none_o


Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
Arabia Saudita
none_a
Incontrati per caso...
di Valdo Mori
none_a
Dalla pagina di Elena Giordano
none_a
storie Vere :Matteo Grimaldi
none_a
Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
di Mario Corbino
Menomale che Mattarella c'è e...anche Conte

13/7/2018 - 7:17

Come un marito, preso da una immotivata crisi di gelosia, ieri Salvini si è scontrato con la titolare della Difesa Elisabetta Trenta, una lunga esperienza in tuta mimetica, e un carattere duro, che non si inchina al primo venuto.

Incolpata dal violento populista di dare corpo alle strutture militari, difendendo le proprie competenze, che lui è abituato a violare senza ritegno.

Nasce comunque in noi un dubbio che potrebbe essere fondato. Sappiamo ormai che Salvini ha utilizzato, meglio diremmo ha sfruttato, l’arrivo e la gestione dei migranti recuperati in mare come se fosse un proprio esercito di comparse di Cinecittà, da tenere sempre a disposizione, per utilizzarlo al momento di bisogno. Per lo stesso protagonismo esibizionista il discusso Vice aveva bloccato la nave della Guardia Costiera, con i 67 naufraghi a bordo, dinnanzi al porto di Trapani, vietandone lo sbarco.

Del tutto incurante del fatto che la competenza in materia di trasporti è esclusiva del collega ministro Toninelli, spesso sopraffatto dalla irruenza del Salvini. Che, per il suo capriccio di stile mafioso, potrebbe essere addirittura incriminato per 67 sequestri di persona, un reato gravissimo in presenza di precise sentenze emesse da un tribunale, l’unico che può ordinare l’arresto.

Ieri, di fronte a questo ennesimo intollerabile teatrino, più volte ci siamo chiesti chi comanda nel nostro paese.

E finalmente dal Quirinale il Presidente Mattarella ha mandato un segnale, a Salvini, e alle crescenti preoccupazioni degli italiani.

Lo ha fatto con il suo stile forte ma riservato, che accentua la differenza abissale con la virulenta azione di governo, e spesso di malgoverno del focoso leghista. Ha chiamato il premier Conte e gli ha chiesto notizie di quella nave tenuta al largo del porto di Trapani, dall’ennesima prepotenza del debordante membro del governo.

Conte, agendo con la sua evidente signorilità, ha messo subito le cose a posto, facendo sbarcare i naufraghi, ed evitando anche l’impiego di quelle manette che Salvini aveva preteso dalle autorità portuali.

Costui ha una tale smania di ammanettare il prossimo che cominciamo ad augurarci che finalmente verrà un giorno, trovati i 49 milioni rubati dalla Lega, che i medesimi attrezzi che bloccano i polsi per evitare la fuga, scattino proprio nell'ambito del suo partito.

Sempre che la magistratura, della quale il focoso populista non vuole mai tenere conto, si attivi quando giungerà il momento di agire. Non è possibile infatti tollerare ancora a lungo questi capricci dittatoriali che ci mortificano con il resto del mondo.

Ma il problema è un altro: ormai, nell’ambito di questo governo, si è consolidato un pericoloso quanto inedito conflitto istituzionale, con ministri più invadenti che si intromettono nei ruoli e nelle competenze di altri ministri, più tolleranti. E forse il confronto con Elisabetta Trenta, e il successivo intervento di Mattarella sono valsi a spezzare questo errato approccio nella gestione del governo.

Anche perché ha ripresentato in termini molti precisi che al di sopra di queste beghe da comari esiste comunque un premier, Giuseppe Conte, che anche da quanto è accaduto a Trapani, esce comunque rafforzato.

E per dormire sonni più tranquilli, ci basterà ricordare che al Colle c’è Mattarella, finalmente un grande Presidente.

+  INSERISCI IL TUO COMMENTO
Nome:

Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
EMail:

Minimo 0 - Massimo 50 caratteri
Titolo:

Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
Testo:

Minimo 5 - Massimo 10000 caratteri

18/7/2018 - 23:27

AUTORE:
BdB

....gli altri 157 lettori di questo articolo sono già oltre.
Ti aggiungo una foto bellanova; tanto per rimanere nel solco seminativo.
bona.

