Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Abbiamo, avete, raggiunto la cifra record di “centoooo” visite! (senti l’eco direbbe LEI) ed allora ecco la seconda parte, un po’ sfoltita data la lunghezza, molto più ironica data l’apparizione di uno strano personaggio: Enrico
(Si sente bussare alla porta).
LUI- Ecco Paolo.
LEI- Ecco Francesca.
(Vanno ad aprire ed entra un tipo buffo anche nell’aspetto e nel vestiario, con un cappella di lana enorme}.
LUI- Né Paolo né Francesca.
LEI- Enrico... come diavolo hai fatto a trovarci?
ENRICO- Gli altri dove sono?
LUI- Quali altri?
ENRICO- Non dovevano venire tutti qui per una polentata?
LEI- Polentata?! Mai saputo di una polentata.
ENRICO- Mi hanno detto che hai invitato tutti qui per una polentata...
LEI- Io?! Ma chi te l’ha detto?
ENRICO- Simona... l’ho incontrata l’altro giorno alla rassegna del “cinema muto indiano dal 1913 al 1938”.
LEI- E Simona ti ha detto che avevamo organizzato una polentata?
ENRICO- Certo... mica mi invento le cose. Glielo hai detto tu a Simona.
LEI- Si, può darsi... ma io accennavo vagamente a una polentata da fare qui su, ma non avevamo fissato nessuna data...
ENRICO- No no... mi ha dato anche la data, il 15 ha detto.
LUI- Oggi comunque è il 16.
LEI- Il 15? Questo però non so come se lo sia messo in testa...
ENRICO- Allora me ne vado.
LUI- Ma no! Dove vai... ormai sei arrivato qui...
LEI- E voi che diavolo ci fate qua su, allora?
LUI- Noi aspettiamo i nostri figli.
ENRICO- è tanto che non li vedo... erano piccoli, mi ricordo... che faccio, resto?
LEI- Ma si... resta... anche se non c’è nessuna polentata.
LUI- Ci sarà qualcosa da mangiare, no? l
LEI - Qualcosa...
ENRICO- Io avevo portato una bottiglia di vino e una scatola di cioccolatini. come fanno le persone perbene.
LUI- Questa ce la scoliamo tutta.
LEI- Levati ’sto monumento che ti sei messo in testa!
ENRICO- Se ci fossero stati gli altri avrebbe ottenuto un altro effetto.
LUI- Beh, certo... qualche risata sarebbe scappata probabilmente. ma come ti va di fare il buffone anche con questo freddo?
ENRICO- Eh, caro mio... per sopravvivere in Italia, o ti iscrivi alla massoneria o ti iscrivi alla buffoneria.
LEI- Ah ah ah... questo è vero!
LUI- Senti un po’, Enrico... già che sei qui... voglio fare un esperimento perché non urli “Tradito!”... alla finestra?
ENRICO- Perché dovrei gridare “Tradito!”...?!
LUI- Poi ti spiego, è una faccenda fra me e lei...
ENRICO- Ma che cazzo c’entra... ma perché devo gridare alla finestra. devo far sapere a tutti i cazzi miei... sono venuto qui col traffico, il casino la gente per la strada... mi metto alla finestra e faccio sapere a tutti... ma...insomma... siccome sono un buffone, non ho anima, non ho sentimenti, questo pensate di me, vero?
LEI- No, scusa Enrico... forse non ci siamo capiti... siccome c’è una faccenda dell’eco... che a me risponde quando dico “Tradita”... ma in altri casi non risponde niente...
LUI- Era una prova informale. Del tutto teorica.
ENRICO- Perché voi non sapete niente di quello che mi è successo, vero?
LEI- No, noi non sappiamo niente.
LUI- Davvero, non sappiamo niente.
ENRICO- Gli amici non vi hanno detto...
LEI- Poi noi siamo separati, non stiamo insieme, lo sai, no?
ENRICO- Si, lo so... e neppure a te hanno detto niente?
LUI- Porca troia! Non so niente! non e mica un segreto di Stato.
