Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Come fosse ora: mio padre entra nella grande cucina, eravamo seduti intorno alla tavola aspettando di cenare. Si era fatto tardi, la televisione in bianco e nero parlava nel vuoto. Aspettavamo la notizia. Era l’autunno del 1967.Lui aveva chiuso il negozio alla fine della giornata ed era andato all’appuntamento.
Disse d’un fiato:- Ho strappato tremila lire in meno. Invece di 30 mila lire ne vogliono 27, sono sempre tanti ma ci si può fare.-
Avevamo affittato una casa ristrutturata, in un palazzo storico, sulla piazza del paese. Di tre piccoli appartamenti del tempo che fu, ne avevano fatto uno di 120 metri quadrati : tre camere, un bagno vero, sala e cucina. Ai miei genitori e ai nonni sembrava una reggia e poi l’avremmo rinnovata. Mio padre aggiunse che avremmo dovuto fare un po’ di sacrifici. 27 mila lire nel 1968 erano soldi. Lui faceva il barbiere, mia madre la casalinga. Ma i nonni avevano la pensione e questo rendeva meno ansiosi i miei genitori.
Io mi rattristai, lasciare la casa dove ero nato mi inquietava. La corte, la Plava, mia cara vicina, una seconda nonna per me, che mi portava al cinema il sabato sera. Iniziai a piangere; mia madre abbracciandomi disse:-Gabri ma ci spostiamo di 100 metri, mica si va in America. E poi lì ci sarà una cameretta tutta per te dove potrai fare la lezione e il bagno con la vasca.
Nella casa in fondo borgo, dormivo coi nonni, non avevamo il bagno, ma solo un gabinetto e un lavandino. Ci si lavava per intero in cucina, davanti alla stufa una volta la settimana. E poi si raggiungevano le camere passando da una scala in comune con altre famiglie. Ma a me piaceva così. Di tutto “il lusso” che mi prospettavano non interessava niente. Ero nato in quella corte e lì volevo stare.
Traslocammo invece a gennaio nel 1968. Era freddissimo. Ho ancora in mente il primo bagno nella vasca, con mia madre che sorride e mi insapona.
Pochi anni dopo la casa ci fu venduta. L'affitto per un po' di anni si trasformò in un mutuo.
Ora la casa è bellissima. Io la amo molto, anche se non la abito più da una vita. È’ stata risistemata ancora meglio di allora . E’ mia, in comproprietà con mia madre.
Oggi, 24 gennaio sono cinquant’anni che la mia famiglia abita lì. Arrivando da Pisa sulla piazza del paese, se si alzano gli occhi ci si sbatte lo sguardo dentro. E sotto il tabacchino e il negozio di barbiere finito nelle mani di un ragazzo che ha imparato da mio padre. Di là dalla strada il bar storico della Botteghina e poco sopra la norcineria di Ciapino e la piazzetta con la fonte, i platani tagliati (ahimè) e l'arco. Se ci si sporge si vede, come da un palchetto a teatro,la via dei Molini e il vecchio centro storico.
Quella notte di cinquant’anni fa, fra il 24 e il 25 gennaio in casa nuova, non riuscii mai a dormire e sebbene avessi quasi 10 anni, ad un certo punto mi alzai e dalla cameretta raggiunsi il lettone dei miei genitori, avevi bisogno di calore e di sicurezza. Mia madre mi fece posto dalla sua parte e mi abbracciò.
Stasera dopo cinquant’anni festeggerò con lei il ricordo di quella notte nella casa di Molina, abbracciandola.
Gabriele Santoni 24.1.2018