18/7/2018 - 22:45

AUTORE:
Leonardo Bertelli Migliarino

Se avessi la possibilità di giocare ad armi pari sarebbe più semplice, purtroppo non si può, tocca arrangiarsi. Io scrivo, il problema è se il tutto verrà pubblicato.
Dunque, Umbertino il guerriero, non cambia mai, peccato che al Nazzareno non se lo filino, farebbero un affare.
Lo scritto su Speranza è ormai superato dal tempo.
Invece lo scritto del signor Paganelli, tranquilli non sa neanche che esiste la VdS, è un articolo ripreso o da FB o da Democratica, è interessante e condivisibile, o almeno, in alcune parti.
Il problema è il nesso : che c'entra con la discussione che stiamo facendo ?
Mi piacerebbe stare sempre nel seminato, purtroppo errori ne ho fatti e ne farò, però mai mi sono sognato di offendere o nominare in modo offensivo persone che sono state uccise per le loro idee o azioni. Massimo rispetto.
Però, ripeto, con questo dibattito non c'entrano nulla.
Questo paese ha bisogno di riforme, ma sarebbe il caso che cominciassero ad andare in direzione di chi fino ad oggi ha subito ( con l'accento sulla i).

18/7/2018 - 13:35

AUTORE:
Non compagno di Speranza

+++ SPERANZA, ECCO LA VERITA' +++

Roberto Speranza prova a cambiare la storia, raccontando un 2014 in cui la minoranza PD garantiva il sostegno al governo Letta.
Eppure non sembra essere andata così,
ad onor del vero questo video, del suo intervento durante la Direzione Nazionale merita di essere ascoltato:

http://www.youdem.tv/doc/265151/direzione-nazionale-pd-intervento-di-roberto-speranza.htm

"Io penso che Enrico (Letta) ha fatto fino in fondo la propria parte. Si fa bene ad esprimergli totale gratitudine e apprezzamento e non di maniera perché ha fatto al meglio tutto ciò che era possibile. Penso però che oggi le condizioni nuove che ci sono devono provare a farci fare quella svolta che da più parti abbiamo auspicato".

Commenti

Giuseppe Patti Gli italiani non hanno la memoria corta!
Ecco perché tutta l'accozzaglia si sta preoccupando!
Tutti contro Renzi?

Daniele Ricò La coerenza va dove il vento lo porta... speranza è un cognome e di fatto ..... ma direi che aggettivo e nome sono sbagliati.. a me mette tristezza.

Chiara D'Errico
Comunque, che ci fosse una certa schizzofrenia indotta dal "baffetto" pugliese all'interno di quelli che poi sarebbero andati ad istituire il manipolo degli scissionisti, era evidente già da un pezzo a tutti!

Mariella Brusa Come disse a suo tempo giachetti speranza ha la faccia come il c... Adesso dica che non fu lui a fare questa dichiarazione o che le due parole furono travisate

Sandra Mancuso
La coerenza che pretendono da Renzi non la pretendono da se stessi un p'ò di onestà intellettuale vero Speranza?

Su Meri
Ma ancora date importanza a Speranza? Poverino, inconsapevolmente ha fatto la scissione dal PD, sulla scia di bersani, dalema e compani che hanno l'unico scopo di AUTODICHIARARSI i migliori e cosi AUTONOMINARSI e AUTOCANDIDARSI per il comodo cadreghino di parlamentare . Senza il fastidio e l' impedimento di primarie e organismi statutari. Ma Speranza , pur avendolo capito in ritardo, si guarda bene di imitare PISAPIA che ha ben capito la trappola tesa dai su nominati bersani, D'Alema, rossi, gotor e compagni di merenda. Che triste questa AUTODEFINITASI SINISTRA.

18/7/2018 - 13:04

AUTORE:
Andrea Paganelli

OGGI HO VOGLIA DI DIRNE 4...
E chi pensa che esageri cambi pagina.

