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Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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storie Vere :Matteo Grimaldi
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Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
di Mario Corbino
49 percento.

1/5/2018 - 21:09

Oggi è primo maggio. Abbiamo tante cose da non festeggiare.

La prima è circoscritta in un numero, molto piccolo rispetto ai precedenti: 49 percento.

Nessuno ci ha fatto caso, nessun giornale lo ha commentato, ma questo dato sull’affluenza nelle elezioni dei Friuli è il più impressionante. In parole povere un votante su due è rimasto a casa per sbrigare le sue faccende.

Perché è accaduto?

Perché il baccano della politica di casa nostra comincia a interessare meno, rispetto al glorioso passato. Quando il Di Maio dell’epoca ormai lontana, privo di un affollato guardaroba di “doppi-petto”, ma ricco di attitudine al lavoro, si rimboccò le maniche per rifare il Bel Paese.

Si chiamava Alcide.

Era di quelle parti. E ci riuscì.

Oggi a troppi italiani il voto appare inutile. E’ stato sputtanato dalle forti aspettative poi cancellate dai disfattisti.

Fateci caso, nei nostri partiti ci sono più disfattisti che costruttori. Nessuno escluso. Poi, da Fabio Fazio ha parlato Renzi. I sommi esponenti del PD subito si ribellano: non doveva. Il fallimento della sua operazione “referendum” comportava per lui l’obbligo del silenzio.

Nel frattempo, in questi due mesi, nel corso dei quali Salvini e Di Maio hanno giocherellato ai quattro cantoni, Renzi è rimasto silente. Ma allora in tanti lo hanno accusato di stare troppo zitto, nel suo nuovo ruolo di Senatore Semplice. Hanno invece parlato tutti gli altri, del PD. Soprattutto i disfattisti. Quelli della minoranza che si è offesa per averla io definita “maleodorante”. Ha parlato Zingaretti, che già pretende la nomina a Segretario. Hanno parlato le tre “zecche” interne, Emiliano, Cuperlo e Orlando, e infine ha parlato Franceschini, seppure con toni più moderati.

Dall’esterno, nell’esilio di un Leu fallito, tra una birretta e l’altra ha biascicato qualche parola critica perfino Bersani. Poi, quando Renzi è andato da Fazio e ha parlato, è venuto il finimondo. Ed è saltato “quel matrimonio che non si doveva fare”. Renzi è stato composto, ha raccontato con onestà, e direi con grazia, la sua visione dei fatti, e poi è tornato ai suoi giri in bicicletta.

 

Nei mesi scorsi aveva sofferto molto. Lo avevano adagiato nel fotomontaggio di una bara, quando nella foto successiva c’era un bisonte che faceva violenza alla Boldrini, terza carica dello Stato. Quello era il linguaggio del M5s. Che Renzi non accettava.

E nei confronti del quale noi schiumavamo rabbia, per la vergogna nella quale grazie a questi ignoranti era piombata nella fogna l’arte del convincere, dell’amministrare, del mediare. Che poi è l’arte della politica. Ora, finiti i giochini con due mesi persi, tornando alle cose serie ci penserà un deluso Mattarella, che però già ha le idee chiare. Avremo un governo “istituzionale”, che ci accompagnerà fino alle nuove elezioni autunnali.

Forse avrà il compito di scrivere una legge elettorale più efficace, magari riformando qualcosa con un pizzico di maggioritario. Per ottenere quella “governabilità” che Renzi voleva dal “referendum” del lontano 4 dicembre. Resteranno scontenti populisti e grillini, che in Friuli hanno già incassato il primo segnale fortemente negativo: si accorgono che le promesse non mantenute provocano il “crollo”.

 

E lassù, nei nostri nordici confini, il Movimento è crollato, passando in appena due mesi dal 25 percento al sette. Perdendo più di due terzi dei propri consensi.

E in tutto questo Di Maio che fine farà?

