Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Quell'”asset nella manica” chiamato Gentiloni
Se vuole farcela, nel rush elettorale il Pd deve calare la carta del premier
Più moderno dire che Paolo Gentiloni “è un grandissimo asset”, come ha detto ieri Carlo Calenda, che adoperare l’antica espressione “asso nella manica”: ma insomma il concetto è quello.
Già, il consenso del premier è altissimo, sopravanza quello di tutti gli altri leader: perché è colui che guida il Paese, certo, perché gli italiani lo vedono in tv con i grandi capi europei e mondiali. Motivazioni però insufficienti a spiegare le ragioni per le quali Paolo Gentiloni gode di un apprezzamento che va al di là delle tifoserie politiche.
È Gentiloni la carta che il Pd deve calare
Sembra facile. Ma non lo è. L’aura “super partes”, corroborata dal personale aplomb british-romanesco del presidente del Consiglio, senza dubbio ha giovato alla sua immagine e alla sua credibilità. Non è tanto percepito, Gentiloni, come uno dei capi del Pd. Quanto come uno dei migliori uomini di governo che l’Italia ha a disposizione. Fargli giocare un ruolo da protagonista nella campagna elettorale ne scalfirebbe perciò l’immagine? È un problema delicato.
Non è solo una questione di immagine. Nei palazzi si dice che Sergio Mattarella intenda preservare la carta-Gentiloni per un eventuale dopo 4 marzo nebuloso e scosceso e che in questa chiave sia meglio tenere il premier fuori dalla pugna elettorale. Già, ma il Pd asseconda questo intendimento del Quirinale o intende strappare Gentiloni al suo ambito super partes? E se è buona la seconda, come funzionerebbe la “chimica” fra il premier e Matteo Renzi?
Ci spiega l’amico Giachetti che…
“Gentiloni e Renzi sono complementari – ci dice chi conosce benissimo l’uno e l’altro, Roberto Giachetti – il successo di Paolo lo si deve anche al fatto che lui non è entrato mai in contraddizione con Renzi ma ha tranquillizzato il Paese dopo l’obiettivo, necessario, stress che al Paese aveva imposto Matteo”.
“Lo conosco da 25 anni – dice Giachetti – Paolo è un uomo di una razionalità incredibile. Quando ero capo di gabinetto di Rutelli periodicamente scrivevo una lettera di dimissioni, andavo da Paolo e lui ogni volta mi convinceva a ritirarla… È questa razionalità che gli dà quella calma che sembra ‘camomilla'”.
Lo ha spiegato Calenda: “Gentiloni ha la capacità di affrontare problemi complessi senza trasformarli ogni volta in una questione muscolare tra sè e il Paese. Qualcuno lo ha chiamato ‘camomilla’ ma vi assicuro che non esiste nome più sbagliato. Le qualità di Paolo sono stile, fermezza e signorilità, necessarie per prendere per mano un paese complicato come il nostro”.
E Renzi?
Il segretario del Pd sa benissimo tutto questo. Sempre alla ricerca di un equilibrio nella vita del Pd, Renzi è veramente convinto che sia l’ora della “squadra” – “squadra” che in questo momento ha in Gentiloni un uomo-chiave- e caso mai lamenta un ancora insufficiente protagonismo degli altri “giocatori”. Così come sa che negli ultimi giorni di campagna elettorale la scena dovrà essere divisa con “Paolo”. E quest’ultimo infatti ha promesso “una sorpresa” insieme al segretario: e non sarebbe male (ma è solo una nostra suggestione) se Renzi e Gentiloni tenessero un po’ di iniziative assieme, magari le due “chiusure” di venerdì 2, nella Roma di Gentiloni e nella Firenze di Renzi.
Dopo il voto, si vedrà. “A Palazzo Chigi deve andare uno del Pd”, ha detto Gentiloni ripetendo lo stesso tormentone di Renzi. Ed entrambi sanno che tutto dipende dal voto, e poi dal capo dello Stato. “Collaborazione e non competizione”, è il motto di Renzi.
La campagna del premier
Lui, il premier, dal canto suo la campagna elettorale la sta facendo con l’understatement che lo contraddistingue. Va in in giro perorando la causa di “una seconda stagione di riforme“, corre ad aiutare prima la lista della Lorenzin poi quella di “Insieme” accanto a Romano Prodi.
L’endorsement del Professore più esplicito non poteva essere, e così, idealmente, Gentiloni è stato indicato come l’ultimo anello della venticinquennale storia del “centrosinistra di governo” che dell’Ulivo giunge al 4 marzo 2018.
L’altro giorno poi il premier aveva parlato alla assemblea di Calenda e Rutelli (in platea tutti i “suoi” di una vita, Linda Lanzillotta, Luigi Zanda, Ermete Realacci, Walter Tocci, Goffredo Bettini e poi imprenditori, avvocati, il suo staff al completo ai tempi del Giubileo), sempre dicendo cose importanti ma senza enfasi alcuna, persino con un tratto modesto – esibito da Lilli Gruber – mettendosi a disposizione per un futuro quanto mai incerto.
Una figura che ha conquistato molti: un consenso vasto e trasversale che nel rush finale il Pd deve saper sfruttare. Se vuole farcela.