LE RIFORME VENGONO DA LONTANO, E I RIFORMISTI HANNO IL DIRITTO DI PARLARE, PERCHÉ HANNO SEMPRE UN ANNIVERSARIO DA FESTEGGIARE... Quest'anno (2018) è l'anniversario della Morte di ROBERTO RUFFILLI (1988)
E quando io dico che il vero dibattito a sinistra è tra Riformismo e Radicalità, sono in molti a minimizzare, ed anche a "rimuovere" dalla memoria (nel caso dei giovani a non approfondire..). INVECE IL PROBLEMA È TUTTO LÌ..

C'è un filo comune che lega queste persone:
Aldo Moro, assassinato nel 1978
Emilio Alessandrini, Assassinato nel 1980
Walter Tobagi, assassinato nel 1980
Vittorio Bachelet, assassinato nel 1980
Roberto Ruffilli, assassinato nel 1988
Massimo D'Antona, assassinato nel 1999
Marco Biagi, assassinato nel 2002
(E potrei citarne molti altri...)

QUEST'ANNO È L'ANNIVERSARIO DI ROBERTO RUFFILLI...
Le Brigate Rosse, il 16 aprile 1988 (proprio pochi giorni dopo la nascita del nuovo governo De Mita, che Ruffilli aveva contribuito a creare), lo assassinarono. Appena rientrato nella sua casa forlivese da un convegno in città, Ruffilli fu sorpreso dai brigatisti Stefano Minguzzi e Franco Grilli, che travestiti da postini, suonarono alla porta della sua abitazione con la scusa di recapitargli un pacco postale; entrati nell'abitazione, lo condussero nel soggiorno, dove lo fecero inginocchiare accanto al divano per poi ucciderlo con tre colpi di pistola alla nuca.
Dopo una telefonata al quotidiano la Repubblica, nel giorno stesso dell'assassinio, alle 10.40 del 21 aprile fu ritrovato, in un bar di via Torre Argentina a Roma, un volantino che rivendicava l'uccisione, ed esordiva così:

"Sabato 16 aprile un nucleo armato della nostra organizzazione ha giustiziato Roberto Ruffilli, [...] uno dei migliori quadri politici della DC, l'uomo chiave del rinnovamento, vero e proprio cervello politico del progetto demitiano, teso ad aprire una nuova fase costituente, perno centrale del progetto di riformulazione delle regole del gioco, all'interno della complessiva rifunzionalizzazione dei poteri e degli apparati dello Stato. Ruffilli era altresì l'uomo di punta che ha guidato in questi ultimi anni la strategia democristiana sapendo concretamente ricucire, attraverso forzature e mediazioni, tutto l'arco delle forze politiche intorno a questo progetto, comprese le opposizioni istituzionali.
Firmato: Brigate Rosse per la costituzione del Partito Comunista Combattente"

Potrei continuare....
Le stesse minacce al bolognese Filippo Taddei (perché ci sono state anche quelle) responsabile economico del Pd nonché uno degli autori del Jobs Act, richiamano alla mente capitoli di un passato di violenza che ha colpito economisti e giuslavoristi che hanno donato la loro sapienza giuridica alla riorganizzazione del mercato del lavoro. Dal giurista Pietro Ichino al giuslavorista Giuliano Cazzola, le storie analoghe sono decine.
Storie di minacce che in alcuni casi sono finite appunto nel sangue, come nel caso dei tre citati: Marco Biagi, Roberto Ruffilli e Massimo D'Antona. Tre riformisti assassinati per le loro idee. Uomini dello Stato, servitori dello Stato, massacrati per questo mettersi al servizio della democrazia costituzionale.
D'Antona e Biagi, entrambi uccisi dalle nuove Br, hanno qualcosa di più in comune: sono stati consulenti del ministero del Lavoro, oggi detto del Welfare, hanno lavorato insieme col ministro Bassolino. Il secondo segue le sorti del primo, dopo l'assassinio del '99, e dopo essere stato consulente di Treu e Letta, centrosinistra, e infine anche del governo Berlusconi. ''Non vorrei che foste costretti ad intitolarmi una sala, come a Massimo D'Antona...'', disse in una tragica e profetica battuta al ministro Maroni e al suo vice, Sacconi, prima di essere ''giustiziato'' sulla soglia di casa per il suo Libro bianco sulla riforma del lavoro e per il suo impegno nelle modifiche all'art.18 dello Statuto dei lavoratori, allora come oggi al centro del dibattito politico, oggi come allora del feroce scontro politico e sociale.

