Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Siamo in procinto di fare “il grande tuffo”, dove non si sa, se nella cacca o nella ciccia, direbbe il nostro Silvano dell’Ambrogi.
Nel 1995 il Nostro ricompare al teatro con due commedie “I sessantottoni” ei “I malmangianti” che, accumunati dai neologismi dei titoli, si uniscono a “I burosauri” per combinare un trittico di una vena satirica mordace e polemica.
È il post-sessantotto, un LUI e una Lei, due attivisti “rivoluzionari” sposatisi per e con la causa del momento, ora cinquantenni separati, si ritrovano nella casa in montagna di LEI per passare qualche giorno con i figli invitati per l’occasione.
La scena si svolge in una fredda stanza e comincia con un fortissimo urlo: Traditaaaaa! che LEI lancia verso la montagna al quale risponde un subitaneo eco
Spinto a provare anche LUI, nessun eco risponde e da questo fenomeno nasce un feroce battibecco che salta dalla politica alla cultura alla passata vita ai figli agli amori e…
Leggete la parte che segue.
[…] LEI- Comunque la tua analisi è viziata dalla parzialità. non è valida. Non è vero che pensavamo solo ai ruoli culturali da occupare, nelle nostre progettazioni.
LUI- Ah, certo... la meta ufficiale era la rivolta collettiva, la contestazione generale, la sconfitta dei padroni... in realtà finivamo sempre per parlare male di Moravia, Pasolini, Fellini... quello che ognuno di noi avrebbe voluto essere. .. col risultato che poi non è più nato un Moravia, un Pasolini, un Fellini.
LEI -Tu alludi alle frange meno preparate, più faziose.
LUI- No invece, erano le frange più preparate, più colte... gli altri erano solo manovalanza. ti ricordi quando volevamo ammazzare Alberto Moravia?
LEI- Non ricordo, non mi pare... ma chi lo diceva?
LUI- Hai visto? Lo hai rimosso, lo hai voluto dimenticare, lo diceva proprio il nostro amico Enrico... lo abbiamo dovuto dissuadere quasi con la forza io e Nicola... poi ho letto l’autobiografia di Moravia dove dice di essere stato consigliato dalla polizia di prendersi una pistola per difesa...
LEI- Già, la polizia sapeva tutto prima di tutti.
LUI- Alberto Moravia, capisci? Mai più rimpiazzato, come non sono stati rimpiazzati gli scrittori degli anni Sessanta... da nessuno...
LEI- No, questo non è vero... qualcuno c’è.
LUI- Tu sei del ramo, no? Dimmi un nome qualsiasi.
LEI- Beh, Salvatore Pellecchia è un ottimo scrittore, tradotto all’estero.
LUI- Pellecchia? Scrittore?! Con quel nome?! Ma mi faccia il piacere! Direbbe Toto. ne nasce uno al giorno come lui.
LEI- Che ne dici allora di Umberto Eco?
LUI- Eco è nato prima del Sessantotto... e poi non è uno scrittore, è uno scienziato furbo.
LEI- A proposito di Eco... prova a dire qualche nome del passato, per sentire se l’eco lo ripete.
LUI- Beh... ora non mi ricordo proprio... dovrei fare mente locale... sì, ci provo... cito quelli che non sono più in attività di servizio, perché morti o scomparsi dal giro... dunque... dunque... Ordine alfabetico eh... Arpino... Bassani... Bernari... Berto... Bianciardi... Bilenchi... Brancati... Buzzati... mi fermo alla <> soltanto sennò mi viene da piangere... Pellecchia è all’altezze di uno di questi?
LEI- Strano che non risponda l’eco.
LUI- Perché, risponde?
LEI- Prova a dire anche Pellecchia.
LUI- Mi fa schifo ma lo dico... Pellecchia!
LEI- Non ha risposto.
LUI- Beh, se rispondeva a Pellecchia mi incazzavo davvero.
