Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Per me le nostre terre, la valle del Serchio con Molina di Quosa in
testa, dove sono nato in camera di mia nonna Varalda, sono “il
luogo dell'anima”.
E' casa mia; lì mi sento rapito e riesco a pensare con i tempi giusti.
Rallento il battito del cuore.
Ed èl'unico posto dove ripongo senza sforzo ogni inutile frenesia,
che normalmente mi accompagna.
Lì in quei luoghi, anche se ci passo un anno o tre minuti, giusto
per salutare mia madre, l'ozio è virtù, un'eccellenza. Ed io lo
pratico come una ginnastica per la mente.
E sto d'incanto, trascinandomi da un posto all'altro,senza fare
niente di importante.
Uno stato d'animo che ti rende libero e annulla i sensi di colpa,
che incombono tutte le mattine per le mille e mille cose che fai e
quelle che lasci indietro.
Sia chiaro, io non ho mai smesso di credere che “nostra patria sia
il mondo intero”; ma la chiave di scorta per entrare in quel
mondo che vorrei migliore, nel caso smarrissi quella che mi
porto sempre dietro, la tengo in un cassetto a Molina di Quosa.
Che come ho detto è luogo dell'anima, ma anche “buco del culo
del mondo”, che altro non è che la stessa cosa tradotta. La tua
vita vera legata ad altri a doppio filo. E così gli indigeni capiscono
molto bene.
Quando sono lontano da questi posti, e mi è capitato e mi
capiterà, incontro tanti piccoli luoghi come questo.
A chi mi dice-" Da dove vieni?- Semplifico l'indirizzo rispondendo
“Da Molina di Quosa in Valdiserchio.”
Poi do le coordinate geografiche, ci mancherebbe, ma dopo.
D'istinto però ho sempre risposto il nome del mio paesello. Mai
mi viene in mente di dire, dalla Toscana o da Pisa, che fa molto
marketing.
E poi gli amici. Conosciuti in tutto il mondo e tutti passati di lì; e in
molti ritornati e tanti che ritornano ancora, dopo anni.
E le fidanzate (senza esagerare) trascinate fuori dalla folla, a
vedere i fuochi di San Ranieri dall'alto dei nostri monti o a
passeggiare la sera tardi sulla via dei Molini; luogo dove un
tempo avevi abbozzato anche una tesi di laurea mai finita; e
dove, dopo una nevicata inusuale nel 1986, insieme ad altri
"pazzi", hai anche sciato.
E ancora oggi con gli amici di sempre, o quelli conosciuti appena
ma che ti piacciono, le tappe sono sempre quelle.
E la solennità della Romagna, luogo dell'eccidio nazifascista e la
memoria e i ragazzetti che la raccontano ogni 25 aprile.
Poi il Serchio, la valle il mare e la marina di Vecchiano, che
sentiamo come il mare a noi vicino; e la torre di Pisa in
lontananza, vista con le spalle ai monti, quasi a proteggersi dai
“cittadini”, guardandoli negli occhi.
Di queste terre conosci l'idioma, distingui le inflessioni paese
per paese.
E se in qualunque stadio di calcio del mondo, assistendo ad una
partita, sentissi gridare -“Levela”, durante una fase concitata del
gioco; intendendo con quel grido, esortare il difensore a calciare
la palla in tribuna, liberando l'area di rigore; bè tu capisci al volo
che quell'allenatore non può che essere nato in Valdiserchio.
Così come quando senti dire “non lo sò” con la o chiusa, sai con
certezza che hai a che fare con gente delle tue zone che “pende”
verso Lucca.
E ancora. Quante volte sei fuggito da lì, pensando di tagliare i
ponti alle tue spalle e quante volte sei ritornato. Specialmente
dopo ogni “rivoluzione”promossa e alla quale ti eri aggregato.
E come hai fatto presto a riparlare del Pisa e del campionato o
rimetterti a segnare una bazzica al bar o più semplicemente
recuperare tutte le notizie perdute sulle “corna” del paese, che
hai appreso al volo passando una notte dal panaio o dal barbiere,
tuo padre; che ti accettava in bottega purché non attaccassi briga
con la politica. Rischiando altrimenti di essere allontanato, come
era accaduto qualche volta in passato.
E che storie delle meraviglie hai imparato in quei luoghi. E quanto
ti hanno cullato e cresciuto.
Poi hai sentito che queste storie erano la vita di tanti mondi in
uno e hai continuato a raccontarle, anche a 1000 km di distanza.
E come ti capita spesso spieghi, ridendoci sopra come un
giullare, perché “pipo o greppia” sia la stessa cosa che dire “o la
va o la spacca” o l'esclamazione “vedremo” significa una cosa
precisa che ti piace raccontare, come aveva fatto Marcellino…
che vendeva i frati nella cesta nel dopoguerra.
E siccome queste storie sono diventate a poco a poco parte della
tua vita, ti senti debitore e hai preso l'impegno di raccontarle a
chi verrà.
Ecco che allora, dopo “tante rivoluzioni promosse e partecipate”
anche tu, come il colonnello Aureliano Bùendia di Cent'anni di
solitudine,hai trovato i tuoi “pesciolinid'oro” da fabbricare
giorno dopo giorno. Perché Comandante di queste terre, un po'
lo sei stato davvero e ne porterai i segni e la riconoscenza, per
tutta la vita.
Vino consigliato :
Un vino che ( cit.) “ avvolge, riscalda e sa di casa.”
Vin Santo Toscano, da Trebbiano e Malvasia.
Musica consigliata :
Compay Segundo “ Hasta siempre Comandante” 1965