Chiudo qui perché rischierei di fare qualche "sproloquio" , ma l'eredità culturale di questi RIFORMISTI la rivendico tutta, quando giocate a fare i "rivoluzionari" da salotto, state attenti a quello che dite, e magari mostrate un po' più di rispetto (almeno quello) per chi non la pensa come voi. 👿

18/7/2018 - 12:55

AUTORE:
XXXL

IL MINISTRO DELLA DISOCCUPAZIONE..
Riprendo anche oggi da Umberto Minopoli, che sta sui contenuti:
Il danno oltre la beffa.

Il “ministro delladisoccupazione”, costretto a prendere atto (grazie a Berlusconi, Confindustria, Ragioneria dello Stato, Inps, tecnici dei ministeri ( silenti e assenti Pd e Cgil) che il suo decreto dignita’ trasforma i giovani con contratti a termine in “senza piu’ contratti” e disoccupati, e’ corso ai ripari. Ha promesso un incentivo per chi trasforma i contratti a termine in indeterminati. Sapete in che consiste? Nel non perdere il contributo dello 0,5 % che valeva per i contratti a termine. I governi del Pd, per la stessa misura, avevano attuato la decontribuzione e proposto, per i nuovi contratti, l’abolizione del cuneo fiscale. Misure che il governo populista non puo’ permettersi. Perche’ le risorse per stimolare l’occupazione e ridurre il peso fiscale sul lavoro vanno dirottate a pagare il reddito di cittadinanza. E’ questo lo smantellamento del Job act, predicato da Di Maio, che piace anche ad Orlando, Damiano, Camusso e Landini. Che sono smaniosi di votarlo.
GRANDI RIFORMATORI... AHAHAH 😄

17/7/2018 - 17:21

AUTORE:
Leonardo Bertelli Migliarino

Avevo letto, nei vostri propositi, che non avreste accettato offese o similari verso chiccessia.
Con la foto aggiuntiva e il commento di seguito mi pare che siete andati fuori del seminato.
Bella prova...

17/7/2018 - 7:53

AUTORE:
BdB alias XXXL quando girino parecchiotto i bal

...il male di tutti i mali?
Dice che la storia di Giuda Iscariota sia ininfluente perché tutto era già scritto nella genesi e doveva per forza andar così.
Per i contemporanei c'è da aspettare altri duemila anni per vedere chi effettivamente ha votato a vanvera favorendo l'altro Matteo, ma per ora va bene così?
per lorartri si!

17/7/2018 - 1:16

AUTORE:
Dal Serchio

....ce l'ha i soldi per pagare le pensioni a quelli che ci sono andati con il " retributivo ", mentre oggi ci di va con il " contributivo ", ovvero con quello che si è realmente versato ? Pensate a questo, voi che avete la pancia piena e fate i soloni con chi lotta ogni giorno per sopravvivere in maniera dignitosa.

16/7/2018 - 20:45

AUTORE:
Curioso 2

...ma le aziende private o statali hanno il lavoro per garantire il lavoro fisso ai loro dipendenti?
La mia ex azienda è passata da 220.000 addetti a 80.000 facendo la stessa produzione; ergo la produzione è rimasta tale grazie alle tecnolologie, ma chi produceva ciclostili, cabine telefoniche e relativi gettoni, aratoni Martinelli trainati dalle vacche e forcine per caricare le barbabietole (quelle con il pallino di ferro saldato sulle corna) o le frullane; a chi danno il lavoro fisso ora lorolì?

