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È possibile dipingere il silenzio?
Gavia ci prova con le immagini dei mondi che lo evocano.

In un tempo fatto di parole, porre l’attenzione sul silenzio è riflettere su quello che forse più manca oggi: l'ascolto, il saper ascoltare. 
Questa nuova mostra di Gavia vuole essere come l'artista stessa ama, uno spazio di incontro e di condivisione di un senso comune all’interno di una situazione pittorica, materiale e artistica ma anche il luogo dove possa emergere una realtà di emozioni 

Fino ad adesso non mi sono espresso sulla "svolta" .....
Cani: quando è obbligatoria la museruola?
La museruola .....
Le “forti piogge che alterano la qualità dell’acqua .....
. . . gli Usa non sono il mio paese di riferimento, .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Abbiamo  scelto di diffondere il materiale del Festival di bioetica non solo per il tema di questo anno che riguarda così da vicino il futuro anche di noi donne ma  per onorare  la numerosa partecipazione femminile nella organizzazione e in tutti i  vari ambiti degli interventi che ne farà un Festival di grande interesse per noi donne .

per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
Linkiesta.it
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Di Umberto Mosso
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diMarcella B Serpi
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Di Daniela Sbrollini, senatrice
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Di Umberto Mosso
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di Emanuele Cerullo
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dal Wueb
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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E settembre vien danzando
vien danzando alla tua porta:
sai tu dirmi che ci porta?
Tante uve, bianche e nere
fichi e mele con le pere
e di zizzole .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
Le Parole di Ieri
Da Stemperona a Stollo

4/1/2018 - 17:54


STEMPERONA
Lett: STEMPERONA. [Disdetta, sfortuna].
In dialetto stemperona indicava invece una moria, un’epidemia molto grave.
N’ha (o c’è) preso la stemperona!” indicava di solito la comparsa di una moria in un allevamento, con la conseguente morte di molti animali, ma in senso lato anche un cattivo andamento di una qualche faccenda. Il termine andava oltre il semplice concetto di epidemia per assumere quello più vasto di una situazione di particolare difficoltà o gravità.
 
STINCHI BILINCHI
Lett: nc.
Modo di dire per indicare una persona magra, secca, con le gambe sottili.
Era anche l’inizio di una filastrocca che si cantilenava ai bambini posando le dita di una mano alternativamente sulle due ginocchia :
                              Stinchi bilichi
                              la forca dell’inchi
                              stincolo tedesco
                              tira su, te, questo!
Ed il bimbo doveva alzare la gamba su cui poggiavano le dita.
 
STINTIGNARE
Lett: STINTIGNARE. [Stenticchiare, ovvero tirare avanti con difficoltà].
In dialetto aveva cambiato il suo significato e stintignare indicava lo stiracchiare di un tessuto, come i bimbi quando tiravano la gonnella delle mamme, oppure l’atto dello scuotimento in avanti e indietro come in una disputa fra ragazzi.
Viene riferito che un tempo le lenzuola, di solito di canapa e quindi piuttosto rigide, appena tessute si davano ai bambini perché ci giocassero e le stintignassero, con lo scopo di ammorbidirle. Poi venivano lavate nella massaia, sbiancate con il turchinetto, stirate e riposte nel canterale con tutto il corredo e con lo spigo (lavanda) per mantenerle profumate.
 
STOLLO
Lett : STOLLO. [Stilo del pagliaio. Anima del pagliaio].
Era quel palo di legno intorno al quale si costruiva il pagliaio, cioè si accumulava il fieno o la paglia che sarebbe servita poi per tutto l’anno come foraggio per le bestie o letto per le stalle.
Il pagliaio poteva a volte essere molto alto e lo stollo ne assicurava, come anima centrale fissata al suolo, la stabilità.
Esisteva anche una macchina, una specie di nastro trasportatore, che permetteva il trasporto della paglia fino al vertice del pagliaio dove veniva sistemata e distribuita in cerchio dai contadini che erano in cima. La forza motrice era derivata dal trattore che per mezzo di una lunga cinghia faceva muovere il meccanismo dell’elevatore. Era lo stesso sistema di trazione con cui funzionavano tutte le prime macchine agricole. Queste non avevano un motore proprio ma derivavano il loro movimento, e quindi la loro funzione, dalla forza motrice del trattore. 
Questo aveva sul davanti una grossa ruota metallica, liscia, su cui veniva posizionata una lunga cinghia di cuoio che arrivava fino alla macchina agricola. Agganciata la cinghia il trattore veniva fatto allontanare lentamente fino a che questa non fosse tesa al punto giusto. A questo punto si azionava la ruota motrice ed anche  la macchina agricola si metteva in movimento.
La cinghia, molto pericolosa specie per noi bambini, veniva protetta da entrambi i lati con una rete di corda per tutta la sua lunghezza.
In cima allo stollo veniva sempre posto un barattolo di latta rovesciato per difendere la delicatezza del legno dalla pioggia che lo avrebbe rapidamente rovinato.
Siccome lo stollo era la parte centrale del pagliaio, arrivarci voleva dire che la paglia era terminata.
Da questo è nato il proverbio : “ Gratta gratta s’arriva allo stollo!

FOTO: Migliarino 1958, centenario delle Figlie della Carità 

 

NOTA:

I duchi Salviati edificarono una chiesa (1819) ed una scuola (1858), uno spaccio, ma la località non era ancora paese bensì un territorio dove le abitazioni, disseminate a grande distanza le une dalle altre, erano in comunicazione fra loro mediante strade impraticabili. Nelle meno cattive si viaggiava appena con carri trainati da buoi, ed è con questo mezzo che le nostre suore andavano a visitare i malati e i bisognosi, le altre erano delle vere fosse, dove si camminava a stento, affondando nel fango durante l’inverno e coprendosi di polvere durante l’estate (dalle memorie di Suor Dulac 1886).

Suor Dulac faceva parte di quelle Figlie della Carità che hanno operato a Migliarino fino dal 1859.Si occupavano delle cure ambulatoriali dei malati, delle visite dei poveri a domicilio, della gestione di una farmacia e dell’assistenza materiale e spirituale di tutti coloro che si trovavano in difficoltà. Suor Celestina Dulac (detta la suora dei Poveri), giunse a Migliarino verso la fine del 1861. Infermiera, si occupò più delle altre  della visite dei malati al loro domicilio fino al 1885, anno della sua morte ad appena 58 anni. Nel 1876 arrivò una quinta suora e furono aperte le scuole elementari. All’inizio del secolo le suore erano diventate otto (1908) e si occupavano non solo della scuola (90 alunni) e della farmacia, ma gestivano anche un Asilo (140 bambini), una scuola di cucito e ricamo, un laboratorio di tessitura con 20 operaie.  

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5/1/2018 - 10:05

AUTORE:
Carlo Alberto

A mio parere il termine STINTIGNARE, nel significato di "stiracchiare", è da ricondurre più probabilmente al verbo *stintinnare a sua volta da "tintinnare", con dissimilazione regressiva di "nn" in "gn", nel significato proprio del movimento da destra a sinistra tipico del tintinnio, da cui l'accezione locale.

4/1/2018 - 18:07

AUTORE:
Migliarinese

Il primo in alto a sinistra è sicuramente Don Lelio, parroco di Migliarino, il sesto direi il dottor Bartalini Loris, poi mi sembra di vedere lo Spadini, il Moni e il Marradini.
Chiedo conferma ai migliarinesi.