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Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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storie Vere :Matteo Grimaldi
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Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
di GIUSEPPE TURANI
RENZI A PALAZZO CHIGI CON I VOTI GRILLINI

19/4/2018 - 21:09

          RENZI A PALAZZO CHIGI CON I VOTI GRILLINI


Svanito il governo con il centrodestra, rimane solo quello con il Pd. Ma ci saranno da pagare, eventualmente, prezzi altissimi.

La battuta più divertente che circola a Montecitorio è: “Il Pd potrebbe anche appoggiare un governo con i 5 stelle a patto che a presiederlo sia Matteo Renzi, e che ne facciano parte Minniti, Gentiloni e Calenda”.
I cronisti, vista esaurita la strada 5 stelle-centrodestra, adesso divagano su un governo Pd-grillini.

E si parla di un diabolico piano di Renzi per spingere i 5 stelle in pratica a autodistruggersi. L’eventuale governo dovrebbe infatti avere come base del programma il rispetto rigoroso dei vincoli europei sui conti pubblici e la salvaguardia di tutte le riforme renziane della passata legislatura. E, ovviamente, un presidente che, se non sarà proprio  Renzi, non sarà nemmeno Di Maio. Vincoli europei, no-Di Maio e salvaguardia delle riforme renziane sarebbero elementi non negoziabili in un eventuale accordo: o prendere o lasciare. Per i 5 stelle sarebbe come impiccarsi a una trave del solaio della Casaleggio & C.
Quante possibilità ci sono che questo accada? Difficile dirlo.

Quasi tutti, ormai, spingono in questa direzione e, oggettivamente, sembra non esistano alternative. Se non quella di lasciare i “vincitori” a bollire nella loro acqua stagnante: hanno fatto i gradassi fino a oggi, che facciano un governo.
In realtà, le cose sono più complesse. I grillini si sono incastrati da soli: hanno chiuso gli occhi davanti alle firme false e ai bonifici non fatti, potevano anche non montare questo cinema intorno a Berlusconi “male assoluto” e accettare i suoi voti, come li hanno accettati per eleggere Fico a presidente della Camera.
Ma la testa grillina non è come tutte le altre e gli strateghi della Casaleggio non sono così bravi come sembrerebbe. A questo punto, da come si sono messe le cose, possono cavarsela solo ingoiando uno dei due rospi: Berlusconi o Renzi. E, fra i due, Berlusconi sarebbe forse quello che si accontenterebbe di meno. In entrambi i casi, comunque, Di Maio si può scordare di passare in rassegna il picchetto d’onore di palazzo Chigi: la sua testa sarà il pegno che Berlusconi o Renzi chiederanno per fare un governo. E questo proprio perché i grillini stessi hanno trasformato la sua nomina in un simbolo: e nessuno può dargliela vinta fino a questo punto.
Ma, al di là delle divagazioni dei cronisti politici, c’è poi il problema degli elettori. Un governo Pd-5 stelle, con un Pd che mette condizioni durissime e no-Di Maio, avrebbe un effetto devastante sulla base grillina: roba da forconi e da lancio di pomodori marci. Ma anche l’effetto sulla base Pd non sarebbe molto diverso.
Anche la reazione dei mercati non sarebbe tanto buona. Il nuovo governo, al di là della  carte e dei programmi, avrebbe certamente il profilo di un governo un po’ spendaccione. Il contrario, cioè, di quello che servirebbe oggi. E sarebbe anche un governo di poche riforme liberal: i grillini sono sostanzialmente degli statalisti alla vecchia maniera e dentro il Pd la tentazione statalista non è mai morta, nonostante il tornado Renzi e le sue rottamazioni.
Insomma, caduto il governo di centrodestra-grillini, che sarebbe stata la cosa migliore (i vincitori al potere, i perdenti all’opposizione), si annuncia, forse, una stagione di pasticci con terremoti dentro il Pd e dentro i 5 stelle. Infatti, fra i possibili governi “innaturali”, questo sarebbe il più innaturale di tutti.
Ma le pressioni sono molto forti. C’è chi addirittura consiglia a Renzi di osare l’inosabile e di tentare di fare il Macron italiano con i voti grillini: tanto sono finiti in un vicolo cieco e saranno costretti a accettare tutto pur di non fare la figura degli scemi e di doversene tornare a casa senza nemmeno un ministro.
Insomma, a Renzi si consiglia il triplo salto morale, senza rete, e con chiodi sparsi sul pavimento.

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20/4/2018 - 20:14

AUTORE:
Lettore

..."decise" che l'uva era acerba, invece tutti vedevano che l'uva
era matura ma la pergola era alta e la povera volpe non disponeva neppure di una scaletta da pollaio per arrivare fin lassù...e anche una discussione su Amerigo Vespucci o Cristoforo Colombo, non conviene vero? tanto loro non potrebbero interloquire.