Se poi gli eredi non son cosi capaci come il titolare per fare almeno pari fra incassi ed oneri, a lungo andare la loro azienda deve essere rilevata dallo Stato, cioè da noi tutti? Mah...

16/7/2018 - 16:54

AUTORE:
Curioso

....lo SPLIT PAYMENT, da quì al 2023 speriamo di fa 'ntempo a capillo, nsenò siamo daccapo alla 'anzona come per la "Fornero" si-no-ni; vederemo.

16/7/2018 - 14:39

AUTORE:
Dal Serchio

O ci fa ?
Da Repubblica.it :
MILANO - Il 14 luglio è entrato ufficialmente in vigore il decreto Dignità, primo atto normativo di peso del governo Lega-M5s pubblicato in Gazzetta Ufficiale il giorno precedente. Dopo le ultime correzioni e i "puntini sulle i" fatti mettere dalla Ragioneria dello Stato, che ha svelato per altro un effetto di crescita delle persone che rischiano di restare a casa con la stretta sui contratti a termine, le modifiche di fatto al Jobs act targato Renzi-Poletti entrano in vigore, in attesa delle possibili modifiche durante l'iter parlamentare di conversione in legge.
CONTRATTI A TERMINE
La stretta sui contratti a tempo determinato mira a disincentivarli per favorire e accelerare la transizione ai contratti stabili. Si rivede la liberalizzazione dei contratti di Poletti: la loro durata complessiva scende da 36 a 24 mesi, con la possibilità di proroghe che passa da cinque a quattro. Il contratto può essere libero solo per i primi dodici mesi; al rinnovo successivo ritornano infatti le "causali", ovvero gli imprenditori devono specificare le ragioni per le quali si intende proseguire quel contratto a tempo. Sono due le fattispecie ammesse: esigenze connesse a incrementi temporanei, significativi e non programmabili dell'attività ordinaria; necessità temporanee e oggettive, estranee all'attività ordinaria, o per necessità di sostituire altri lavoratori che magari sono in ferie.
A questa stretta si unisce quella contributiva: ogni rinnovo, anche al di sotto dei 12 mesi, prevede che i contributi crescano dello 0,5% andando a sommarsi a quell'1,4% che dal 2012 (Fornero) finanzia la Naspi, la nuova indennità di disoccupazione.
I contratti in somministrazione sono interessati da questa normativa, ad eccezione dello staff leasing. Alle Agenzie per il lavoro non si applica neppure il tetto - che vale per gli altri - di un 20% di tempi determinati sul totale degli indeterminati.
In generale, le novità valgono per i nuovi contratti ma anche per rinnovi o proroghe di contratti in corso. Per i contratti della Pa e per gli stagionali resta tutto come prima: anche a questi ultimi non si applica il discorso delle causali.
Quanto alla parte del contenzioso e dei diritti dei lavori, sale da 120 a 180 giorni la finestra di tempo nella quale un lavoratore può impugnare un contratto a tempo. Maggiori anche i costi di licenziamento, in caso di illegittimità: salgono del 50%. La forbice dell'indennizzo sale infatti dalle 4-24 mensilità previste dal Jobs act in vigore dal marzo 2015 alle attuali 6-36.
Invia per email
Stampa
14 Luglio 2018
817
Decreto dignità in Gazzetta Ufficiale: ecco come cambiano i contratti di lavoro
MILANO - Il 14 luglio è entrato ufficialmente in vigore il decreto Dignità, primo atto normativo di peso del governo Lega-M5s pubblicato in Gazzetta Ufficiale il giorno precedente. Dopo le ultime correzioni e i "puntini sulle i" fatti mettere dalla Ragioneria dello Stato, che ha svelato per altro un effetto di crescita delle persone che rischiano di restare a casa con la stretta sui contratti a termine, le modifiche di fatto al Jobs act targato Renzi-Poletti entrano in vigore, in attesa delle possibili modifiche durante l'iter parlamentare di conversione in legge.