ENRICO- Allora non vi dico niente neppure io.
LUI- No, ora tu parli altrimenti non esci vivo da qui.
LEI- Dai, lascia perdere... se non vuole parlare...
ENRICO- Sono stato abbandonato, tradito... ecco perché non mi va di parlarne.
LUI- E che vuoi che sia! Succede... e successo a tutti, succederà ancora... stai a guardare il capello.
ENRICO- Si... ma lo sapete chi mi ha tradito?!
LEI- Una che conosciamo, una del nostro gruppo?
ENRICO- No, una ruandese.
LUI- Una rua...?
ENRICO- Una ruandese, una del Ruanda... siccome ero entrato in un’associazione per gli aiuti nel Ruanda, sono sceso fin laggiù e ho incontrato questa ruandese, l’ho portata in Italia... in casa mia... l’ho ripulita, l’ho sfamata, che poi... voi non lo sapete, vero? Ma l’ho dovuta anche istruire... perché è l’ora di spiattellare questa verità, anche se non la dicono sui giornali: le ru... an... desi... non san... no... fa... re l’a... mo... re! Capito? Sembra che le negre, eccetera... invece niente, anche la fatica da parte mia, di insegnarle tutto.
LEI- Poveracce, con quello che succede al loro paese, può darsi non abbiano avuto tempo di imparare.
ENRICO- L’avrei anche regolarmente sposata, se avessi già ottenuta la separazione... e poi sapete cosa ha fatto questa troia? Se n’è andata con un pulisci-vetri marocchino.
LUI- Dovevi immaginarlo: più vicino a lei a livello strutturale.
ENRICO- Ma io l’avevo salvata, capisci... sfamata, ripulita...
LEI- Beh, questo è razzismo, scusa Enrico... razzismo del più bieco... siccomeè una negra, siccome le hai fatto il piacere di concederle la tua attenzione, le tue cure, deve esserti legata per tutta la vita... tu sei il bianco benefattore e lei la povera negra sottomessa... lo vedi come cadi nelle più retrive concezioni?
ENRICO- Lo hanno fatto anche altri ’sto commento, quando mi sono lamentato... non è cosi però anche fosse stata bianca non avrebbe dovuto farlo.
LEI- Peggio mi sento! Allora siamo sempre nell’ambito del maschio padrone e prevaricatore, l’uomo a cui non si deve chiedere mai...
ENRICO-Ma dico io, una ’nticchia, una scheggia di gratitudine la vuoi avere?!
LE-I Che c’entra la gratitudine? Non si può innamorare di un altro anche lei?! Oppure una volta incontrato il buana bianco non ha pin diritto a una sua vita sentimentale? Schiava per sempre!
ENRICO- No... non e cosi... mi ha scocciato anche perché mi ha rovinato la possibilità di incontri con intellettuali ruandesi.
LUI- Ah ah ah... questa è straordinaria!
ENRICO Non scherzo, si stanno preparando cose grosse... siamo alla vigilia di una grande svolta, la rivolta armata è possibilissima... laggiù in Africa hanno una grande massa d’urto, gente che non ha da perdere che le proprie catene, come diceva il buon Carletto Marx.
LUI- Enrico, ogni volta che ti incontro mi prometti una vicina rivoluzione... e sono anni, decenni ormai!
ENRICO- Questa volta però siamo vicini, molto vicini... e abbiamo bisogno di tutto il vostro apporto...
LUI- No, grazie... abbiamo già dato.
ENRICO- Avete letto l’intervista con Adriana?
LUI- Quale Adriana?
ENRICO- Quale Adriana. .. mi fate ridere, dove avete la testa’?! La Faranda, no? Alla fine dell’intervista dice: “Addio, speriamo che non si ricominci”.Capito?
LUI- Cioè lei non vorrebbe ricominciare...
ENRICO- No... “speriamo che non si ricominci” per dire che può darsi si ricominci... bisogna leggere fra le righe, cari ragazzi.
LEI- Quando è uscita l’intervista‘?
ENRICO- In occasione della pubblicazione del suo libro... bellissimo, l’ho letto sette volte.