LEI- Strano davvero... a me ha sempre risposto.
LUI- Quando gridavi “tradita”> per sputtanarmi anche in alta montagna?
LEI- Ora riprovo... traditaaaaaa!
(L’eco rimanda come prima, alonando la “a” finale. Lei ha un ghigno di superiorità e Lui appare sconcertato e impaurito).
LUI- Ma che cazzo di eco è?! Non risponde ai nomi degli scrittori importanti e risponde alle tue recriminazioni ultradatate!
LEI- Si vede che è un’eco di tipo sentimentale-esistenziale.
LU-I Ma la parola eco è maschile o femminile? Femminile vero. .. cioè “femminista”... per questo ti risponde. Ma io dico, come tutti i tradimenti e le separazioni del nostro gruppo, tu ricordi solo il tuo tradimento, quello che hai subito personalmente.
LEI- Mi ha offeso la scelta... ti sei messo con una reazionaria insopportabile, la più a destra di tutti.
LUI- La fica non è di sinistra né di destra.
LEI- I Ah sì... e di dov’è?
LUI- La fica sta al centro.
LEI- Ormai certe collocazioni non hanno più senso per te, vero?
LUI- E per te lo hanno?
LEI- Ma certo, lo hanno tantissimo. tutto ha una collocazione ideologica, anche se vogliamo dimenticarlo.
LUI- La montagna che ti piace tanto allora e di sinistra?
LEI- Ma certo, la montagna è di sinistra... ecco perché la detesti, da rinnegato quale sei.
LUI- Se la montagna è di sinistra, il mare che io preferisco nettamente alla montagna, sarebbe di destra.
LEI- Il mare “è” di destra.
LUI- ll mare di destra?!
LEI- Certo, lo hai sostenuto tu stesso... in un’assemblea in cui abbiamo discusso, fra l’altro, anche di questo tema.
LUI- Evidentemente non ero consapevole. Ma mi pare proprio di no... il mare di destra?! Quando mai?!
LEI- Ti porto i testimoni.
LUI- Del nostro gruppo? Mi sembrerebbe un miracolo. La montagna casomai è di destra, basta vedere la gente che la frequenta.
LEI--Allora il mare, con tutti quegli yachts? Il mare e la montagna vanno giudicati come entità autonome, non secondo i loro frequentatori.
LUI- No il mare è di sinistra, non quella che abbiamo adesso... la sinistra ideale, perché si muove, non sta mai fermo... la montagna invece e di destra, nel suo compatto immobilismo.
LEI- Se e per questo, ci sono anche le frane. Si muove anche la montagna.
LUI- Il mare è di sinistra... abbraccia tutti con la sua massa liquida, e ecumenico...
LEI- Non mi far ridere, il mare ecumenico. Il mare intanto è sporco... e la destra è sempre sporca... sembra ti debba portare chissà cosa, invece ti porta tronchi marci, bottiglie di plastica vuote, residui inutilizzabili.
LUI- No, il mare ti induce a spogliarti degli indumenti, quindi delle sovrastrutture, la montagna invece ti costringe ad appesantirti, è la retorica della destra... poi la montagna è armata, picchi, speroni, burroni... e la destra è armata o si vuole armare.
LEI- La montagna è dialettica, capisci? Vai alla finestra, urli qualcosa... “traditaaaaaa!” Ascolta l’eco.Ti risponde, capito? Accetta il dialogo... il mare con le sue ondate rumorose copre le parole, impedisce il dialogo, come fa la destra una volta assunto il potere.
LUI- Ah si?! Qui ti volevo... la montagna ha risposto quando hai detto <>... risponde al privato, all’individuale, all’egoistico... quando io ho pronunciato i nomi di scrittori importanti, è rimasta zitta... perché è sorda alla cultura, come la destra.
LEI- Sei ridicolo... il mare è volgare, cafone... dunque è facile da collocare ideologicamente.
