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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Domenica 7 Luglio mercatino di Antiqua a San Giuliano T
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Ripafratta, 12 luglio
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
Elezioni 2018
La ministra Fedeli si presenta a Pisa “La sfida non è a sinistra ma contro le destre”

31/1/2018 - 19:45


 La ministra Fedeli si presenta a Pisa “La sfida non è a sinistra ma contro le destre”


Valeria Fedeli avvia da Pisa la propria campagna elettorale nel collegio 6 del Senato della Toscana: qui mi sento a casa mia, perché questa è la terra che incarna i valori della Costituzione
Pisa, 31 gennaio 2018 - “Orgogliosa” di essere di nuovo candidata in Toscana ( nel 2013 era capolista al Senato per il Pd) e felice di potersi battere per il centrosinistra nel collegio senatoriale 6 di Pisa dove Valeria Fedeli da sindacalista della Cgil ha costruito forti legami (“politici e umani”) nelle lotte a fianco delle lavoratrici e dei lavoratori del tessile e del cuoio e come ministra all'università ha aiutato a costruire la federazione fra Università degli Studi di Pisa, Scuola Normale e Sant'Anna che farà di Pisa un centro di formazione universitaria all'avanguardia nel mondo.
“Qua mi sento a casa mia perché sento un comune legame coi valori della nostra Costituzione che sono un patrimonio vero dei cittadini di queste realtà. Simbolo della mia campagna è l'articolo 3 della Costituzione che sancisce l'obiettivo di uguaglianza fra tutte le persone e stabilisce che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli che ne impediscono il raggiungimento. E io prima da sindacalista poi da senatrice e ministra e adesso come candidata del centrosinistra mi sono data lo scopo di rimuovere quegli ostacoli”.
La ministra all'istruzione, università e ricerca dopo una lunga vita spesa nella Cgil (“oltre 34 anni dalla parte delle lavoratrici e dei lavoratori” annota sorridendo) e, prima di essere chiamata da Gentiloni nel suo governo, una più recente esperienza ai vertici del Senato come vicepresidente, ha voluto iniziare proprio dal cuore del suo collegio, Pisa (presente anche il sindaco Marco Filippeschi) ,la sua nuova sfida con due appelli.
Il primo esplicitamente rivolto a sinistra richiamando espressamente l'appello di Romano Prodi: “come ha spiegato bene il padre dell'Ulivo – dice Fedeli – il Pd e la sua coalizione lavorano per l'unità del centrosinistra, LeU no. E' ovvio quindi che chi vota per i candidati di chi ha diviso il centrosinistra fa un favore alle destre che si chiamino 5Stelle o Lega poco cambia. E da queste parte ne sapete qualcosa visto quello che è successo a Cascina”. Il riferimento è alla vittoria leghista nel comune alle porte di Pisa conquistato da una sindaca con cui Fedeli ha avuto una forte polemica.

“Si l'ho criticata perché aveva deciso di non celebrare le unioni civili, violando apertamente una legge dello Stato che riconosce diritti a chi prima non ne aveva. Ma questa è la destra: un concentrato di populismo reazionario e conservazione”. Un pericolo di fronte al quale dividersi è da masochisti.

 Un concetto, rivela, che ha espressamente spiegato pochi giorni fa anche al leader di Leu di Pisa, Paolo Fontanelli, in una telefonata.

