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LE MOTIVAZIONI
Milano, il giudice su Bossi: «Denunciava il malcostume ma sottraeva fondi»
Il processo sui fondi della Lega. Pubblicate le motivazioni della sentenza con la quale l’ex leader del Carrocio a 2 anni e 3 mesi di reclusione per appropriazione indebita
La Lega è nata e cresciuta «raccogliendo consensi» anche da chi la vedeva come «un soggetto politico in forte opposizione al malcostume dei partiti tradizionali», ma questo non ha fatto sorgere nel fondatore e storico segretario Umberto Bossi il «disvalore» rappresentato dall’uso per le spese sue e della sua famiglia dei fondi che arrivavano al partito dalle «casse dello stato» come rimborsi elettorali.
Torna agli albori del movimento padano il giudice Maria Luisa Balzarotti nelle motivazioni della sentenza con la quale il 10 luglio scorso ha condannato Bossi a 2 anni e 3 mesi di reclusione per appropriazione indebita con il figlio Renzo (18 mesi) e l’ex tesoriere del Carroccio Francesco Belsito (2 anni e mezzo).
La tesi della difesa secondo cui il Senatùr, «dedito in maniera esclusiva e totalizzante alle questioni politiche», non era «per nulla interessato alle vicende economiche della Lega», riesce a fare «ben poca strada» perché si scontra con la «completezza e la coerenza» delle prove raccolte dai pm Paolo Filippini e Roberto Pellicano che dimostrano come tra il 2009 e il 2011 Bossi fosse «consapevole concorrente, se non addirittura istigatore» delle appropriazione di denaro fatte ai danni del partito.
Per l’accusa, la falla maggiore nelle casse della Lega si è aperta per alimentare le tasche di Belsito (2,4 milioni di euro) in assegni o bonifici usati anche per coprire «debiti personali».
Umberto Bossi, invece, si è visto arrivare oltre 208 mila euro per l’assistenza dopo la malattia e per ristrutturare due case, una in Lombardia, l’altra a Roma, più un assegno da 48.500 euro intestato a lui. Il figlio Renzo ha ricevuto oltre 145mila euro per pagare contravvenzioni stradali, un’auto e (77 mila euro) per la laurea dell’università Kristal di Tirana (Albania).
La sua affermazione secondo la quale quella laurea fu una «iniziativa» di Belsito «della quale egli non venne mai informato», viene bollata come «inverosimile» dal giudice Balzarotti che si chiede come, se così fosse, avrebbe reagito quando «un bel giorno si sarebbe scoperto dottore a sua insaputa?».
La Lega guidata da Matteo Salvini non si è costituita parte civile nel processo per un eventuale risarcimento, mentre il 24 luglio scorso a Genova Bossi e Belsito sono stati condannati, sempre in primo grado, rispettivamente a 2 anni e 2 mesi e a 4 anni e 10 mesi, nel processo parallelo per la truffa sui 48 milioni ricevuti dal Parlamento come rimborsi elettorali.
6 gennaio 2018 | 08:24