LUI- No, casomai la montagna è cafona... ti fa cascare addosso le valanghe, ti fa scivolare sui pendii e in più ti tira dietro i sassi.
LEI- È ludica allora... i rivoluzionari sono sempre ludici.
LUI- Te ne freghi del ludismo, quando ti ha riempito di bozzi la testa... fin quando ti fa trovare il buco grosso dove sprofondi definitivamente per schiantarti giù in fondo e diventare una poltiglia buona da spalmare sulla merenda degli orsacchiotti di passaggio.
LEI- Anche sul piano esistenziale e superiore la montagna ti manda aria pulita, pura... non senti come respirano le vene, le cellule, i capelli, i peli... anche l’anima, se c’è, batte le ali felice.
LUI- Se la metti sul piano esistenziale, ti dirò che la montagna è particolarmente pericolosa, assolutamente infida.
LEI- La montagna è seria, va affrontata seriamente, come i veri problemi.
LUI- Secondo te il mare non è serio?
LEI- E superficiale, tutto leggero, tutto a galla, tutto esteriore... non va mai a fondo.
LUI- Come non va a fondo?! Lo canta anche Lucio Dalla. .. “come è profondo il mare... come è profondo il mare>>...(L’eco riporta la parola “mare”).
LEI- Hai sentito? Ha ripetuto la parola “mare” che in fondo sarebbe un suo rivale. Perché la montagna è democratica.
LUI- Ti induce al suicidio la montagna, altro che... metti che uno venga qui con qualche pensiero lugubre, vede quei burroni... gli scoscendimenti, come niente si butta a capofitto.
LEI- Al mare uno si può affogare. Suicidarsi ugualmente.
LUI- Non è la stessa cosa... l’impulso non viene agevolato. come fa uno? Si butta per affogarsi. .. ma poi l’istinto di sopravvivenza lo salva. .. finisce per mettersi a morticino magari, ma insomma non affoga, nonostante la sua volontà, perché il mare è un buono, è un generoso.
LEI- Guarda il falco su in alto... guarda come è maestoso, silenzioso, riservato... ecco il mare è casinista al massimo, è televisivo.
LUI- La montagna è televisiva.
LEI- Guarda il falco. .. lo vuoi mettere col gabbiano. .. col bercio sguaiato del gabbiano?! La rissa... ecco, i gabbiani entrano in competizione, si litigano intorno a un pesce, si beccano furibondi fra loro, come a un talk-show. Lo vedi il falco lassù in alto?
LUI- Mi viene voglia di fare una bella pernacchia al tuo falco.
LEI- Non ti sentirà.
LUI Per questo non gliela faccio.
LEI- Ho capito poi, perché ti piace il mare, sai?
LUI- Perché non va a fondo, perché e un superficiale, come dicevi sempre di me.
LEI- No... perché il mare è traditore.
LUI- Ancora!
LEI Ancora. Il mare ti sembra calmo, tranquillo, disponibile, poi all’improvviso si scatena e ti affonda.
LUI- Casomai è la montagna che si scatena all’improvviso, tempesta, neve, bufera quando sembrava tutto sereno... così non trovi il sentiero giusto e finisci a fondo valle.
LEI- Il mare è traditore, lo dicono tutti i velisti... i marinai.
LUI- Ti avvisa il mare, in ogni caso... ti manda una brezzettina, chi conosce il mare capisce al volo. E si mette in salvo.
LEI- Tu per esempio, non mi hai mandato nessuna brezzettina.
LUI- A parte il fatto che io non sono il mare, magari lo fossi... le mie brezzettine di avvertimento le ho mandate anch’io.
LEI- Uhuhhm... non le ho sentite. Non sei tipo da brezzettine.
LUI- Beh, se lo dici tu che conosci le brezzettine... le “brezzettain” avrebbe detto Gloria che pensava tutte le parole fossero inglesi.