20/4/2018 - 19:37

AUTORE:
Lettore stanco

... io questo Turani nemmeno più lo leggo. Ci provo, ma poi non riesco ad arrivare alla fine. Qualcuno lo legge di siuro e magari pensa che sia un cervellone. Qualceh volta mi viene di rispondere ma poi lascio perde, tanto lui non mi legge e allora è inutile...

20/4/2018 - 15:22

AUTORE:
Lettore

....dar modo a chi non ha da dir niente...di dire la sua.

20/4/2018 - 14:46

AUTORE:
Dal Serchio

Siamo arrivati al " me la suono e me la canto " , il problema è che non ne azzecca una . Continua che vai forte.

20/4/2018 - 13:21

AUTORE:
GIUSEPPE TURANI

Il Governo che c'era
Presidente Casellati, vice Salvini e Di Maio. Meloni alla Difesa. Economia e Esteri scelti direttamente da Mattarella.

A metà mattinata di ieri il governo era già fatto e con tutte le caselle a posto. Maria Elisabetta Alberti Casellati (berlusconiana di ferro), presidente del Consiglio, Salvini e Di Maio, vice-presidenti, Meloni alla difesa. Economia e Esteri, due personalità scelte direttamente da Mattarella. Questo spiega l’ottimismo che si era diffuso.

Poi è saltato tutto, e non per ragioni misteriose. Semplicemente i 5 stelle hanno capito di non potersi presentare davanti ai loro elettori con una soluzione del genere: niente guida a Di Maio (anzi, a Forza Italia) e niente ministeri importanti.

Adesso, i giochi sono abbastanza fermi. Berlusconi ha ribadito che quello che vuole Di Maio, e cioè l’esclusione di Forza Italia dalle trattative, è “cosa che non esiste in natura”.

In realtà, il governo che c’era ieri mattina, e che oggi non esiste già più, era il massimo a cui poteva aspirare Di Maio. Da adesso in avanti dovrà accontentarsi di molto, ma molto, meno.

Anche perché vari poteri stanno premendo sul Quirinale perché non consenta un governo a guida dei due sovranisti-populisti.

Lo schema ideale, il governo perfetto, per i mercati e per chi ci presta il denaro con cui tirare avanti sarebbe un governo: Forza Italia-Pd-5 stelle, con un presidente diverso da Di Maio e con economia e esteri di fatto nominati da Mattarella, e con la Lega all’opposizione.

Ma si tratta di un sogno: non ci si arriverà mai. Per ora, non rimane che prendere atto del fatto che dopo quasi cinquanta giorni dalle elezioni i vincitori non sono riusciti a mettere insieme un governo. Due gli ostacoli:

1- La pretesa di Di Maio di essere comunque lui il presidente del Consiglio.

2- I molti paletti che lo stesso Di Maio ha piantato intorno a se stesso: non a Berlusconi, non a questo, non a quello.

Si sa che Di Maio, e i suoi strateghi, puntano a un governo con il Pd, e per una ragione molto semplice: sperano in questo modo di mangiarselo nel giro di pochi mesi e di cancellarlo dalla scena politica.

Ma è un’illusione. Il Pd, benché diviso e tormentato, è abbastanza navigato da non cadere in una simile trappola. Inoltre, se mai si dovesse arrivare a un accordo del genere, i prezzi chiesti ai 5 stelle sarebbero altissimi. Di fatto il programma sarebbe quello del Pd e certamente Di Maio non potrebbe fare il presidente. Roba da far schiantare i 5 stelle in mille pezzi.

A questo punto, l’unica strada veramente percorribile (al di là di tutte le giravolte a cui assisteremo) è un governo del presidente, con i voti di tutti o di chi è così responsabile da votarlo. Insomma, per essere chiari, una specie di governo Monti che guidi l’Italia in questa difficile fase congiunturale (la buona stagione dell’economia sta per finire).

Poi, l’anno prossimo, o dopo, elezioni.

Ma avendo accertato che i vincitori, forti di programmi insensati e demagogici, non sono mai riusciti a fare un governo. E nemmeno a dotarsi di un programma credibile. Di Maio continua a dire che è pronto a far firmare un contratto alla tedesca ai suoi interlocutori, ma non ha il contratto e nemmeno gli interlocutori: parla solo per se stesso e per le telecamere.

Prendere una barca di voti, insomma, non è servito a niente.

In più è sempre più evidente che qui serve una nuova stagione di riforme (grosso modo quelle stesse bocciate nel referendum). Ma, forse, non tira aria. Non ancora.