Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
TOPA
Lett: TOPA. [Talpa. Topo].
Fino a non molti anni or sono era l’organo genitale femminile per noi toscani.
Come anche il verbo trombare, la topa negli ultimi tempi ha raggiunto la ribalta nazionale ad opera prevalentemente dei nostri comici, Benigni in testa, e forse anche per una maggiore libertà di espressione verificatasi nel cinema e nelle trasmissioni televisive.
Ciò va senz’altro considerato un fatto positivo a condizione però di non oltrepassare quel filo sottile, impalpabile ma fondamentale, rappresentato dal buon gusto.
(volantino....)
Questo (sic!) è il volantino che annunciava lo spettacolo teatrale: ”Cioni Mario di Gaspare fu Giulia” dell’allora ventitreenne Roberto Benigni andato in scena al Teatro del Popolo di Migliarino Pisano, con la regia di Giuseppe Bertolucci, il 21 febbraio del 1976.
Topa è infatti un termine un po’ volgare, e spesso viene utilizzato proprio per questo, oltre che per la sua forte toscanità. E’ comunque sempre da preferire al bruttissimo e settentrionale figa, agli impressionanti romaneschi sorca e fregna, ai meridionali pucchiacchera e bernarda, allo sbrigativo fessa, e poi ancora a pisciorana, natura, pelosa, pelosella, nicchia, tarpona, fessura.
Lo stesso verbo trombare pur nella sua inevitabile volgarità, supera di gran lunga come gradimento fonetico gli omologhi, talvolta veramente lontani dal nostro gusto e dalle nostre orecchie.
Trombare in italiano letteralmente significa [suonare la tromba], [travasare] e [bocciare un candidato].
“Trombare il vino” è termine di uso ancora comune ed indica l’atto di travasare il vino da un recipiente all’altro mediante un tubo od una sottile canna rigida. Da questo atto, o dal suonare la tromba, può aver preso origine il significato sessuale del verbo.
Da trombare poi derivano trombata (atto del trombare), trombino (chi presenta particolare inclinazione alla pratica), non trombante, recente e scherzoso neologismo per indicare una persona impotente.
Al posto del termine topa, in alternativa, e quando la circostanza richiede l’utilizzo di un vocabolo più gentile, si tende ad usare il termine passera che ha un significato meno sessualmente evidente. Si usa infatti per indicare le pepe innocenti delle bambine, e “la mi’ passerina” diventa addirittura un vezzeggiativo per indicare una figlia piccola o una nipotina.
Anche topa però si può utilizzare a tale scopo:
“Una bella topina” è una bella ragazzina
“Una bella topa” è una bella donna, una bella sposa
“Una po po’ di topa!” (va pronunciato allargando il naso e sgranando gli occhi) è il massimo della bellezza e del desiderio.
NOTA: Altro termine toscano per indicare l’organo femminile è potta [lat. pottus: tegame?] (da cui pottaione, vedi), anche in questo caso utilizzato più come sinonimo di donna in generale, che di parte anatomica in particolare.
In coda al volantino per Benigni da notare la voce “ciclostilato in proprio” cioè stampato autonomamente, personalmente, con il ciclostile.
Il ciclostile era un sistema che permetteva la stampa di pagine scritte senza la necessità di rivolgersi ad una stamperia. La qualità della stampa non era elevata ma comunque sufficiente per lo scopo a cui era destinata: produzione di volantini, avvisi e, in qualche caso (vedi La Supposta e Il Club Parla) qualche giornalino paesano.
Nella realizzazione di una stampa col ciclostile prima di tutto bisognava preparare la cosiddetta matrice. Questa era un normale foglio di carta lucida su cui era spalmato un sottilissimo strato di cera che veniva inciso con una semplice macchina da scrivere. I tasti delle grosse macchine Olivetti o Invicta o Everest scolpivano le lettere sul sottile e delicato strato di cera formando una specie di negativo. In caso di errore di battitura, non infrequente, prima di tutto bisognava riparare la fessura della lettera errata con un liquido ceroso utilizzando un pennellino, poi bisognava aspettare che asciugasse solidificando, ed infine si ribatteva la lettera corretta.
La matrice, alla fine della laboriosa preparazione, veniva posizionata sopra un foglio bianco ed inchiostrata. L’inchiostro, filtrando dai solchi creati nella cera, realizzava la stampa della pagina.
I primi strumenti utilizzavano una inchiostratura manuale: la matrice veniva posizionata sul foglio bianco in una specie di cassetto e poi veniva passato sopra un rullo precedentemente spalmato di inchiostro. Le pagine venivano realizzate una ad una con un grande dispendio di tempo e con risultati talvolta scadenti.
Verso gli anni 60 fece però la sua comparsa uno strumento meccanico molto più efficiente.
Questo attrezzo utilizzava un movimento di rotazione in cui la matrice (la preparazione della quale rimaneva purtroppo invariata), veniva attaccata ad una specie di rullo che in alto scorreva su di un tampone, realizzando così la sua inchiostratura, ed in basso passava sul foglio di carta stampandolo. Ad ogni giro manuale della macchina corrispondeva l’uscita di un foglio. Questo permetteva in
tempi relativamente rapidi la produzione di una grande quantità di stampe. Anche la qualità era migliore poiché la dose dell’inchiostro poteva essere regolata fino ad ottenere la stampa migliore.
Detto così sembra tutto molto semplice, in realtà la faccenda non era priva di inconvenienti e spesso la macchina si inceppava, o si rompeva la matrice che magari si incastrava negli ingranaggi, o l’inchiostro si spandeva macchiando tutto. Tuttavia in un’ epoca in cui non erano ancora comparsi i computers e le stampanti, il ciclostile dava la possibilità anche ad organizzazioni con pochi mezzi di fare le loro campagne di informazione senza dover ricorrere alle tipografie (fra queste ricordiamo quella famosa dell’Andreoni di Vecchiano), molto più impegnative in termini di tempo e soprattutto di costi.
TOPINO
Lett: TOPINO. [Piccolo topo, ma anche bambino piccolo e svelto. Gnocchetti di patate].
In dialetto era un vezzeggiativo comune per i bambini più piccoli.
“Er mi topino” esprimeva affetto materno, indipendentemente dal fatto se il bimbo era più o meno svelto, a detta della definizione italiana.
Gli gnocchi di patate erano più comunemente detti “topetti”.
TOPPONE
Lett: TOPPONE. [Insieme di pezze di tessuto cucite insieme per protezione ai materassi. Rinforzo di cuoio o di panno nel lato interno del ginocchio ai pantaloni da cavallerizzo].
In dialetto toppone era invece un termine dispregiativo con cui si indicava un individuo rozzo, sciocco, credulone.
Foto.
La didascalia recita: 1970 Viareggio pubblicità. Gianni, Pieranna, Sconosciuta, Lore(nzo)....