Di Maio chi?

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2/5/2018 - 15:32

AUTORE:
Emanuele Treggiani

Ecco la verita'. Che Renzi ha scoperchiato. Non era vero che l'accordo eventuale con Di Maio era dettato, come dicevano, da uno stato di necessita', da una situazione di forza maggiore e da un atto di responsabilita' per evitare le elezioni anticipate. Fassino ha svelato il vero disegno. Loro pensano ad un'alleanza organica, stabile e strategica con i 5 Stelle. Pensano che Lega e Movimento saranno i riferimenti di un nuovo bipolarismo. E che in esso al Pd tocchi il ruolo di alleato minore, stabile e permanente dei 5 Stelle. E' la capitolazione e la sanzione definitiva della fine del Pd. Non e' vero niente di quel che dice Fassino. Ma proprio niente. Il consenso ai 5 Stelle non e' stabile e definitivo. E il Friuli lo dimostra. Il bipolarismo Lega/5 stelle non e' auspicabile. E sarebbe lo scenario piu' tragico per il presente e per il futuro: due populismi checsi spartiscono il governo e l'opposizione. E volevano che Renzi non parlasse? La prospettiva auspicata da Fassino sancisce la fine del Pd ridotto a ruota di scorta dei 5 Stelle. Non solo e tanto nell'emergenza di oggi. Ma, addirittura, come scelta strategica.Ecco cosa stavano preparando. Si avviavano a consegnarsi, per sempre, ai 5 Stelle. Per questo avevano posto condizioni farlocche e di facciata, polvere negli occhi della base Pd ( le tre condizioni di Martina). Per questo non avevano posto nemmeno la condizione che Di Maio lasciasse. Renzi e' stato tempestivo. Altro che! Ha bloccato una capitolazione strategica camuffata con il trucco dell'apertura di un dialogo. Renzi e', purtroppo per loro, il leader vero. Anche perche' ha spiegato in Tv che c'e' un'alternativa alla capitolazione, alla deriva del bipolarismo sudamericano tra due populismi e alla fine del Pd: un governo istituzionale, proposto da Presidente, con un solo punto di programma, la riforma maggioritaria e il sistema del semipresidenzialismo. Votando con un nuovo sistema maggioritario, gli attuali rapporti di forza e l'attuale tripolarismo si scioglierebbero. E la geografia politica cambierebbe. Lega e 5 Stelle direbbero di no? Vorrei vedere. Voglio vedere la destra dire di no ad una sua storica proposta. Voglio vedere i parlamentari appena eletti dire di no ad una proposta "nobile" che eviti lo scioglimento anticipato. Voglio vedere i 5 Stelle andare al voto anticipato, anche dopo il Friuli, sperando in una ripetizione del 32%. E voglio, a questo punto, anche vedere con quali argomenti, nella prossima Direzione del Pd, Martina, Orlando, Fassino e Franceschini difenderanno la linea del dialogo. Che dialogo non era ma, lo hanno confessato, era la definitiva capitolazione del Pd e la riscrittura, orrenda e da brivido, della geografia politica italiana. In senso regressivo.

2/5/2018 - 1:21

AUTORE:
Leonardo Bertelli Migliarino

Sig. Corbino fa come le chiocciole ? Si rivede dopo che ha smesso di piovere ?
Il suo ragionamento si regge su un assunto sbagliato e finisce con i soliti peana a chi sappiamo bene.
Sa perché nessun giornale ha dato troppo risalto alla percentuale dei votanti friulani ? Probabilmente perché nel 2013 la stessa fu di poco oltre il 50%, come vede a quelle latitudini sono ripetitivi .
Fa bene a rimarcare il risultato negativo dei grillini, fa il paio con quello di chi sa bene anche Lei, seppur in diverse competizioni elettorali.
Dimenticavo, De Gasperi era di Trento, non friulano, lo dica al suo mentore...