none_o

A volte ci soffermiamo ad ammirare le bellezze naturali, rimanendo meravigliati di fronte alla capacità della Natura di creare ambienti, paesaggi, scorci fantastici.Soprattutto se facciamo poi il confronto con l'attitudine umana a distruggere, depredare, sfruttare qualunque luogo.Ma a volte, così come succede nell'arte, anche per l'ambiente l'uomo può creare meraviglie che poi diventano parte della Natura. 
Nel nostro territorio abbiamo un esempio davvero eclatante di tale capacità umana, il bosco di Migliarino

Che c'entra l'elenco del telefono che hai fatto, con .....
Le mutande al mondo non le metti ne tu e neppure Di .....
Da due anni a questa parte si legge che Putin, ovvio, .....
È la cultura garantista di questo paese. Basta vedere .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
Incontrati per caso...
di Valdo Mori
none_a
Mauro Pallini-Scuola Etica Leonardo: la cultura della sostenibilità
none_a
Incontrati per caso
di Valdo Mori
none_a
APOCALISSE NOKIA di Antonio Campo
none_a
Sul finire del giorno
s'attenua anche il bollore
e il crepuscolo
benefico mediatore
occhieggia alla sera
con lo sguardo
carico d'amore
Gli ultimi .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
di Anonimus
Proponiamo il presidenzialismo e vediamo chi ci sta.

2/5/2018 - 9:21

Nel romanzo giallo della politica italiana a risolvere il caso è stato Matteo Renzi: L’assassino è il No al referendum del 4 dicembre 2016.Le cose non stanno così? e se vogliamo guardare avanti bisogna dirsi la verità.

Proponiamo il presidenzialismo e vediamo chi ci sta.

Nel romanzo giallo della politica italiana a risolvere il caso è stato Matteo Renzi: l’assassino è il No al referendum del 4 dicembre 2016. O forse bisognerebbe parlare di serial killer, tali e tante sono le catastrofi delle quali l’ex premier addossa la responsabilità alla bocciatura della sua riforma costituzionale. Ultima in ordine di tempo, la paralisi politica seguita alle elezioni del 4 marzo scorso. Le cose non stanno così, e se vogliamo guardare avanti bisogna dirsi la verità.
Assiso nel salotto tv di Fabio Fazio, Renzi ha fornito una ulteriore prova di non aver compreso che il vero nodo attorno al quale ruota la possibilità per gli elettori di avere un vincitore certo – e per il Paese di avere governabilità – è la forma di governo. Insistere con la “legge dei sindaci” facendo finta (si spera!) di non sapere che nei Comuni si elegge una carica monocratica (il sindaco, più o meno l’equivalente del premier) e in un sistema parlamentare si elegge un’assemblea rappresentativa (più o meno l’equivalente di un consiglio comunale) significa non aver imparato dai propri errori. Insistere con la legge elettorale a doppio turno quale prodigio incompreso dagli elettori al referendum significa far finta di non sapere che la Corte Costituzionale ha stroncato il ballottaggio per motivi che con il referendum non hanno nulla a che fare ma hanno invece molto a che vedere con la forma di governo del nostro Paese. Continuare a invidiare Macron che con il 23 per cento si è trovato presidente della Repubblica francese significa non vedere la differenza essenziale che passa tra un sistema parlamentare e un sistema semi presidenziale.

Pensare, infine, che limitandosi ad attribuire a una sola Camera la prerogativa della fiducia al governo il problema del ballottaggio sarebbe risolto, significa non aver colto il nodo essenziale. E invece il nodo essenziale sta lì, intatto, e le elezioni del 4 marzo l’hanno evidenziato con rara efficacia.
Il fatto è che con un quadro politico sostanzialmente tripolare, e con i paletti posti dalla Consulta, nessuna legge elettorale potrà mai garantire una maggioranza parlamentare e un governo stabile. Anche rivedendo radicalmente il Rosatellum, nuove elezioni rischierebbero seriamente di riconsegnarci lo stallo attuale.
Le riforme costituzionali sono state rifiutate dagli italiani votando NO al referendum.Abbiamo così rinunciato a fare dell’Italia una repubblica parlamentare monocamerale.

Per dimostrare quanto era odiato Renzi gli italiani hanno votato NO dandosi la zappa sui piedi. C’erano tante ragioni per rifiutare quel referendum,ma poter trasformare l’Italia in una repubblica parlamentare monocamerale,rappresentava una rivoluzione dai benefici incalcolabili.Il progresso avanza per piccoli passi,ma gli italianihanno rinunciato a fare un grande passo.
Ora si parla di riproporlo.Tenete presente che Renzi a mezzo di un ddl presentato da Stefano Ceccanti, un suo senatore, questo sistema l’ha già proposto il primo giorno della convocazione delle camere. Chi se lo intesta conta poco, anche se ripeto è il RENZI che l’ha già fatto metter per iscritto questo progetto da un costituzionalista per altro, quel che conta è che la via unica percorribile ed in questo siam d’accordo.