CONTRATTI A TERMINE
La stretta sui contratti a tempo determinato mira a disincentivarli per favorire e accelerare la transizione ai contratti stabili. Si rivede la liberalizzazione dei contratti di Poletti: la loro durata complessiva scende da 36 a 24 mesi, con la possibilità di proroghe che passa da cinque a quattro. Il contratto può essere libero solo per i primi dodici mesi; al rinnovo successivo ritornano infatti le "causali", ovvero gli imprenditori devono specificare le ragioni per le quali si intende proseguire quel contratto a tempo. Sono due le fattispecie ammesse: esigenze connesse a incrementi temporanei, significativi e non programmabili dell'attività ordinaria; necessità temporanee e oggettive, estranee all'attività ordinaria, o per necessità di sostituire altri lavoratori che magari sono in ferie.
A questa stretta si unisce quella contributiva: ogni rinnovo, anche al di sotto dei 12 mesi, prevede che i contributi crescano dello 0,5% andando a sommarsi a quell'1,4% che dal 2012 (Fornero) finanzia la Naspi, la nuova indennità di disoccupazione.
I contratti in somministrazione sono interessati da questa normativa, ad eccezione dello staff leasing. Alle Agenzie per il lavoro non si applica neppure il tetto - che vale per gli altri - di un 20% di tempi determinati sul totale degli indeterminati.
In generale, le novità valgono per i nuovi contratti ma anche per rinnovi o proroghe di contratti in corso. Per i contratti della Pa e per gli stagionali resta tutto come prima: anche a questi ultimi non si applica il discorso delle causali.
Quanto alla parte del contenzioso e dei diritti dei lavori, sale da 120 a 180 giorni la finestra di tempo nella quale un lavoratore può impugnare un contratto a tempo. Maggiori anche i costi di licenziamento, in caso di illegittimità: salgono del 50%. La forbice dell'indennizzo sale infatti dalle 4-24 mensilità previste dal Jobs act in vigore dal marzo 2015 alle attuali 6-36.

REDDITOMETRO E SPLIT PAYMENT
Congelato il redditometro, strumento di accertamento fiscale a dire il vero poco diffuso: prevede il calcolo di redditi e tenore di vita, con una griglia di compatibilità tra entrate e uscite. Chi risulta fuori, perché spende più di quel che consentirebbero i redditi che dichiara, finisce sotto il faro del fisco. Anche lo split payment, ovvero la scissione dei pagamenti, viene rivisitata. Il meccanismo prevede che le Pa che acquistano beni e servizi dai fornitori, non versino loro anche l'Iva che viene presentata in fattura, ma la trattengano per girarla direttamente all'Erario senza che debbano provvedere i fornitori. La modifica del dl Dignità esclude da questo meccanismo i professionisti, bisogna vedere se in futuro verrà messo i discussione nel suo complesso. Per ora, la Relazione tecnica individua oneri per 35 milioni per il 2018, che raddoppiano a 70 milioni per il 2019.
DELOCALIZZAZIONI
L'impresa che riceve aiuti di Stato per finanziare gli investimenti produttivi non può spostare per almeno 5 anni la sua attività o una sua parte dall'Italia. In caso decidesse di farlo, o in Italia o in Europa, dovrà restituire i soldi ricevuti con gli interessi maggiorati del 5%. Se decidesse di andare fuori dalla Ue, la sanzione può raddoppiare o quadruplicare il valore dell'incentivo ricevuto. Si prevede un intervento specifico per recuperare i soldi dati con l'Iperammortamento 4.0 e utilizzati per finanziare macchinari o beni in altre realtà produttive dell'azienda.
Al di là delle delocalizzazioni, vengono punite le imprese che ricevono aiuti dal pubblico in funzione di una valutazione del loro impatto occupazionale, e poi tagliano la forza lavoro in misura superiore al 10%.
GIOCHI
Stop alla pubblicità e alla sponsorizzazioni per il gioco d'azzardo. Non vedremo più gli spot sul lotto, sulle scommesse sportive, i gratta e vince, le slot o i giochi e casinò online e via dicendo: un modo per far sì che si diffondano il meno possibile le ludopatie. Per le casse dello Stato si stima un ammanco totale che va dai 147 milioni del 2019 ai 198 degli anni successivi. Per coprire (in abbondanza) queste necessità, si prevede un aumento del prelievo erariale sulle slot: lo 0,25% dal prossimo settembre, uno 0,25% aggiuntivo dal prossimo maggio. Alla fine, il Prew sarà al 19,5% per le Awp (le new slot) e al 6,5% per le videolotteries.
Umbertino Minopoli s'è messo il colapasta in testa e vuol andare alla guerra. Controlla di avere le munizioni prima, se no spari a salve.