 “La sua scelta di uscire dal Pd non me la spiego. Lui fa parte di quella sinistra riformista e di governo che ha profonde radici a Pisa e in Toscana.Non comprendo come si possa pensare di rafforzare la sinistra dividendola col rischio di far vincere la destra. Vedo che a LeU piace lo slogan di Corbyn, ma lui non ha mai lasciato il Labour Party anche quando era in minoranza. A Pisa e negli altri collegi la scelta è semplice: se non voti il candidato del centrosinistra vuol dire che vuoi che vincano le destre”.
L'altro appello la ministra invece lo invia a tutti gli avversari: “per me sono avversari non nemici e quindi chiedo che ci sia un confronto serio e serrato sulle proposte, anche duro, ma nel rispetto delle persone. Da parte mia non sentirete mai attacchi personali. In questo Paese c'è bisogno di riscoprire anche uno stile nel fare politica. Perché, soprattutto nei confronti delle donne, oramai s'è passata la misura e noi come politici abbiamo il dovere del buon esempio nei confronti dei nostri concittadini”. Non a caso Fedeli ricorda di aver già firmato il manifesto della comunicazione non ostile in politica promosso da #cambiostile ((http://paroleostili.com/cambiostile/)
Quanto alle polemiche sulle composizione liste del Pd e sull'accusa di essere diventato il partito di un uomo solo, Fedeli spiega di averle trovate “non solo infondate ma anche offensive.

 Perché il Pd è un partito plurale come dimostrano le storie così diverse dei candidati che oggi sono qui con me dal professor Stefano Ceccanti, a Rosa Maria Di GIorgi, a Susanna Cenni a Lucia Ciampi.

Ognuno di noi ha la propria formazione, siamo diversi ma ci unisce una comune base di valori che è quella che sta scritta nella Costituzione su cui è nato il progetto Pd, uno strumento aperto e plurale per dare finalmente una casa comune ai riformismi italiani”.











































Fonte: Lorenzo Galli Torrini
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2/2/2018 - 16:24

AUTORE:
BdB

...segretari del PCI-PDS-DS-PD, D'Alema, Epifani, Bersani che insieme a te/voi della destra hanno/avete fatto fare un passo indietro di 40 anni all'Italia, cancellando la legge elettorale maggioritaria con doppio turno alla francese e dopo vi siete opposti a tutte le leggi elettorali proposte dal PD, salvo poi arrivare con l'acqua alla gola alla scadenza normale dei 5 anni di legislatura e per forza di cose; la Lega, FI, Scelta Civica e PD han dovuto "far qualcosa" perchè il PD da solo non aveva i numeri per votare la cosiddetta "Italicum"

Per il resto, lo hanno detto in tanti esperti di politica: "non cercare di convincere a breve chi è già convinto" come ora lo sei tu che la vedi come me nel/63 del secolo scorso, poi son "guarito" ed ho capito e visto dal vero che la liberal democrazia ha vinto ed il comunismo ha perso, ma vedi quanto mi c'è "vorsuto" n°55 anni e...se fra 55 anni mi dirai che Renzo Mattei ha convinto anche te oltre me...
...ma non voglio mettere limiti alla provvidenza l'anno 2.073 non poi mia (mica) tanto lontano.
bona.

2/2/2018 - 15:51

AUTORE:
Riccardo Maini sempre residente a MdA

Caro B.B. scusami se mi permetto di intervenire sui tuoi scritti, ma sinceramente questa volta, come altre volte, non ho capito niente . Mi hai talmente inebriato, mandato in estasi ed entusiasmato con le tue parole che mi sono improvvisamente perso in una mare di notizie che mi hanno confuso e fatto perdere il senso del tuo discorso.
Potresti cortesemente farmi un sunto breve con semplici concetti comprensibili?. So perfettamente che gli elettori del PD avranno certamente compreso il tuo dire, ma illumina anche un elettore di centro destra ignorante come il sottoscritto e desideroso di abbeverarsi alla fonte del sapere.
Grazie

2/2/2018 - 11:51

AUTORE:
BdB, elettore del Partito Democratico

Il mì bimbo gioca bene e quindi lo presento a Di Biagio per la nazionale calciatori.
nb, Di Biagio ora ha l'incarico pro tempore di guidare la nazionale senoir e quindi....dal niente a Sindaco disse Paolo è un bel salto e alle volte (poche) ci s'infila ed altre mpopò meno: vedi la Capitale d'Italia con gli ultimi tre Sindaci arrivati li per combinazione.
E'veramente da rimpiangere i Giulio Carlo Argan, Petroselli, Veltroni e perfino Rutelli, ma ormai è andata.

