Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Il Diario di Trilussa
Era il 2007, l’anno della nascita del giornale, e Trilussa pubblicava i primi articoli di fondo. Sono prima della crisi economica, del problema grave dell’immigrazione, della chiusura delle frontiere in Europa, della crisi della Grecia. Sono vicini nel tempo ma sembrano lontani per il modo di affrontare i problemi, che in gran parte sono rimasti i soliti, alcuni in parte risolti, molti ancori insoluti se non peggiorati. Alcuni si riferiscono a casi di cronaca del tempo, ma sembrano mantenere una loro validità riguardando comunque problemi di ordine generale.Gli articoli vengono pubblicati come furono scritti, con i segni grafici necessaria all’impaginazione. Il giornale era appena nato, aveva suscitato molta curiosità ma aveva ancora poche visite e molta incertezza sul suo futuro. Anche con questi intendiamo celebrarne i dieci anni di vita.
ASINI (13/7/07)
Un argomento ancora di attualità, un problema che non è stato risolto e che sembra addirittura peggiorato secondo le ultime notizie di cronaca.
I conti sono presto fatti: 2 milioni di studenti delle superiori contro 8 milioni di debiti formativi. Cioè se l’anno scolastico si chiudesse in questo momento, sette studenti su dieci verrebbero rimandati in quattro materie!
Che i nostri studenti fossero scadenti lo sapevamo ma che fossero arrivati a questi livelli non ce lo immaginavamo. Anche perché fino ad ora i debiti si portavano dietro, anno dopo anno, fino a che si lasciava la scuola con il nostro bel diplomino in tasca, spesso considerato inutile per incompetenza professionale proprio da quelli a cui veniva mostrato per ottenere un posto di lavoro.
I motivi di questa situazione sono sicuramente molti e ci saranno esperti che lo stanno valutando, o almeno lo speriamo, tuttavia vorrei fare alcune considerazioni personali.
La famiglia, comunque sempre alla base della formazione sociale e scolastica dei figli, non solo ha rinunciato da tempo ad esercitare un controllo preciso e costante sul ragazzo, ma ha anche impedito di fatto ad altri di esercitare un controllo al loro posto. Sono infatti frequenti e risapute le proteste e le scenate di genitori nei confronti di insegnanti che talvolta si permettono di criticare o rimproverare i loro pargoli per l’andamento scolastico o per il loro comportamento scorretto nei confronti degli altri o della scuola stessa. Siamo sempre di fronte, chissà perché, ad insegnati che “se la prendono” proprio con il loro figlio o nipote. Questa mancanza di controllo e di regole è lo specchio di quello che succede nella società dove questi valori che dovrebbero essere fondanti stanno perdendo progressivamente terreno, relegati a semplici e noiosi impedimenti alla libertà personale, inutili e fastidiosi adempimenti burocratici di una società arcaica da rigettare, in nome di una modernità senz’anima e senza futuro.
Un altro fondamentale elemento alla base di questo arretramento culturale è da ricercare negli insegnanti. Condivido le parole di Vittorio Sgarbi quando dice che non importerebbe fare grandi cambiamenti ma che per riformare la scuola basterebbe riformare gli insegnanti. Voglio però togliere subito alle mie parole ogni significato critico e polemico e spiegare meglio il senso della frase.
L’insegnate è una figura fondamentale nella nostra scuola e fa tutto quello che può, talvolta anche di più. Ha stipendio basso ed ha a che fare con ragazzi svogliati, irrispettosi, talvolta violenti, maleducati, spesso, troppo spesso, spalleggiati dalle rispettive famiglie. Sono troppo spesso donne, come se fosse una professione di minor valore, rifiutata dagli uomini che si possono così dedicare a incarichi di maggior prestigio. Una situazione che sminuisce una professione fondamentale sia nella formazione primaria che nella preparazione di diplomati e laureati che formeranno la classe dirigente del domani.
Se quindi dalle nostre scuole escono non cittadini autentici e professionalmente preparati ma un branco di semianalfabeti e senza regole si capisce bene come il nostro futuro non possa che apparire nella massima incertezza. Gli insegnati dovrebbero quindi essere valorizzati, ben pagati e considerati come uno strumento fondamentale sia nella formazione dei futuri cittadini che dei futuri quadri di una nuova società.