LUI- Ma... anche lei ha scritto un libro?! Fanno bene a farli uscire fuori, altrimenti sai quanti libri scrivono,..
ENRICO- Nell’intervista c’è anche una bella definizione dell’amore... la condivido in pieno... le chiedono alcune cose sulla sua storia d’amore, la sapete, no?
LUI - Eh... accidenti... come fai a non conoscere certe storie d’amore!
ENRICO- A un certo punto dice: “Non e la lotta armata che può dare una qualità particolare a un amore. Tutti gli amori sono vissuti sul trapezio. Ho visto amori pavidi, tenui, ordinari, con le ciabatte, anche dentro le brigate rosse”.
LUI - Dio mio... se l’è imparato a memoria
LEI- Hai visto anche Adriana?
ENRICO- Certo che l’ho vista... voi non siete venuti poi al matrimonio della figlia di Goffredo...
LUI- Non potevo.
LEI- Io non l’ho neppure saputo... com’era?
ENRICO- Beh, c’erano tutti... il Renzino ha fatto il suo solito discorso... come sempre, perfetto, anche nella circostanza disastrosa.
LEI -Perché, è stato un casino?
ENRICO- Guarda, l’ho giurato: d’ora in avanti preferisco andare a un funerale piuttosto che a un matrimonio.
LEI- Ora non esagerare, ci sono anche delle cerimonie ben organizzate, riuscite...
ENRICO- Dico: volete fare un matrimonio alternativo, non conformista...ma allora tutto deve essere alternativo, non conformista. no, i regali li abbiamo dovuti fare col sistema borghese, sapete quei negozi dove ci sono le liste di nozze.
LUI- Orribili Mi si stringe il cuore.
ENRICO- Spendendo bei soldoni... la cerimonia però l’hanno fatta in un posto povero, una fattoria sperduta nella campagna.
LEI- Carino, no? So che ora usa molto.
ENRICO- Ma sperduta davvero che nessuno la trovava, nonostante Gloria, la zia della sposa, avesse disegnato una cartina.
LEI- Già, come sta la bellissima Gloria?
ENRICO- Ha messo su un culo che sembra una poltrona.
LUI- Eh... dove sono andati a finire i nostri culi del Sessantotto. agili, stretti, muscolosi... l’aumento complessivo della nostra circonferenza deretanica potrebbe avvolgere tutto il globo terrestre.
ENRICO- E qui esce fuori il docente di Statistica.
LEI- Racconta perché non si trovava la fattoria.
ENRICO- Non si trovava, alla lettera. .. nascosta in mezzo alla campagna senza punti di riferimento precisi... poi secondo me i contadini erano incazzati con noi per il traffico che gli portavamo o soltanto per il fatto che venivamo dalla citta... e qui che ha sbagliato Mao, nel credere che i contadini potessero costituire una forza rivoluzionaria, i contadini pensano solo al loro pezzo di terra e non vogliono rompimenti di coglioni.
LEI- E non hanno tutti i torti, mi sembra... ma perché, vi davano le indicazioni sbagliate?
ENRICO- Sicuramente, altrimenti il povero Giancarlo non sarebbe finito dentro il torrente... disgraziato che ci ha già un occhio di meno, perché e diventato buddista...
LEI- Buddista? Giancarlo?!
LUI- Allora è proprio una moda... ma poi cos’è, scusa, un rito di iniziazione?! Uno diventa buddista e ci rimette un occhio?
EN RICO- No. .. è che lui teneva un ciondolino con un piccolo Budda sul cruscotto dell’auto, ha fatto una frenata brusca e il Budda gli è sbattuto sull’occhio, non so se è proprio perso, ora vuole andare a Barcellona a vedere se lo salva. .. dice che ne succedono a centinaia di casi simili, a volte sono le madonnine che ti entrano dentro gli occhi, oppure i cagnolini, insomma i ciondoli che metti sul cruscotto... ma poi è successo un casino con il prete della sua parrocchia, perché nella predica ha detto che era giusto cosi, visto che Giancarlo aveva rinunciato alla religione dei padri, per la quale era stato battezzato...allora Giancarlo ha promesso di sparargli alle gambe o di bruciare tutta la chiesa.
