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Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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storie Vere :Matteo Grimaldi
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Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
Il Diario di Trilussa
Periferie-Povero povero

23/1/2018 - 18:49

Il Diario di Trilussa
Era il 2007, l’anno della nascita del giornale, e Trilussa pubblicava i primi articoli di fondo. Sono prima della crisi economica, del problema grave dell’immigrazione, della chiusura delle frontiere in Europa, della crisi della Grecia. Sono vicini nel tempo ma sembrano lontani per il modo di affrontare i problemi, che in gran parte sono rimasti i soliti, alcuni in parte risolti, molti ancori insoluti se non peggiorati. Alcuni si riferiscono a casi di cronaca del tempo, ma sembrano mantenere una loro validità riguardando comunque problemi di ordine generale.
Gli articoli vengono pubblicati come furono scritti, con i segni grafici necessaria all’impaginazione. Il giornale era appena nato, aveva suscitato molta curiosità ma aveva ancora poche visite e molta incertezza sul suo futuro. Anche con questi intendiamo celebrarne i dieci anni di vita.


 
PERIFERIE   (6.11.2007)
Avete mai visto una periferia attraente, invitante, gradevole, con belle strade, grandi piante ombrose con piacevoli panchine, giardini ben tenuti pieni di fiori odorosi, servizi decentrati efficienti, scuole linde, pulizia, ordine (quello non è di destra ma di tutti!)?<br>
O invece quando si parla, o semplicemente si pensa, alle periferie ci vengono sempre alla mente i luoghi più degradati delle città, dove sporcizia, mancanza di servizi, prostituzione e spaccio la fanno da padrone.<br>
Questo perché le periferie sono di solito abbandonate a se stesse, poco servite dai servizi pubblici, poco pulite dai rari addetti, poco vigilate dalle forze di polizia che si occupano in misura maggiore del centro delle città dove hanno sede i comandi. Le periferie sono quelle dove si accampano i derelitti, dove questi disgraziati trovano spazio per erigere baracche, tende, ricoveri per la notte. Chi vive in periferia non ha il privilegio di essere vicino ai luoghi dove si svolge la vita attiva della città (negozi, uffici amministrativi, giudiziari, polizia) assieme allo svantaggio di essere maggiormente a contatto con la parte meno decorosa della società in termini umani e di strutture sul territorio. Il forno non pulito della cucina, per intenderci<br>
Questo ci stanno preparando i nostri amministratori locali perché in una futura città di 200.000 abitanti il nostro ruolo, il ruolo del comune di Vecchiano, non potrà infatti essere che quello di periferia urbana. <br>
Il progetto si chiama “Per una città di 200mila abitanti”, al comune di Pisa ci stanno lavorando da ben due anni e la presentazione avverrà nell’aula magna area Pontecorvo (ex-Marzotto) il 23 e 24 Novembre. Si tratta in sostanza di riunire in un unico organismo amministrativo i comuni di tutta l’area, come si legge:<br>


 <i>“un’area pisana che, mentre riveste già oggi le caratteristiche un sistema che lega assieme i Comuni che ne fanno parte, è sottoposta alle sollecitazioni non sempre concordanti di un’azione amministrativa sviluppata, sostanzialmente ciascuno per proprio conto, da questi stessi comuni, ovvero, oltre a Pisa, da Calci, Cascina, S. Giuliano, Vecchiano e Vicopisano.”</i><br>


Ci accontenteremo di avere una fermata del bus di città? Di chiamarci “rione Vecchiano”? Di far parte della grande e gloriosa città di Pisa con secoli di storia alle spalle?<br>
Sono belle cose, indubbiamente, ti fanno sentire importante, ti fanno entrare nella storia della città, una storia importante e non quella minuta e insignificante di una piccola comunità, di un minuscolo paese di campagna. <br>
Tuttavia, con tutto l’impegno di idee e di fondi che gli amministratori metteranno nel progetto, la nostra fine rimarrà quella di diventare una periferia e questo personalmente non mi attrae.  Preferivo restare un piccolo comune di campagna, con i suoi problemi, la sua piccola storia, le sue piccole beghe, con i consueti rapporti umani, con la qualità di vita di sempre.<br>
Se poi guardiamo il sondaggio di AGCOM proprio di questi giorni in cui alla domanda di quale sia il problema che preoccupa maggiormente i cittadini questi mettono al primo posto con il 61% “sicurezza e microcriminalità” e al  secondo, con il 47%, il “degrado urbanistico e ambientale” si capisce che diventare una periferia della città non sia il massimo dei desideri.<br>
Se poi caliamo il discorso su Migliarino la situazione si fa addirittura drammatica e le ultime vicende delittuose accadute fanno pensare di essere arrivati quasi a quel punto in cui il cittadino si rinchiude in se stesso e invoca una giustizia che spesso rischia di sconfinare nel giustizialismo.<br>
Io spero, con tutto il rispetto per chi deve amministrare la cosa pubblica e deve obbligatoriamente cercare di vedere più lontano, di programmare al meglio il territorio, che il Serchio possa fare da argine a questa unione, che ci possa difendere dal rischio di diventare una semplice periferia, che possa salvarci da un’operazione che annienterebbe per sempre la nostra identità e i nostri valori.
 