Con le elezioni primarie del PDS-DS-PD ed anche primarie di coalizione che sembravano la panacea di tutti i mali, invece in certi casi si son rivelate serpi in seno: vedi il vincente Prodi ed il perdente Bertinotti che dopo la finanziaria di quel primo governo fatto insieme, poi il Bertinotti lo buttò a caprioli.
L'unico perdente le primarie che non se n'è andato dal PD come Civati e Bersani è stato il Cittadino Matteo Renzi Sindaco di Firenze e neppure si mise di traverso come han fatto Rosy Bindi, Cuperlo, Emiliano e un po meno Orlando (ultimamente).
D'Alema&Bersani ex "padroni della ditta" e Speranza ex Candidato alla guida seg. naz. PD dopo quella votazione referendaria "vincente" brindarono in compagnia di: Meloni, Salvini, Berlusconi e...Maini di MdA.

Pisa con i candidati: Fedeli, Cenni, Ciampi, Ceccanti, Giorgi per il PD "purtroppo" poi ha lasciato a terra altri come Realacci, Filippeschi e....Lunardi comprendente un'altra cinquantina (come lui) di "espressione dei territori".

Per Federico Gelli invece il dirigente locale PD Sonetti e quello nazionale Renzi,lo hanno candidato a Sindaco della Città di Pisa.
L'aceto forzato non fù mai buono, diceva mì pà e se non accetta di fare il candidato Sindaco non lo farà, quindi delle tre opzioni che aveva l'amico e compagno Federico fino alla scorsa settimana, ora ne ha "solamente" due o accetta di candidarsi a Sindaco di Pisa senza "le perfide&divisive primarie" (acciderba a D'alema che le ha copiate dagli Americani)o fare il dirigente ospedaliero come da anni sta facendo.
Non averlo candidato per Roma ma per Pisa (senza concorrenti interni) per cercare con Lui di non perdere Pisa come Cascina e Livorno perchè le primarie (non a Vecchiano perchè modestamente apparte, siamo i più bravi di tutti e...tutte: direbbe la Nardini) dovrebbe accettare "siuramente" altrimenti si sta nella cosiddetta società civile non iscritti ad un partito, aspettando la casuale chiamata come fecero i pisani con Elia Lazzari.

He si! i pisani ci ha fatto vedere "anticamente" che anche in tempo di primarie per consigliere comunale, poi i sindaci di Pisa (senza primarie) andavano a Roma (Fontanelli) ed i deputati romani venivano a Pisa (Filippeschi) e "il rianda non finisce mai? vedi la corsa di Fontanelli per Pisa e come vediamo, alcuni hanno già dato e molto, ma, ci sono anche altri o no!?
Credo assolutamente di si!

2/2/2018 - 11:10

AUTORE:
BdB

Maurizio Ribechini
Esperto di Politica
Autore dalla news

Da ormai qualche giorno sono note le liste ufficiali di candidati che i vari partiti presenteranno in occasione delle #Elezioni politiche del 4 marzo. Molto è stato detto sulle esclusioni eccellenti e viceversa sui nomi che a sorpresa hanno deciso di cimentarsi con il giudizio dei cittadini nel segreto dell'urna. Molto meno è stato detto invece riguardo alle personalità che in questa Legislatura appena finita hanno avuto addirittura il ruolo di Ministro dentro ai vari Governi, che però per un motivo o per un altro non saranno della partita elettorale di questa primavera: vediamoli uno ad uno.

La maggioranza dei Ministri del Governo Letta non si candida alle elezioni: saranno fuori in 13 su 21
Ricordiamo che in questi 5 anni il Paese ha avuto tre distinti Governi, tutti guidati da un diverso esponente del Partito Democratico.