Un doppio turno maggioritario, dove chi ha più del 12% va al ballottaggio al secondo turno, per l’elezione del senato o della camera.

E la figura del Premier a riproporre il meccanismo del sistema elettorale dei Sindaci a coagulare tra il primo e il secondo turno (visto che nessun partito italiano ha la forza di raggiungere il 51% portando il suo Capo politico a Palazzo Chigi) Quali sono i partiti che son disposti ad appoggiarlo per convincere la maggioranza degli elettori? IO SONO: Perfettamente d’accordo.

PRESIDENZIALISMO alla francese.

I due schieramenti che predono più voti vanno al ballottaggio e chi vince ha la Presidenza della Repubblica. Questo forma il Governo come gli pare e fa quello che andrebbe fatto senza troppe perdite di tempo e sotterfugi.
Il centrodestra (vincitore delle elezioni) la faccia questa proposta invece di parlarne e basta.

 Ci metta la faccia e l’impegno che nel precedente referendum ci aveva messo Renzi, e vedrà che troverà una sponda ricettiva ma soprattutto disposta ad arrivare in fondo e non ritirarsi all’ultimo miglio per calcoli di bottega come ha invece fatto FI LEGA M5S & ACOZZAGLIA
Ma sarebbe ammettere la c..... fatta il 4/12/016 BOCCIANDO IL REFERENDUM, Ma quello che vi ruga e ammettere che RENZI aveva ragione allora e tu ora dimostrando che e l’unico vero leader attualmente in ITALIA.
NON VOLETE MANGIARE IL ROSPO.

Allora meglio come ora…inciuci a go go.

dove chi perde governa…e attese di oltre 50 gg senza vedere la benché minima traccia di un Governo. Peraltro, mai capace di ciò che può un presidenzialismo, in termini di efficienza / efficacia.

I tempi sono cambiati, o l’ Italia si sveglia o siamo sepolti vivi dagli altri Paesi EU ben più avanti di noi.

Sveglia!

+  INSERISCI IL TUO COMMENTO
Nome:

Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
EMail:

Minimo 0 - Massimo 50 caratteri
Titolo:

Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
Testo:

Minimo 5 - Massimo 10000 caratteri

2/5/2018 - 20:08

AUTORE:
Br1

...disse la forchetta al tovagliolo.
Tre sono stati i "rivoluzionari" del voto in Italia.
Berlusconi Silvio che fece rimanere a gamba ciala il povero Locchetto.
Matteo Renzi (era il suo tempo migliore alle Europee) e senza dir niente a nessuno mise cinque donne capolista nelle 5 circoscrizioni e anche la mia amica Alessandra Moretti (ex bersaniana come il sottoscritto) prese 235.000 voti di preferenza e tutte fecero il pieno di voti (anche di grillini e di FI) come spiegato nei post precedenti.
Poi il solito Fassino (detto fischione) disse a Grillo: fai un partito, presentati alle elezioni e poi si vede quanti voti pigli!
Menomale che Italia Bene Comune di Bersani e Vendola poterono usufruire dei voti degli Italiani all'estero per avere il premio di maggioranza alla Camera.
All'estero la dove le urla sguaiate di Grillo non arrivavano e votarono in serenità.

Poi, poi su Wikipedia, caro filettolino; se non hai memoria storica; li trovi tante risposte precise e non emendabili e trovi anche quel che ho detto tante volte: Berlinguer perse e con il suo 34,4% fece il governo delle astensione con Andreotti per salvare l'Italia dal fuoco delle br.
Occhetto perse tre volte ed il solito D'Alema lo cacciò dal PDS ed il D'Alema portò il mio partito al 19,1%.
Poi Veltroni si dimise dopo le elezioni regionali sarde ma prima perse con Berlusconi con il 37% di voti (che son pari a quelli delle destre attuali che "han vinto".