In cambio dovrebbero dare la massima garanzia di serietà e capacità di insegnamento e sottoporsi a rigidi controlli sulla loro professionalità e adeguatezza culturale. Alunni e studenti, e alla ruota insegnanti, sono quindi attualmente presi in un sistema da cui è difficile uscire. Un sistema in cui non vale il sacrificio personale, la lotta solitaria. Certo che se un insegnante si mette a fumare in classe contro ogni regola (civile e penale) ed ottiene solidarietà dai propri alunni, non solo, ma minimizza il proprio errore e non sente dentro di sé (prima ancora di esprimerlo pubblicamente) di avere sbagliato, la situazione appare molto grave, quasi disperata.
Fa capire che prima della preparazione in matematica o in inglese quello che non viene insegnato nelle nostre scuole è il rispetto: il rispetto delle regole, del vivere civile, delle leggi, dei regolamenti, il rispetto degli altri, una mancanza di legalità diffusa che coinvolge non solo le scuole ma l’intera nostra società. E’ tuttavia dalle scuole che dovrebbe partire, oltre che dalla famiglia, ed essere coltivato, sviluppato e premiato quel concetto di legalità che avrebbe di diritto il posto alla base di ogni nostro agire, nella vita di tutti i giorni ma anche, a maggior ragione, nelle aule scolastiche e nei luoghi della politica.
Il progetto governativo della riduzione del tasso alcolemico colpisce solo i comuni cittadini, con questo sciocco e inutile provvedimento gli ubriachi e i drogati continueranno tranquillamente a mietere vittime sulle nostre strade.
ALCOOL E GUIDA (20.12.2008)
Sul progetto di spostamento del tasso alcoolemico consentito per chi sta alla guida e in seguito alla indignazione generale per la morte di due fidanzati a Roma investiti da un ubriaco a cui è stata comminata la pena straordinaria di 9 anni di reclusione. Un caso unico di severa condanna in assenza, ancora per l'epoca, del reato di omicidio stradale.
“In Francia vengono eseguiti dieci milioni di alcol-test l’anno mentre in Italia poco più di un milione e si calcola anche che l’automobilista italiano ha una sola possibilità di essere fermato, per un controllo del suo tasso alcolico, ogni 47 anni”.<br><br>
Non so se questi dati corrispondano alla realtà però sono abbastanza plausibili. Sono ripresi da un articolo su Agoravox Italia e riguardano un commento sul progetto di legge che ipotizza lo spostamento dei limiti del tasso di alcool per chi guida dagli attuali 0,5 allo 0,2%.<br>
In pratica significa che l’automobilista che si mette alla guida della propria auto non può aver bevuto nemmeno un bicchiere di vino, od una birra. <br>
E’ un sacrificio modesto, diciamoci la verità, però io lo ritengo ugualmente abbastanza ingiusto perchè sembra rientrare in quei provvedimenti che hanno alla base lo stesso italico ragionamento: non abbiamo i mezzi (finanziari e organizzativi) per trovare e punire i colpevoli, bene, allora costringiamo tutti gli altri, anche quelli rispettosi della legge e che non farebbero del male a nessuno, a sottomettersi a regole ferree, mortificanti e troppo spesso ingiuste.<br>
Perché è così. Chi, dopo una normale cena con un moderato consumo di alcool, un bicchiere di vino, si sente di essere un pericolo per gli altri e di non essere in grado di tornare a casa senza causare incidenti o mietere vittime innocenti durante il tragitto? <bR>
Ma siccome non abbiamo mezzi per effettuare adeguati controlli, non abbiamo sufficienti mezzi di trasporto alternativi che potrebbero sostituire le auto, non abbiamo leggi sufficientemente rigorose da scoraggiare chi commette infrazioni gravi, non abbiamo una magistratura efficace ed efficiente che garantisca pene rapide e sicure, allora, per compensare tutto questo non possiamo fare altro che punire, indiscriminatamente, colpevoli ed innocenti, prudenti ed imprudenti, sciagurati e buoni padri di famiglia, ubriaconi e moderati.<br>
Dispiace non poter bere neanche un bicchiere di vino a cena, ma mi adeguerò, non ho problemi ma mi sia permesso di giudicare questa proposta di legge piuttosto vessatoria, insufficiente rispetto al grave problema che vorrebbe affrontare e, mi si consenta, anche un po’ antidemocratica.<br>