LUI -Vedi come va sempre a finire?
LEI- E la figlia di Giancarlo, quella che si drogava?
ENRICO- Ora non si droga più... però ha avuto un’infezione alimentare dovuta alla solitudine...
LUI -Non sapevo che la solitudine producesse danni alimentari.
ENRICO -Aspetta, non è che si è mangiata la solitudine e le ha fatto male allo stomaco. .. si è lasciata col ragazzo e ha cominciato ad avere crisi depressive, un giorno mangiava troppo e un giorno non mangiava niente... poi le domeniche, sola in casa, ha cominciato a ingurgitare latte condensato e nutella e subito dopo ci metteva la senape. Dai e dai... capisci...
LEI- E finita in ospedale?
ENRICO- Si... lì poi l’hanno disintossicata.
LEI- Ma non studia, non lavora?
ENRICO- No... fa dei quadri, delle specie di quadri con lo spago... ha fatto anche delle mostre, uno gliel’ho comprato... l’ho fatto per Giancarlo.
LUI -Bei tempi, quando i figli si drogavano soltanto, ora mangiano schifezze di ogni tipo, vanno a sbattere dopo essere usciti dalle discoteche... fanno le mostre, scrivono libri...
LEI- E il figlio più piccolo di Giancarlo che fa?
ENRICO- Beh, a lui è andata bene... è entrato in un complesso musicale e ha scritto un libro, a soli diciassette anni, pensate... dice che c’è il gergo dei diciassettenni di oggi, l’ha stampato una casa editrice alternativa, ha venduto un sacco di copie.
LUI- Beh, a diciassette anni è facile farsi stampare un libro, il difficile e farlo stampare a cinquanta.
LEI- Ma racconta com’è andata alla fattoria, alla fine ci siete arrivati, no?
ENRICO -Prima o dopo. .. qualcuno però non l’ha mai trovata. Niente. .. sentite com’era congegnata la faccenda... prima c’erano quintali di noci e di noccioline americane, una sete tremenda. c’era il vino rosso della fattoria, discreto... non proprio sublime... poi pollo arrosto con le patatine.
LEI -Si sono dimenticati il primo piatto?
ENRICO- Sempre per essere alternativi.
LUI- I polli almeno ruspanti, no?
ENRICO- Non gliel’ho chiesto al pollo... dopo il pollo arrosto, macedonia di frutta e torta degli sposi portata dalla città, quella era notevole. E fine del banchetto. -
LEI- Non c’erano le portate tradizionali, ma avete chiacchierato allegramente, immagino. vi siete divertiti, no?
LUI-Bisogna vedere com’era l’atmosfera complessiva.
ENRICO- Micidiale... i parenti e i familiari della sposa parlavano male dei parenti e dei familiari dello sposo e viceversa... facevano i calcoli di chi aveva speso di più... e pettegolezzi e rinfacci e recriminazioni... sembrava una di quelle riunioni prima della separazione.
LUI-Perché si sposano allora?
ENRICO- Per vedere come si fa.
LEI-La sposa almeno era carina?
ENRICO- Non lo saprei dire... bel faccino, ma quelle ragazze d’oggi, dieta-dipendenti, piallate come sogliole, con due foruncoli al posto dei seni.
LUI-Per forza poi non riescono ad allattare.
ENRICO- Ehehehé!
LEI -Perché non provate ad allattare voi allora?
LUI- Eh, caro Enrico... ci toccherà fare anche quello!
ENRICO- Ah... il binocolo di Tommaso.
LEI -Lo hai riconosciuto a distanza, eh... Enrico?
LUI ED ENRICO- (insieme) Povero Tommaso.
(Scoppiano a ridere per la perfetta sincronia).
ENRICO- E stata assegnata alla vedetta?
LUI- No, sta guardando se arrivano i figli.