Due mesi dopo le elezioni politiche del febbraio 2013 si insediò il #Governo di Enrico Letta, il quale nacque come una "grande coalizione" fra PD, PDL e Scelta Civica e rimase in carica per dieci mesi, fino al febbraio 2014. Andando a rileggere l'elenco dei ministri di Letta troviamo che sono davvero moltissimi i Ministri di quell'Esecutivo a non presentarsi al voto degli elettori in questo 2018: a partire dallo stesso Premier Letta, che da circa due anni ormai si è dimesso da parlamentare per insegnare all'università a Parigi. Non saranno della partita elettorale neanche l'allora vicepremier Angelino Alfano, uno dei pochi ad aver mantenuto un incarico ministeriale per l'intera Legislatura ma che ha poi deciso di non ricandidarsi contestualmente all'implosione del Nuovo Centrodestra. Non sarà della tenzone elettorale neanche l'allora ministra dell'istruzione Maria Chiara Carrozza, eletta deputata dal PD di Bersani nel 2013 e oggi non ricandidata; così come manca da questa contesa elettorale l'allora ministra dell'Integrazione Cécile Kyenge, la quale è attualmente europarlamentare del PD.

Rimarrà fuori dal prossimo Parlamento anche l'ex ministro della Difesa Mario Mauro, all'epoca in quota Scelta Civica e successivamente in altre formazioni centriste. E a proposito di centristi, non si candida neppure il siciliano Giampiero D'Alia, ex ministro della Semplificazione e Pubblica Amministrazione, che ha da poco reso noto il proprio addio alla vita politica. Più prevedibili le non ricandidature di altri ministri del Governo Letta come la Guardasigilli Anna Maria Cancellieri, il titolare dell'Economia Fabrizio Saccomanni e quello del ministero del Lavoro Enrico Giovannini, in quanto erano tecnici indipendenti. Stesso discorso per Enzo Moavero Milanesi, titolare degli Affari Europei e Carlo Trigilia, ex ministro della coesione territoriale, i quali non erano parlamentari seppur in quota rispettivamente a Scelta Civica e al PD. Fuori dalle liste anche Josefa Idem, che fu per poche settimane ministro delle Pari Opportunità e Sport, la quale ha recentemente deciso di non candidarsi dopo 5 anni in Senato, e Massimo Bray, ministro dei Beni Culturali che si era dimesso poi anche da deputato nel 2015 per dedicarsi a tempo pieno al lavoro in Treccani.

In pratica la maggioranza assoluta dei membri del Governo Letta non faranno parte del nuovo Parlamento: saranno infatti solo 8 i Ministri in carica nel primo Esecutivo di questa Legislatura a ripresentarsi alle elezioni, [VIDEO] contro i 13 che non lo faranno.

Diversi anche i ministri di Renzi e Gentiloni che non si candidano alle elezioni politiche
Passando al Governo di #Matteo Renzi, rimasto in carica dal febbraio 2014 fino al dicembre 2016 dopo il Referendum costituzionale, ma di fatto parlando anche del Governo Gentiloni (che aveva mantenuto praticamente tutti i ministri del precedente Esecutivo), osserviamo che anche in questo caso ci sono diversi membri del Consiglio dei Ministri che non si ripresenteranno alle elezioni del 2018. A parte il già citato Angelino Alfano, mancherà nel prossimo Parlamento il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, il quale pur essendo in quota PD non era comunque parlamentare in carica e non proverà a diventarlo alle imminenti elezioni. Così come i cittadini non potranno votare l'ex ministra dell'Istruzione Stefania Giannini, la quale era inizialmente in quota Scelta Civica, prima di passare al PD nel 2015: la politica toscana fu poi una delle poche a non essere riconfermata nel Governo Gentiloni, venendo sostituita da Valeria Fedeli. Fuori dalle aule parlamentari sarà anche Gian Luca Galletti, ministro dell'Ambiente ex UdC e poi dei Centristi per l'Europa di Casini, il quale però sarebbe intenzionato nei prossimi anni a candidarsi come sindaco di Bologna. Non si presenta alle urne, anche se è spesso sotto i riflettori come possibile uomo di mediazione dopo le elezioni, il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda. E a proposito, all'elenco dei non candidati per completezza va inclusa anche Federica Guidi, che dopo due anni da ministro dello Sviluppo Economico si era dimessa a seguito di alcune intercettazioni sul caso Eni: l'imprenditrice non era comunque esponente di alcun partito e non era parlamentare in carica. Non sarà naturalmente della partita elettorale neanche Federica Mogherini, ex ministro degli Esteri del Governo Renzi, che dal novembre 2014 è Alto rappresentante dell'Unione Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza dal 1° novembre 2014.

