Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante.
Uso questa sezione non solo per mostrare una foto del territorio come di solito, ma per rispondere al lettore Mister No che, nel forum, chiede notizie dell’ALGA NELLA BARRA.
Cominciamo con il dire che non si tratta di alga, ma di una comune pianta (avevo già scritto un articolo su di essa qui sulla vds ma non ricordo quando e dove): il millefoglio acquatico, pianta infestante in molte zone del mondo dove provoca assembramenti immensi. È dannosa per lo stato delle acque e per la vita animale che non riceve più sole, dannosa per la navigazione fluviale e lacustre, indice di acque ricche di fosfati, nitrati e concimi chimici, innocua per l’uomo se non fastidiosa per il cattivo odore che emana la massa che logicamente muore dopo un’intensa vita. La sua estirpazione andrebbe fatta con attrezzi che non la frantumino data la sua facoltà di rinascere con ogni sua più piccola parte.
E questa è una!
Nella foto si nota una strana zona rossa, solo nel tratto Barretta e non nella Barra, che credo sia la Azolla caroliniana, una piccola felce acquatica (anche questa non è un’alga) dall'aspetto simile a muschio, verde all’origine, ma rossa con luce solare abbondante. Anch’essa si alimenta con i fertilizzanti dei terreni, cresce smisuratamente, ma ha le sue piccole radici galleggianti per cui il suo spostamento e colonizzazione è più veloce del millefoglio.
Ha un aspetto simile alla lenticchia d’acqua, la paperina del vernacolo, quei piccoli dischettini verdi che a volte hanno coperto completamente l’Arno a Pisa.
Ambedue sono nella lista nera delle specie aliene pericolose.
Sul vero nome di queste piante rosse non sono completamente sicuro, ma una storia, vera dato che è da fonte di una università di biologia ambientale americana, dice che nei tempi preistorici la azolla era cosi in numero smisurato tale da, nutrendosi essa di anidride carbonica, creare un effetto serra e un successivo cambiamento climatico.