POVERO-POVERO   (31.8.2008)
Se si guarda come un film la storia recente del nostro paese si potrebbe probabilmente dividere in quattro fasi, in quattro tempi, non certo con ambizioni storiografiche o di rigore scientifico, che devono essere rimandati a chi di queste cose studia e si intende, ma solo come una specie di  gioco.
 
Allora diciamo di aver avuto una prima fase in cui il paese si poteva definire: povero-ricco.
Potremmo identificare questo periodo come quello degli anni 60 in cui il paese, uscito da poco dalla ricostruzione post-bellica iniziava il periodo che sarebbe poi sfociato nel boom economico. Era ancora un paese con un elevato indice di analfabetismo, l’acqua potabile e la luce elettrica non erano ancora arrivate in tutte le abitazioni, alcuni beni che oggi possiamo definire effimeri erano appannaggio solo di pochi benestanti. Cominciavano a comparire le prime auto popolari, i primi televisori, i primi frigoriferi. Un paese in crescita ma ancora povero di mezzi economici. Nonostante questo però un paese ricco. Ricco di quei rapporti personali, di quella solidarietà, di quei valori umani, rafforzati dalle sofferenze della guerra recente, che rendevano i paesi dell’Italia delle piccole comunità felici. Non era ancora iniziata l’invasione degli extracomunitari, si erano calmati i bollori del post-fascismo, cominciavano ad esserci certezze del lavoro, della corrispondenza del lavoro con la propria scolarità, di un futuro se non radioso almeno migliore di quello attuale, un futuro su cui veramente si poteva scommettere.
 
Dopo questo periodo di transizione in cui il paese iniziava a crescere si è passati ad un secondo periodo in cui possiamo definire il paese come: ricco-ricco.
E’ arrivato il boom economico, è comparsa la plastica e nuovi e straordinari oggetti hanno cominciato a riempire le cucine delle famiglie. Il mettitutto ha preso il posto della vecchia madia, le finestre delle abitazioni sono oramai tutte con i vetri e non coperti da pannelli di cartone, la radio è diventata comune in ogni famiglia e la TV si sta facendo piano piano strada in tutte le case, con un progressivo aumento dei canali, con l'arrivo poi del colore ed infine con la comparsa finale del famigerato telecomando. Oltre l’aumento dei beni di consumo, del benessere, del lavoro, con lo stato che elargisce con munificenza in ogni settore iniziando in quegli anni la propria disgraziata improduttività (che si è trascinata fino ai giorni nostri), c’è un reale e forte potere di acquisto delle famiglie che si trasforma nelle prime auto di lusso, nelle prime vacanze con la “gabina” a Torre del lago, nei primi viaggi in Italia e all’estero, nelle prime cambiali, i primi mutui per l’acquisto delle abitazioni. Un paese diventato finalmente ricco e che conserva però ancora quei valori di buon vicinato, di conoscenza e sussidio delle persone, di rapporti umani di amicizia e solidarietà. Un paese quindi ricco-ricco in cui i piccoli paesi rimangono ancora una vera comunità con un proprio senso di appartenenza e dei valori tradizionali ancora ben saldi.<br><br>
 