15/7/2018 - 11:06

AUTORE:
Umberto

In due giorni, prima sul commercio estero e poi sul decreto dignita’ il ministro incompetente ( che non aveva capito le relazioni tecniche che gli avevano scritto, scoperto con le mani nella marmellata, piagnucola al complotto e minaccia di licenziare i tecnici dello Stato. Prima sul Ceta col Canada. Poi sul decreto dignita’. Buffone. Una cosa inaudita, mai vista, irresponsabile e nefasta. Da parte di un ciuco. Pericoloso. Anche un bambino capisce che penalizzare il rinnovo dei contratti a termine ( con causali e costi aggiuntivi per le imprese) equivale a tagliarli, interromperli e trasformarli in disoccupazione. La stima di 80.000 posti in meno e’, addirittura, sottostimata. E, del resto, lo riconosce implicitamente il ciuco Di Maio, “ministro della disoccupazione”, quando replica che alla penalizzazione dei contratti a termine “compenseranno” con un incentivo alle assunzioni a tempo indeterminato. Quindi e’ vero: si sono accorti che penalizzando i contratti a termine, senza una compensazione, sarebbe un disastro, una falcidia, la creazione diretta, “attiva” di disoccupati ad opera di un governo. Un inedito disgustoso in Occidente. Ma la “compensazione” e’ un’altra falsita’, bugia, cialtroneria di Di Maio: non c’e’ nel decreto dignita’. Ne parlano ora solo dopo che l’ha proposta ( onore al merito) l’on. Berlusconi. E, nella spiegazione di Di Maio, la “compensazione” e’ una beffa, una truffa, una presa per i fondelli: l’impresa che non annulla il contratto a termine, semplicemente, recupera la penalizzazione ( 0,5 % di contributo aggiuntivo in caso di rinnovo ). Un raggiro. In tutto questo la condotta delle opposizioni e’ ben distinta. Mentre Forza Italia ribadisce che le misure di Di Maio sono “disastrose e da cambiare”, il Pd tace. Anzi, per sperare di aprire contraddizioni tra Lega e Cinque Stelle, come sognano Martina, Orlando, Damiano, Camusso e Landini, non solo strizzano l’occhio a Di Maio ma, addirittura promettono di sostenere il “ministro della disoccupazione” peggiorando il suo decreto dignita’ nelle sue parti restrittive dei contratti a termine e aggiungendo dirigismo, ostacoli burocratici e penalizzazioni al rinnovo dei contratti a termine. Il contrario di Forza Italia. Quella del Pd e’ una condotta immorale e idiota. Sta screditando e consumando l’eredita’ piu’ positiva, meritevole e riconosciuta ( dai numeri) della politica del governo Renzi: il Job act e l’aumento dell’occupazione giovanile. E solo per strizzare l’occhio ai 5 Stelle e offrire sostegno a questi incompetenti. Martina e soci sono un disastro! A Renzi e ai suoi chiedo: possiamo aspettare il congresso per rovesciare questa linea “filo cinque Stelle” ? Cari Renzi, caro Calenda e cari “riformisti” del Pd: con questa linea e questa segreteria al congresso il Pd ci arrivera’ morto. E con lui anche voi. Smentite Martina e la Cgil. Rivoltatevi annunciando l’opposizione in Parlamento, senza quartiere, alle nefandezze dei 5 Stelle. Tutte.