. Per Carlo la questione dei parchi è stata certamente una parte importante della sua riflessione di giurista. Voglio in proposito dare testimonianza diretta del suo modo di essere ricercatore, di “fare diritto”: non si limitava, forte della sua cultura e soprattutto della sua capacità di penetrare nel profondo, a riflettere dall’esterno sugli istituti e sui problemi, ma cercava di viverli nelle loro dimensioni reali; non li guardava dall’esterno, non era cioè un semplice anche se acuto spettatore, ma, con grande umiltà, entrava all’interno di essi fino a divenirne attore, anzi attore responsabile e perciò critico.
Anni fa in alcuni incontri che avevo avuto con lui soprattutto nei Sibillini per discutere sulla realtà e sulle prospettive di un parco nazionale di recente istituzione e che avevano dato origine a una sua specifica pubblicazione (I primi anni del Parco nazionale dei Monti Sibillini) – incontri nei quali la nostra amicizia, che risaliva agli anni Settanta, si era vieppiù consolidata – il suo itinerario, basato su senso di responsabilità e realismo, mi aveva fortemente colpito perché finiva per offrire all’operatore, cioè a me che pure ero come lui un giurista, indicazioni particolarmente importanti.
Oggi questo itinerario si illumina alla luce di una riflessione di Dietrich Bonhoeffer, il teologo luterano tedesco giustiziato su ordine di Hitler il 9 aprile 1945 pochi giorni prima della fine della guerra, una riflessione che lo aveva fortemente colpito e per questo me l’aveva voluta inviare, di cui cito le parole più significative: “Abbiamo imparato un po’ troppo tardi che l’origine dell’azione non è il pensiero ma la disponibilità alla responsabilità…. Per noi il pensiero era molte volte il lusso dello spettatore, per voi sarà completamente al servizio del fare”. Ecco, per Carlo il pensiero non era il lusso dello spettatore, ma uno strumento da porre al servizio del fare e perciò delle istituzioni; per lui – mi scriveva - gli uomini di buona volontà “si vedono e si ritrovano tra loro per quello che concretamente fanno, lì dove stanno e in un determinato momento”.
E’ significativo che dal suo impegno per le aree protette siano nate pubblicazioni, ricerche, iniziative che sono evidente espressione di questo ruolo di servizio da svolgere hic et nunc. Lo dimostrano in particolare due iniziative: Il diritto dei parchi nazionali, un’opera notevolissima da lui ideata e organizzata per il sito parks.it di Federparchi con il contributo dei suoi collaboratori del CNR che sarebbe stata di straordinaria utilità se i soggetti istituzionali interessati (dagli Enti parco al Ministero dell’ambiente) ne avessero capito l’importanza e avessero contribuito, come lui fortemente desiderava, ad assicurarne la continuazione (e non si trattava di ottenere mezzi finanziari, ma solo disponibilità a rispondere a questionari e a inviare documenti); il Dizionario delle aree protette da lui curato insieme a Renzo Moschini per le Edizioni Ets di Pisa che resta, grazie anche alla sua supervisione scientifica, un riferimento fondamentale per gli operatori e per gli studiosi.
Ma al di là dei suoi scritti e delle sue iniziative egli era un sicuro punto di riferimento: per la sua saggezza, per la sua generosità, per la sua profonda umanità e nello stesso tempo per la sua particolare complessità
Anche di questa particolare complessità vorrei dare testimonianza. Carlo si è posto sempre fino in fondo al servizio delle istituzioni, con molto realismo, ma nello stesso tempo con una sua originalissima visione del mondo: la visione dell’artista perché lui era dotato di una straordinaria sensibilità artistica.
Anche in questa chiave, a mio avviso, vanno letti alcuni suoi scritti e in particolare Paesaggio e paesaggi , un saggio denso, importante, su questioni particolarmente complesse: un saggio però che può essere scritto solo da chi non è solo un grande giurista, ma sa anche vedere i paesaggi reali; e chi è in grado di vedere e interpretare i paesaggi reali non può che essere un artista. Carlo era un artista come dimostrano le straordinarie fotografie pubblicate in libri che pochi di noi conoscono, alcuni dei quali sono il risultato del suo incontro con Francesco Adornato, giurista anche lui dotato di forte sensibilità poetica. Piccoli gioielli dell’arte fotografica i cui titoli rimandano quasi sempre a paesaggi del cuore.
Carlo mi mancherai, mancherai a noi tutti.
Carlo Alberto
Fiesole 13 novembre 2017