La terza fase è quella del <b>ricco-povero</b>.<br>
Il paese è diventato ancora più ricco ed è aumentato notevolmente il benessere. Le auto sono diventate più grandi, sono comparsi i SUV, le case sono diventate ville, le vacanze si sono allontanate e diventate globali, la classe politica ha cominciato quel cammino che la porterà in pochi anni a diventare casta, le comunicazioni si sono dilatate aumentando e facilitando i contatti ma allontanando e isolando le persone.<br>
Si può individuare la nascita di questa fase più o meno con la nascita della televisione cosiddetta privata. La comparsa delle reti private, con la successiva, rapida e controversa ascesa Mediaset fino al monopolio (bisogna ricordarsi che siamo nell’epoca craxiana), ha dimostrato con il gradimento di programmi di puro intrattenimento, e a volte di dubbio gusto, il cambiamento di mentalità avvenuto nel paese (a cui la stessa televisione ha dato sicuramente il proprio contributo) conducendolo rapidamente nella fase di ricco-povero. E’ rimasta ed è aumentata ancora la ricchezza materiale ma si è andata progressivamente riducendo quella che possiamo definire, con un po’ di approssimazione, la dimensione spirituale. Sono fioriti modelli di comportamento negativi che hanno sostituito rapidamente quelli tradizionali e reso più povero il paese. La TV pubblica non ha saputo reggere il confronto con la privata e basando la propria programmazione sulla quantità (leggi auditel) invece che sulla qualità si è immediatamente adeguata contribuendo a trascinare sempre più in basso la qualità dei telespettatori. <br>
Il denaro, il potere, l’apparire, la fama, il gossip sono diventati il pane quotidiano dei telespettatori e si sono sostituiti all’amore, all’amicizia, al sentimento, alla solidarietà, alla partecipazione, all’appartenenza. Poche voci si sono levate per contrastare questo cambiamento, alcune sono rimaste mentre altre sono state sommerse da sistemazioni di carriere, posti di comando, soldi, opportunità. Una fase veramente negativa della nostra storia recente che si è manifestata anche con un cambiamento dell’orientamento politico dell’elettorato con la nascita di nuovi partiti e nuove figure politiche con strategie nuove e più adatte al cambiamento dei tempi.<br><br>
 
Questa fase del ricco-povero arriva fino quasi ai giorni nostri quando si precipita nell’ultima, quella attuale, che possiamo definire del <b>povero-povero</b>.<br>
Oltre ad impoverirsi spiritualmente, culturalmente, socialmente, politicamente la nostra società vive ora la fase dell’impoverimento anche materiale. Una serie di circostanze di rilevanza mondiale, una serie di privilegi di casta che i vari governi non hanno potuto o voluto ancora risolvere, degli esecutivi non sempre attenti ai bisogni del paese, un ricorso all’indebitamento eccessivo delle famiglie spinte dalla nascita artificiosa di nuovi e continui bisogni, una pressione dei mass media sulla vita più felice con creme antirughe, pomate snellenti, yogurt defecanti, crociere esaltanti, vitamine ringiovanenti (perché voi valete!) stanno portando a grossi problemi di sussistenza della parte più debole della popolazione.
C’è da dire, come aggravante, che questa divisione artificiosa in fasi non riguarda tutto il popolo indiscriminatamente, situazione che avrebbe in sé comunque una valenza democratica, ma ne riguarda solo una parte.
Alcune classi sociali, fra cui bisogna inserire anche quella politica, non subisce o patisce questa divisione che è appannaggio solo delle classi meno abbienti. Queste classi privilegiate e protette durante tutte queste diverse fasi hanno condotto la loro solita vita agiata, indifferente, in una perenne fase di distacco dalla gente e dai suoi problemi reali.<br><br>
 
Attualmente un paese povero-povero quindi, una brutta fase che speriamo solo transitoria verso momenti più felici in cui una classe dirigente finalmente rinnovata nei suoi uomini e rinvigorita nei suoi ideali possa riportare il paese a quella tranquillità, a quel benessere economico, a quella serietà istituzionale, a quella riscoperta dei valori tradizionali che sono alla base di ogni buon vivere civile.<br>
<b>Trilussa</b>

 FOTO. Migliarino in 1° Divisione, anno 1953-54

 
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Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
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27/1/2018 - 17:03

AUTORE:
F.C.

In alto a sinistra..Gini Alberto detto " Palazzino "a seguire Sergio Lazzeri detto " Fischio " ultimo in basso a destra Sergio Cinacchi, grande mezz'ala sfortunato per incidente al menisco durante un allenamento al " Troncolo " presente il dott. Bartalini Loris. Questi tre sono di Migliarino. Da non dimenticare un grande sponsor Famiglia Duchi Salviati.