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Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA  sono la figlia della "Cocca".

Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.

Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché  anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è  ancora comunità.  

Ricordate il tubo di refrigerazione della nuova pista .....
. . . come minimo si risponde due volte altrimenti .....
. . . siamo a M@ sterchief. Sono anni che giri/ ate .....
. . . Velardi arriva buon ultimo.
Il primo fu il .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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di Micol Fiammini, Il Foglio, 17 apr. 2025
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Cena per la Liberazione 24 aprile
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CNA AREA VALDERA
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Qualcuno mi sa dire perche' rincoglionire
viene considerato un inevitabile passaggio
alla fine del faticoso viaggio
vissuto da tutti con coraggio?
Il .....
ad oggi la situazione è peggiorata
ora anche tir, pulman turistici , trattori, camion con cassoni per massi,
etc. . E ad alta velocita,
inquinamento .....
San Remo Italia
l monologo da brivido di Favino sui migranti

11/2/2018 - 11:42

Sanremo, il monologo da brivido di Favino sui migranti (VIDEO su RAI Replay)

Favino commuove l’Ariston con un toccante monologo sulla condizione degli immigrati ma per Maurizio Gasparri è penoso

Uno dei momenti più emozionanti dell’ultima serata del Festival di Sanremo lo ha regalato il monologo sul tema dell’estraneità e dell’esclusione del bravo Pierfrancesco Favino. L’attore – rivelazione positiva per la sua buona conduzione del Festival – emoziona e si emoziona con un brano dedicato agli “stranieri in patria”, tratto da un dramma di Bernard-Marie Koltès
Una storia di esclusione
Quella che parla è una figura maschile, che descrive la condizione di chi deve sempre e solo subire, sempre e comunque. Anche solo per volersi sdraiare sull’erba e raccontare e ascoltare storie. L’uomo è uno straniero, probabilmente africano come si intuisce dall’inflessione, che lotta senza speranza col suo non volersi sentire straniero, con la sua costanza nel ricreare e voler far sua ogni camera d’albergo o stanza che abita, ma dove c’è sempre invece “uno specchio che ti guarda e in cui guardarsi” e, evidentemente, riscoprirsi per quel che si è. Un lungo sfogo di una persona sola, in una terra non sua, che sogna l’amore, ma vive la fame reale e umana.
Il video dell’intenso monologo
Favino recita su una sedia in un palco vuoto che dà il senso dell’esclusione. Hagli occhi lucidi mano a mano che va avanti e nella dell’Ariston la tensione e la profondità delle parole sono palesemente palpabili.

Fonte: StefanoMinnucci
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11/2/2018 - 12:10

AUTORE:
P.G_

Un monologo straordinario ed emozionante, un atto coraggioso e intelligente quello di inserire un monologo da teatro in una manifestazione cosiddetta nazional-popolare.

Una scelta azzeccata anche per la scelta del testo di grande attualità e lodato da tutti (si registra solo un "penoso" di Gasparri!) e per la straordinaria bravura di Favino.

Io l'ho visto solo stamani collegandomi a raiplay e consiglio di farlo per chi se l'è perso.