LEI- Anche “Amarcord” di Fellini credeva fosse inglese... diceva... “hai visto mica (inglesizzante) emercoorrd”... però di musica se ne intendeva, no?
LUI- La faceva lunga... quanto la faceva lunga... sentiva Mozart e scivolava col culo sulla sedia sbrodolando in pieno marasma erotico: “è un Dio... è un Dio”... come se tutti gli altri non sapessero chi era Mozart. Tipico, molto tipico.
LEI- E quando nelle nostre analisi collettive femministe, si metteva a piangere nel vedersi l’utero?
LUI- Eh... io non c’ero, purtroppo... ma come faceva, doveva slogarsi il collo. Prodigi dello snobismo.
LEI- Parlavamo di mare e montagna, chi fosse più traditore fra i due. Lei cosa diceva?
LUI- Lei chi?!
LEI- Lei-lei, lo sai chi.
LUI- Ancora ci torni su?! La gelosia è di destra, dovresti immaginarlo, compare Turiddu non era certo un progressista... Cristo! Questo è un caratteristico atteggiamento borghese, scusa... vorrei conoscere i risultati conclusivi di uno dei vostri collettivi in proposito.
LEI- La mia non è gelosia comunque... la gelosia presuppone un fattore emozionale, sentimentale. .. no, la mia è la stessa rabbia del compagno che si sente tradito da un suo simile.
LUI- La miseria, politicizzi tutto, come sempre!
LEI- Ti spiego: si può cedere al sesso, l’uomo non è di legno, come scriveva quel rappresentante sindacale quando aggiunse alla nota spese la somma data a una prostituta. .. ma allora si dovrebbe trattare appunto di un richiamo irresistibile... l’attrazione della bellezza, del fascino personale... altrimenti si deve pensare che si tratti di un’intesa di tipo ideologico, spirituale. .. di che cavolo parlavate voi due?! L’amore è così: o si parla o si agisce.
LUI- Beh, nel mio piccolo cercavo di agire.
LEI- Con una stortignaccola?
LUI- Storti….
LEI Gnaccola... gnaccola... gnaccola.
LUI- Stortignaccola? Sai... è passato tanto tempo, l’ho lasciata poi.
LEI- Si, lo so... ti ha lasciato. Era zoppa anche.
LUI- Zoppa? Perbacco, non me n’ero mai accorto.
LEI- Tu non ti accorgi mai delle cose fondamentali.
LUI- Se una persona è zoppa penso si capisca senza bisogno di invitarla a fare una corsetta.
LEI- Del resto come potevi accorgertene: eravate sempre a letto. A letto non si zoppica.
LUI- E a tavola non si invecchia.
LEI- A letto non si zoppica — a tavola non si invecchia. Stesse sillabe, è un distico: dovresti scrivere poesie.
LUI- Non mi confondo con la massa.
LEI- Sai cosa diceva Orazio: “L’uomo scrive poesie o impazzisce”.
LUI- Preferisco impazzire.
LEI- Dimmi qualche discorso che facevi con lei.
LUI- Perché, io ti chiedo i discorsi che facevi con i tuoi vari “lui”?
LEI- Perché sai che le mie scelte sono state tutte ideologicamente omologhe, coerenti.
LUI- Le mie invece...
LEI Demenziali o deliranti o immotivate o incomprensibili...
LUI- Basta così, conosco la ricchezza del tuo bagaglio linguistico.
LEI- A volte mi viene voglia di ammazzarti, a volte invece mi fai sinceramente pena.
LUI- Limitati alla seconda alternativa. Comunque finiamola qui, va bene? Dobbiamo aspettare i nostri figli, anzitutto sei sicura che verranno?
LEI- Su Francesca posso giurare, su Paolo non so. Ti somiglia. […]
a questo punto arriva un terzo personaggio e dal contatore delle visite capirò se farvelo conoscere, continuare o cambiar genere.
Alla prossima!