LEI -Senti un po’ Enrico, già che sei qui... e vero che eri tu che volevi uccidere Moravia?
ENRICO- No, era Stefano... io mi sono aggregato perché non volevo scontri fra di noi... vi ricordate, no? Stefano era un pazzo.
LEI E LUI (insieme)- Che fine ha fatto Stefano?
(Scoppiano a ridere tutti e tre).
LUI- E’ la seconda volta che diciamo le cose insieme...
ENRICO- Segno che abbiamo ritrovato la sintonia... Stefano era un buon compagno, ma una testa matta, fin da ragazzino quando si divertiva a sfregiare le macchine americane in sosta, con un chiodo... poi quando si suicidò Tommaso, appunto, andò in Perù per scatenare la rivoluzione... per superare la sua crisi individuale.
LEI- lo veramente sapevo che era andato in crisi perché lo aveva lasciato la sua partner. Giuliana... Viviana, come si chiamava...
ENRICO -Viviana... si erano lasciati perché lui le aveva schiacciato la mano nella portiera dell’auto, non l’aveva fatto apposta eh... pero appena lei ha urlato per il dolore, lui ha fatto l’errore di mettersi a ridere... non gliel’ha più perdonato, tra l’altro era lei ad averci i soldi... ma aveva già deciso di lasciare l’Italia dopo la disgrazia di Tommaso. .. si era fermato un po’ in Perù a vedere cosa poteva organizzare, poi era tornato a casa per Natale, era passato da Cuba per salutare Fidel. torna a Roma e quando va a cercare i vestiti pesanti, li trova tutti sciolti, squagliati negli armadi per il grande calore... perché la figlia, identica a lui, aveva preparato con altri amici una bomba Molotov, proprio in casa. .. la bomba è sfuggita di mano ed è andata a rotolare nella camera di Stefano... i ragazzi si sono salvati, ma i vestiti, quando è scoppiata... capito? Lui aveva ancora i vestiti leggeri, esce di casa per andare a comprare qualche cosa pesante... a Roma era uno di quei giorni di tramontana che ti pelano... si è beccata subito la polmonite, poi degenerata in pleurite e da qui gli è venuta la tubercolosi... allora è tornato al tropico, in Sudamerica, per guarire... l’ha pizzicato un insettaccio misterioso di quelle parti, ha cominciato col delirio, poi è entrato in coma, ha continuato a urlare frasi sconnesse. i ribelli lo hanno scambiato per una spia governativa. siccome era ancora in coma, lo hanno dovuto fucilare dentro al letto.
LEI- Esco fuori per andare incontro ai ragazzi... da qui non li vedo col binocolo... voi non toccate niente eh, di roba da mangiare... si mangia solo quando arrivano...
ENRICO- Il divieto mi ha fatto venire fame... c’è niente da pappare?
LUI -Meglio non toccare niente, si incavola da morire, lo so. Del resto questa è casa sua...
ENRICO -Allora mangiamo i cioccolatini che ho portato... o vuoi aspettare anche tu i tuoi figli?
LUI- Non verranno.
ENRICO- Allora: cioccolatini in brodo, in umido e arrosto, ti va bene?
(Enrico apre la scatola di cioccolatini, li dispone come fossero piatti, posate, bicchieri, insomma con i gesti di chi apparecchia la tavola. Lui stappa la bottiglia, cerca un poco in giro e trova dei bicchieri di plastica.
Poi scartano i cioccolatini e li mangiano adoperandosi come chi arrotola spaghetti, taglia pezzi di carne o sbuccia vari tipi di frutta. Procedono per un poco in silenzio. Lui allunga la mano su un cioccolatino
particolare, ma Enrico lo dissuade gentilmente}.
ENRICO- No, quello è al caffe. Va preso alla fine del pranzo.
Qui finisce il primo atto e si passa al secondo, ma ve lo risparmio, per un nuovo incontro della coppia, scoppiata, questa volta nella casa di LUI, ovviamente al mare.
Vi dico solamente che Paolo e Francesca non si faranno vedere nemmeno questa volta, ma il buon Enrico sì!