Ora c'è la proposta di Matteo Renzi per risolvere l'empasse ma che per dargli vita ci vuole un governo di tutti per fare un sistema elettorale semipresidenzialista per un governo certo e...quei due che han vinto il mongolino d'oro se votavano si al referendum era due mesi che si aveva un governo.
W l'Italia libera e democratica.
bona

2/5/2018 - 19:36

AUTORE:
filettolino

Hai voglia di ripetere fino alla noia la tiritera dei voti dal 25 al 41 %.Le chiacchere stanno a zero : i voti li danno gli elettori, non i partiti, e sempre gli elettori te li levano . Se dal 25 arrivi al 41 e poi torni al 18% vuol dire che qualcosa non ha funzionato , e non sono gli elettori che non funzionano , non funziona il partito e chi lo guida. Questa è la realta .
A voi che siete avveduti trovare la soluzione .

2/5/2018 - 12:49

AUTORE:
Osservatore 1

Si! siei proprio come dici: Sono proprio un coglione.

E' stato spiegato fino alla noia che dal 25% della "ditta" di Bersani, poi quando la guida PD passò nelle mani di Matteo Renzi raggiunse il 41% nella prima elezione sostenuta da tutto il PD. Quei voti in più provenivano dai 5* dati al 40% da Piepoli e dalle urne uscirono con un 25% e che da FI in tanti si orientarono sul "nuovo" dirigente del Partito Democratico e fu da li che gli oligarchi PD provenienti dal PCI/PDS/DS videro in bilico la loro egemonia sull'intero partito e subito dopo cominciò l'invidia (che è una delle peggiori malattie in assoluto in tutti i campi).
Poi il resto è storia; quattro ex segretari del partito precedente a Renzi: D'Alema, Bersani, Epifani, Franceschini, non l'hanno mai digerita quella vittoria non loro ed ora (pare) ci si sia messo anche Fassino a mettere il baston fra i raggi per distruggere completamente il Partito Democratico per farlo assorbire dalla Casaleggio Associati come ruota di scorta della cinque stelle.
Zanda dice che Renzi deve andar via dal "suo" partito?

Invece è bene che vadano fuori i mercanti dal tempio!
...ed anche chi non riesce a leggere/capire il Costituzionalista Stefano Ceccanti è bene che stia sul suo (come chi a Vecchiano preferiva un vecchianese al Senato della Repubblica al posto di Stefano Ceccanti).
.......almeno di tutto resta un poco: sostiene Tabucchi.
Silvio Berlusconi prima di Matteo Renzi fece la proposta fatta ora da Ceccanti al nuovo Parlamento, ma già prima di loro Alcide De Gasperi sosteneva che le leggi elettorali non si fanno per la contingenza, ma per il domani.
Vedi Luigino Di Maio che a forza di dire no a tutto, ora vuole andare a ri/votare pur sapendo bene che è proprio da coglioni essere esclusi lui e Fico maanche la vice Presidente del Senato un.Taverna che non sono più ri/candidabili per un terzo mandato secondo il loro editto dei: due mandati e poi tocca ad altri.

2/5/2018 - 12:15

AUTORE:
Maleodorante

Speravo, almeno una volta, in un articolo critico verso L'Altissimo, ma sono rimasto deluso!
Sono proprio un coglione. Possibile che non capisca la grandezza di un uomo straordinario che ha le risposte a tutte le domande, che vede più lontano degli altri, l'unico "homo" in un branco di ominidi?
E pure avevo votato si turandomi un po' il naso!
Rimane comunque un fenomeno, perchè solo un fenomeno è capace in pochi semestri di portare un partito storico dal 40 al 18%. E senza domandarsi perchè tanti elettori lo abbiano abbandonato.
Un vero fenomeno. Vediamo fino dove, con la sua straordinaria intelligenza e capacità politica, sarà capace di portare il (suo?) partito.
Mi scuso, ma non sono stato capace di leggere il Ceccanti... però me lo posso immaginare!

2/5/2018 - 9:35

AUTORE:
Pierluigi Mele, giornalista a Rainews24

Riforme Costituzionali, un bluff? Intervista a Stefano Ceccanti

Nel marasma della politica italiana, segnata sempre più da partiti in crisi di identità, si parla di “Riforme Costituzionali”. Si veda la proposta del Pdl di trasformare la nostra forma di governo in senso semi-presidenziale. Proposta non accolta da Pierluigi Bersani, segretario del PD, che insiste sulla riforma della legge elettorale. Insomma la sensazione è che si rischia un nulla di fatto. Vedremo quello che succederà mercoledì prossimo al Senato, quando sarà messa ai voti l’emendamento del Pdl sul semi-presidenzialismo.

Per parlare di questo abbiamo intervistato il Senatore Stefano Ceccanti, costituzionalista, esponente dispicco dell’area liberal del PD

Senatore Ceccanti, ogni tanto la politica italiana tira fuori il problema della Riforma della II parte della Costituzione del 1948. Dati i precedenti tentativi fallimentari, non le sembra che si rischia, dati i tempi ristretti, l’ennesimo fallimento?