Infine non si candida alle elezioni, dopo ben 31 anni trascorsi ininterrottamente in Parlamento, 19 alla Camera e 12 al Senato, neppure Anna Finocchiaro, che è stata ministro dei Rapporti con il Parlamento nell'ultimo anno e mezzo durante il Governo Gentiloni.

Complessivamente in questa carrellata abbiamo elencato quindi un totale di 20 persone che in questi ultimi cinque anni della XVII Legislatura hanno avuto responsabilità di Governo, come Ministri, Vice-premier o addirittura Presidente del Consiglio, ma che non si presentano al giudizio degli elettori il prossimo 4 marzo

2/2/2018 - 10:05

AUTORE:
Cittadino 2

Stimo il minstro Fedeli, tanto da essere rimasto molto stupito dealla sua imprudente dichiarazione di avere una laurea, come se i laureati fossero meglio degli altri(il che non è obbligatorio, lo dico per conoscenza diretta) che invece non aveva. Penso perchè vittima anche lei della prassi comune che oggi conti molto di più l'apparenza della sostanza. Spero anzi che nel prossimo Parlamento ci siano meno avvocati, professori e politici professionisti (politisti potrebbe essere un neologismo caro a Silvano Ambrogi)e più gente normale vicina al sentire comune dei cittadini. La realtà del Paese vista da un Ghedini non può essere, infatti, quella che appare allo sfrattato o al giovane disoccupato o costretto a emigrare all'estero!
Le parole "qua mi sento a casa mia" poi fanno pensare che forse sarebbero state le stesse parole se fosse stata presentata a Caserta! Davanti a quel Filippeschi poi, presente per dovere, scavalcato insieme a Gelli da una decisione venuta molto dall'alto. E la Fedeli non può non sapere dei malumori, delle tessere lasciate, della presa di posizione molto critica della Nardini, della maretta nel partito. Sa di essere un' intrusa ma dall'alto è stata calata lì e lì si è presentata con la faccia giusta e le giuste moine, per indorare una pillola comunque piuttosto amara.

1/2/2018 - 16:04

AUTORE:
Riccardo Maini sempre residente a MdA

Onestamente mi sarei aspettato che il fiorentino Renzi avrebbe presentato una figura di spessore nel collegio 6 di Pisa, dove ben tre università si contendono il primato per l'alta professionalità di professori e cattedratici.
Dopo la meschina figura fatta dalla Ministra Valeria Fedeli difronte a migliaia di studenti con le false informazioni sulla sua laurea in Scienze Sociali mai conseguita così come la sua maturità mai sostenuta ma semplicemente ha frequentato una scuola per ottenere il diploma di maestra nelle scuole materne che dura tre anni, forse sarebbe stato meglio dirottarla in altri collegi come ha fatto con la Boschi e presentare qualche personaggio più illustre, di uno spessore culturale maggiore.
Per evitare strumentali polemiche dei renziani doc, abituati a votare tutto ciò il leader massimo ordina, preciso che la laurea così come il diploma non sono titoli preferenziali per essere candidati o eletti in senato, ma in una città dove si respira cultura e sapere ovunque mi permetto di criticare la scelta fatta.
Le valutazioni della dirigenza centrale del PD sui rappresentanti politici locali è stata devastante, bocciatura su tutto il fronte e presentare Valeria Fedeli nel collegio 6 sembra rientrare in una logica di totale abbandono del territorio.