Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Violone è un vecchio marinaio viareggino, che ha passato tanti, tantissimi anni agli sbuffi dcl mare.
Il mare è un interminabile serial di straordinarie avventure e, quando l’età lo fa finire in secca nella sua citta, continua ad amarla e a viverla. Lo va a scrutare ogni giorno dal molo e ancora sogna storie d ’angoscia e d ’ardimento. In un tramonto, col mare gonfio di rabbia e di vento, gli sembra di scorgere qualcosa al largo...La nostalgia dei marinai è inestinguibile, come la loro sete.
E, sebbene la conclusione del racconto sia più semplice del previsto e abbia spunti comici, c’è un sottofondo drammatico, come nella musica di Debussy.
Non a caso, dunque, Violone da titolo al secondo libro di Armando Mancini.
VIOLONE
Il fortunale imperversava. Vento di libeccio di forza inconsueta. Le onde si infrangevano sulla scogliera, mandando gli spruzzi al cielo.
In cima al molo, a respirare l’aria salmastrosa e a godersi lo spettacolo della tempesta, poche persone. Violone era una di queste. Un vecchio marinaio in pensione che aveva ‘sciabiato’ il mare per anni e che, ogni volta che sentiva il tempo cattivo, andava al barometro, picchiettava l’indice sul vetro e diceva invariabilmente: "Il barometro scende, prevedo una buriana...!"
In quei momenti era impossibile tenerlo in casa:
"Teresa, sorto! Arrivo lì al molo, per vede’ come si mette!",
sempre cosi, tutte le volte. La moglie lo aiutava a infilarsi la palandrana di mare, lui sl "inghiozzava" il basco, e col mezzo toscano spento tra i denti si tuffava nel vento.
"De la fia che sventazzate!" diceva, occhieggiando al di sopra del bavero alzato ai rari passanti, che incontrava andando verso la cima del molo, Poi, a ridosso del muretto del faro, si metteva in contemplazione del mare agitato, guardando lontano verso il sole che tramontava.
Quella sera, tra il polverume di goccioline prodotte dall’infrangersi delle onde sugli scogli, col sole del tramonto negli occhi, vide o credé di vedere qualcosa all’orizzonte.
Le onde sfrenate si rincorrevano schiumando sui bassi fondali dell’imboccatura e lontano si accavallavano confondendosi nelle prime brume della sera. Aguzzò bene lo sguardo e improvvisamente:
"Oddio! - esclamò, urlando - c’è una barca in pericolo laggiù! è in difficoltà!"
E cominciò a gridare aiuto.
Fece subito gente e piano piano si formo un gruppetto intorno a lui che gesticolava indicando lontano verso il largo.
"Laggiù, là, là — urlava - è uno scuner, no, no, è un barcobestia!",
poi dopo un po’ sconsolato:
"L’ho perso - diceva – non lo vedo più!";
poi di nuovo più forte:
"Eccolo è là, è un tre alberi, vedo tre alberi... no, son due, è una goletta." E, agitatissimo, correva da un punto ad un altro, indicando verso il sole al tramonto.
"Si perderanno — diceva - sono in grande pericolo, bisogna avvisare la Capitaneria …. cercate di fare qualcosa..."
Era disperato. Gli altri che non riuscivano a veder niente, continuavano a domandare: "Ma dove, dove, in che punto?"
"Là - diceva indicando verso ponente - lassù.”
Poi di nuovo urlando:
"Ora vedo un albero solo, forse l’altro si è troncato e affondano!" E dopo un po’:
"No, no, gli alberi sono due, anzi tre, è un tre alberi, ora li distinguo bene, ma lo scafo non si vede, deve essere quasi sommerso!"
Nessuno dei presenti, e ora si era già radunata una discreta folla, vedeva niente.
Qualcuno aveva avvisato la Capitaneria e due marinai col nostromo eran venuti a vedere. Violone continuava a ‘starnazzare’:
"Guardi là capo, in quella direzione, si stanno inabissando!"
Il sottufficiale che aveva il cannocchiale, lo puntò verso la zona indicata e comincio a scrutare senza per altro riuscire a veder niente. "Mah! - diceva — niente! C’è poca luce, ...non riesco a veder bene..." E cercava di mettere a fuoco lo strumento.
Ad un tratto, l’agitato avvistatore ammutolì di colpo, poi pian piano si confuse tra la folla, e, mentre tutti cercavano di vedere quello che non c’era, si eclissò quatto quatto.
Che era mai successo? Qualcuno si domanderà.
Ecco, improvvisamente il buon uomo si era accorto che i tre lunghi peli che aveva sul naso, mossi dal vento davanti ai suoi occhi, ora gli davano l’impressione di vedere un albero, ora due, ora tre, a seconda di come incrociava lo sguardo. La fantasia poi aveva fatto il resto.
"Porco Giuda, — bofonchiò strappandosi quei pelacci con le unghie, rabbiosamente, mentre gli occhi gonfi dal vento lagrimavano - non ci si può proprio fidarci di niente, brutto bischero che non sei altro", disse a se stesso
"Bischero, bischero ......”
E continuò a darsi del bischero fino a casa, tutto avvilito. Poi, entrando in casa, cominciò a ridere fragorosamente e non la smetteva più, tanto che la moglie credé che fosse ubriaco.