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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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San Giuliano Terme, 30 giugno
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Marina di Vecchiano -giovedi 4 luglio
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
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"Una vita in vacanza"
di Trilussa

10/6/2018 - 17:56


Negli anni 60 quasi tutti gli artisti che facevano musica guardavano al mondo. Erano gli anni della guerra del Vietnam, delle contestazioni giovanili in molte parti d’Europa, della scoperta dei diritti delle donne e dei lavoratori. I giovani, studenti e non, affollavano le piazze per protestare chiedendo un mondo migliore, più giusto, con più pace e più diritti per tutti. Con la speranza, purtroppo fallita, di un mondo migliore.


Fu in quell’atmosfera di grande tensione sociale che nacquero da parte di molti artisti stranieri, ma anche nostrani,  bellissime canzoni che sono oggi patrimonio di tutti e vengono ancora spesso riproposte. Blowing in the Wind di Bob Dylan, Imagine di John Lennon, Eve of Destruction di Barry McGuire, War Pigs dei Black Sabbath sono alcuni esempi di come gli artisti del tempo erano ispirati da grandi avvenimenti, forniti di grandi ideali che cercavano di comunicare a tutti con la loro musica.

 

Versi contro la guerra come quelli di War Pigs “I maiali delle guerre strisciano sulle ginocchia implorando pietà per il loro peccati. Satana, ridendo, spiega le ali!” danno l’idea del coinvolgimento emotivo di questi gruppi.

 

Anche in Italia vi sono stati esempi di sensibilità abbastanza simili: Auschwitz di Francesco Guccini, La guerra di Piero di Fabrizio de Andrè e Generale di De Gregori ne possono essere citati come esempi.
Un certo mondo musicale, quindi, che cercava di uscire dai soliti stereotipi dell’amore e delle rose e si guardava intorno, si occupava del mondo, della guerra, della condizione degli umili, dei derelitti pur non lemosinando anche perle di poesia come “Incontro” dello stesso Guccini.
Anni intensi, di grande partecipazione emotiva e di grande creatività, che non ha avuto riscontri, salvo rare eccezioni, nei decenni successivi fino al giorno d’oggi.


Oggi le tematiche sono assai diverse. E’ tornato di moda l’amore, i sentimenti, i rapporti personali di un lui e una lei. Cose personali, rapporti fra le persone, momenti di una vita di coppia più o meno unita. Non grandi voli sul mondo, non grandi sguardi oltre. Ma ci sono alcune eccezioni venute proprio dal Festival di Sanremo di quest’anno che appaiono incoraggianti. E sono proprio la prima e la seconda classificate.


Non mi avete fatto niente” è infatti un inno contro il terrorismo, contro la paura e nasce nel novembre 2015, dopo l’attacco al Bataclan. L’ispirazione è la lettera scritta dal marito di una delle vittime: “Voi non avrete il mio odio, voi non avrete la mia paura – disse –. Non mi avete fatto niente”», e gli autori decisero di farci una canzone. All’Eurofestival si è classificata quinta ma la cosa più interessante è stata la traduzione in 15 lingue, organizzata dalla Rai, per rendere evidente il messaggio legato indubbiamente al testo in un concorso, a dire il vero, dominato soprattutto da luci ed effetti speciali e dove i testi sono quasi sempre risultati banali. Con alcune buone eccezioni riguardanti temi come l’immigrazione o il ruolo della donna nella società moderna. Guerra niente, e ce ne sono ancora veramente tante nel mondo. Ma non si può avere tutto.


Anche la seconda classificata ha avuto un grande successo commerciale. In parte derivato dal suo ritmo accattivante e forse anche per una non perfetta comprensione del messaggio che contiene.

 

Una vita in vacanza” non incita, come sembra, a stare senza far niente godendosi la possibilità di vivere senza lavorare “libertà e tempo perso e nessuno che rompe i coglioni, nessuno che dice se sbagli sei fuori” ma invita a mollare tutto, anche quella vita facile che a te sembra la migliore, per inseguire i tuoi sogni e le tue aspirazioni. Lo Stato Sociale non è nuovo a questo tipo di messaggio. Sono cinque ragazzi bolognesi vivaci, intelligenti e un po’ guasconi “siamo tutti antifascisti, nessuno tifa juve ma su molte cose discutiamo molto”. Avevano già inciso altri pezzi ispirandosi a cose reali con titoli significativi come L’amore al tempo dell’Ikea o anche la Stasi aveva un cuore lanciando dei messaggi non sempre facili da capire.
 
Chissà se la gente che ha compulsato YouTube ha capito cosa ci sta dietro al brano- dice Checco-, forse un 15% di chi ci ha ascoltato, che comunque non sono pochi. Se gli altri vogliono solo ballare, perché gli piace il ritmo, be’, non è mica una brutta cosa-aggiunge Lodo-. A volte ci troviamo a correre come pazzi e bruciare la nostra vita per inseguire cose che nemmeno sappiamo se sono ciò che vogliamo. Noi siamo messi così, e tu?”».
Hanno un sito lostatosociale.net dove si trovano i testi delle loro canzoni (e tanto altro naturalmente). Se volete leggere qualcosa di diverso dai soliti testi canzonettari date un’occhiata.
 

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