Penso infatti che il cittadino vada punito, anche severamente, quando commette un reato e non in maniera preventiva, a prescindere. Se si vuole veramente incidere in maniera significativa su questo tema della sicurezza stradale non si può che partire da uno stanziamento adeguato di fondi finalizzati alla realizzazione di un progetto organico e proporzionato alla gravità del problema.<br>
Fondi per aumentare la vigilanza sulle strade con controlli a tappeto specie nelle condizioni ad alto rischio che tutti conosciamo, fondi per impianti automatici ai semafori e lungo le strade più a rischio che rilevino le infrazioni senza possibilità di sfuggire alla sanzioni, fondi per portare finalmente l’educazione stradale nelle scuole, fondi per la rieducazione di guidatori coinvolti in gravi incidenti, fondi per strumenti sempre più numerosi e precisi in dotazione alle forze di polizia.<br>
Accanto a queste misure, indispensabili in qualunque piano organico che voglia andare a fondo del problema, anche misure di deterrenza amministrativa e legale come pene più severe per chi è coinvolto in incidenti gravi e mortali con il ritiro della patente ed il carcere sicuro e senza indulto.<br>
Perché se si dichiara molto severa una pena di 9 anni di reclusione per un ubriaco deficiente che passa in pieno col rosso e uccide sul colpo due poveri fidanzati in scooter, vorrei sapere in condizioni normali quanto si pensa sia giusto comminare ad un guidatore normalmente ubriaco che uccide un figlio normale di qualche normale cittadino.<br><br>
“Daniele, 39 anni, è stato travolto dall'auto guidata da Vasile Juravle, autista di pullman romeno di 56 anni. L'uomo aveva nel sangue un tasso alcolico doppio a quello consentito. Insomma, era ubriaco. Tanto da non vedere lo stop all'incrocio per Valdellatorre, pochi chilometri da Torino, e non accorgersi di quella moto che arrivava sul rettilineo e da centrarla in pieno. Daniele è rimasto lì, sull’asfalto dove oggi c'è una lapide fatta dalla moglie e dal fratello. Per non dimenticare.”<br><br>
I parenti oltre al dolore hanno una sola paura, che l’uomo che ha ucciso e che ora è a casa e festeggerà il Natale con i suoi parenti, magari al processo patteggerà la pena, usufruirà della legge sull’indulto e non sarà mai veramente punito per quello che ha fatto.<br>
Ecco il vero problema che il governo, il Ministro o chi per loro dovrebbe correggere.<br>
Chi si mette alla guida ubriaco (ubriaco, ripeto e non dopo aver cenato con gli amici) dovrebbe sapere che rischia una pena più severa di una semplice sanzione amministrativa. Dovrebbe sapere che rischia il lavoro, la licenza, la patente e se uccide qualcuno in quelle condizioni va in galera, e non per poco. <br>
Per vendetta? No, semplicemente per giustizia perché quella madre che ha perso il figlio per un atto disgraziato e irresponsabile è il minimo che pretende da uno Stato. Uno Stato spesso assente ma che in questo caso, in questa circostanza di enorme dolore per una famiglia, faccia valere il suo potere, sentire la sua presenza, colpire con la durezza necessaria chi si rende responsabile di un omicidio.<br>
Omicidio, perché è così che andrebbe considerato per legge. Chi guida in stato di totale ubriachezza o sotto effetto di droghe pesanti, condizioni entrambe che ne pregiudicano completamente la capacità di guida responsabile e sicura dovrebbe sapere che se uccide qualcuno commette un omicidio, e per quello verrà giudicato, e non come un semplice guidatore che può fare un errore, valutare male una circostanza, avere un malore improvviso e imprevisto. <br>
Chi è ubriaco o ha assunto droghe tali da pregiudicare una guida sicura dovrebbe anche sapere con certezza che i controlli sulla strada sono sicuri e inflessibili, la pena severa e immancabile, le sanzioni pesanti fino al ritiro permanente della patente di guida e all’arresto in caso di recidiva.<br>
Se poi si uccide si va in galera, subito, senza sconti di pena, senza indulto e senza patteggiamenti!<br>
Solo in questa maniera, attraverso un programma organico che agisce a vari livelli si può incidere in maniera significativa su questo grave fenomeno, mentre il semplice e semplicistico spostamento dei limiti di legge dimostra solo approssimazione e uno sciocco tentativo di risolvere il problema con un semplice, inappropriato e coercitivo atto amministrativo che in fin dei conti colpisce solo chi fa un uso moderato dell’alcool e non incide per niente su chi è solito abusarne.<br>
<b>Trilussa</b>
FOTO. Giovani migliarinesi in campo