Non e’ un problema di tempi. Una riforma costituzionale si puo’ fare in circa quattro mesi se c’e’ un accordo politico la volonta’ di arrivarci.

Veniamo alla proposta del Pdl sul semi-presidenzialismo. Una proposta assai radicale, non esente darischi istituzionali. Implica una riscrittura complessiva della Costituzione (in modo particolare sul fronte delle garanzie costituzionali e dei contrappesi di potere). Una proposta, quella del Pdl, assai lontana dalla tradizione storica del PD. Invece Lei più possibilista, perché?

Premesso che lo scenario peggiore per l’Italia sarebbe lo status quo perche’ la legge elettorale attuale incentiva coalizioni per vincere e non per governare e rischieremmo quindi di avere un nuovo governo tecnico dopo poche settimane dall’inizio della nuova legislatura, la questione del semipresidenzialismo e’ stata ripresa dal Pdl dopo che vari esponenti del Pd, in seguito alle amministrative, al voto greco e a quello francese, avevano rilanciato il doppio turno di collegio. Prima di quella data si lavorava sullo schema di governo del primo ministro, quello approdato in aula al senato, abbinato al sistema elettorale ispano- tedesco. Il problema e’ il seguente: forma di governo e sistema elettorale devono avere una coerenza interna. La forma del primo ministro ha bisogno di un sistema in cui si voti non solo per i candidati ma anche per i partiti, dando ai piu’ votati di essi una sorta di premio perche’ le coalizioni si formino intorno ad essi. Rende il voto una sfida nazionale passando per i partiti e non piu’ per le coalizioni pre-elettorali. In alternativa se si propone il doppio turno di collegio in presenza di una frammentazione del sistema dei partiti bisogna abbinarlo necessariamente al semi-presidenzialismo, analogamente al doppio turno delle amministrative che e’ sul sindaco, sul vertice dell’esecutivo. Tecnicamente non ha senso sommare forma di governo del primo ministro e doppio turno di collegio. Se preferiamo la forma di governo del primo ministro rilanciamo allora l’ispano-tedesco, altrimenti confrontiamoci sul combinato semi-presidenzialsmo – doppio turno. In ogni caso evitiamo lo status quo.

Il Presidente della Repubblica, al riguardo del semi-presidenzialismo, ha espresso “perplessità”.In quanto per i costituenti il Presidente della Repubblica è un organo di garanzia. Non trova che il semi- presidenzialismo ponga più problemi alla politica che risolverli. Un semi-presidenzialismo che non abbia con sé partiti politici forti non esiste. E i partiti oggi, in Italia, non godono assolutamente di buona salute…Quindi il rischio, denunciato da Augusto Barbera, è quello di una deriva “sudamericana” (nel senso deteriore del termine). Come se ne esce?

Se il Presidente della Repubblica si trova solo eccezionalmente ad utilizzare i suoi poteri di riserva per rendere governabile il sistema tutto funziona, ma qui emerge il rischio che invece la supplenza sia la regola e non piu’ l’eccezione. Delle due l’una: o si stabilizza il sistema incentivando i partiti a vocazione maggioritaria con l’ispano-tedesco e la forma del primo ministro oppure il sistema si terra’ solo col semipresidenzialismo che richiede anch’esso partiti in grado di reggere la competizione per le presidenziali. I rischi di deriva sono anzitutto nello status suo.

Non è meglio puntare sulla riforma della legge elettorale? Quale sistema, secondo Lei, garantisce bipolarismo e governabilità?

L’ispano-tedesco insieme alle correzioni costituziinali sulla forma di governo del primo ministro oppure il doppio turno di collegio col semipresidenzialismo. Non si puo’ caricare tutto sul solo sistema elettorale. Per di piu’ se si riesce a fare l’accordo sul sistema elettorale anche il pezzo di riforma costituzionale viene da se’.

Una battuta sul PD. Come la mettiamo con Di Pietro?

Non la mettiamo proprio. In Parlamento sulle votazioni chiave siamo sempre in dissenso. Non c’e’ quindi un’alleanza possibile. Capisco poi le esigenze di apertura alla societa’ civile e il richiamo allo strumento delle primarie tuttavia in nessuno dei due sistemi hanno senso liste civiche e primarie di coalizione.
Le primarie debbono essere aperte si ma con candidati di partito altrimenti siamo fuori sia dalla forma del primo ministro che pone alla guida del governo il leader del primo partito ma anche da quella semipresidenziale. Hollande ha vinto le primarie del Ps non di una coalizione.