Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
“FASSINA CHI?”…
Tutto cominciò da lì. Quello fu l’incipit: a prescindere dalle intenzioni di chi, forse, solo un simpatico cinguettio goliardico intendeva offrire. Una cosa che strappasse un sorriso e si fermasse lì.Non è andata così.
Le rivoluzioni, come le guerre, sedimentano a lungo nella coscienza dei popoli e spesso - racconta la storia - deflagrano per un gesto o una parola apparentemente insignificante o di scarsa significanza: il sasso di Balilla e lo sparo di Sarajevo ne sono un esempio.Quel "Fassina chi?", che poteva sentirsi magari nell’aula vociante di un ginnasio, ha dato il via libera ad una stagione di delegittimazione di uomini e di idee.
Sovrapponendo al lessico della sinistra, per sua natura colto civile e tollerante, quello sguaiato e sciatto del grillismo e del leghismo..Coloro che hanno respirato il fumo delle centinaia di sigarette delle fumose assemblee e degli attivi appassionati sanno di cosa parlo. Quelli "strutturati", quelli passati dalle sezioni, dalle cellule di fabbrica, dalle federazioni e, meglio, dalla scuola di partito, non userebbero mai quel linguaggio: neppure coi fascisti. E non per un grazioso omaggio al bon ton o al galateo di Monsignor Della Casa, ma semplicemente perché quei lemmi - quei lemmi barbari - messi l'uno dopo l'altro in forma di detriti inquinanti, non abitano la loro testa e il loro cuore. E, soprattutto perché, lungi dal produrre effetti politici positivi, altro non generano che divisioni e rancori.
Quel linguaggio, se ci riflettete, ha più a che fare con certo marinettismo un po' cialtrone, con certo futurismo mal compreso e peggio interpretato, con certo arditismo sopravvissuto a taluni ambienti dell'estremismo negli anni di piombo.Quel “Fassina chi?”, a prescindere dalle reali intenzioni di chi l’ha immaginato e detto, è stata la parola d’ordine che ha dato il via libera alla guerra civile a bassa intensità scatenata all’interno del centrosinistra e del PD.Prassi - prassi “politica” per molti - è diventato il rispondere con la delegittimazione e con l’insulto a tutti coloro che, argomentando, esprimono idee difformi dal punto di vista dell’attuale leadership.Chi sono costoro che usano questo linguaggio? Da dove arrivano? Quale mutamento antropologico li ha prodotti? Pensano di vincere intimidendo?
Domande senza risposta. Domande che troverebbero plausibili risposte in una situazione “rivoluzionaria”. Ché, come ognuno sa, la rivoluzione non è un pranzo di gala.Se dunque quel “Fassina chi?” è stata la parola d’ordine di chi valutava la situazione del paese matura al punto tale da rendere impellente e legittimo un “processo rivoluzionario”, nulla questio.
Le rivoluzioni però richiedono polso fermo, tempi rapidi e chiarezza dell’approdo. Perché, inevitabilmente, ad esse, deve succedere la normalizzazione. Che qualcuno chiama governabilità, altri stabilità. Se ad esse non succedono normalizzazione e pacificazione, le rivoluzioni sfuggono di mano, avendo il brutto vizio di degenerare. Se esse restano in mezzo al guado, senza identità e senza prefigurare l’avvio di un nuovo ordine costituito, generano caos, odi e rancori. La lotta avviata per mutare radicalmente assetti economici, filosofia e senso comune, stili di vita e rapporti di produzione, si trasforma in una volgare lotta di potere asfittica, senza plausibile prospettiva, senza visione e, in definitiva, senza speranza. In questi ultimi trent’anni, tecnicamente, a modo loro, tanti hanno deciso di indossare i panni del rivoluzionario in stile leninista: da Craxi a Berlusconi, da Bossi a Grillo; lontani per provenienza sociale, per reddito e per cultura; vicinissimi nell’accanirsi solo contro le norme della convivenza civile racchiuse nel dettato costituzionale che altro non chiede che di essere applicato.
E’ per questo che il pensiero di remare dalla stessa parte e nella stessa barca di chi pensa di essere ancora il protagonista di una improbabile rivoluzione, un po' mi fa arrossire.Il mio contrasto a questa modalità non riguarda la mia persona, la cui psiche non subisce alcun nocumento dai miagolii dei tanti gattini sprovveduti e volgari che si improvvisano leoni davanti alla tastiera e al sicuro nella penombra offerta dalle sagrestie e dal confessionale.
Faccio questo affinché ognuno di noi prenda coscienza dell'abbrivio cui ci si sta avviando. Del piano inclinato sul quale stiamo scivolando, del terreno sul quale stiamo approdando.Se questo è il nutrimento che offriamo alla società questo la società ci rimanderà, tertium non datur. Se offriamo schifezze, schifezze ci torneranno.Se imitiamo Grillo e Salvini questi avranno la meglio. È il loro terreno, sono i loro strumenti di guerra.In questa nuova modalità, se questa è una modalità, noi siamo dei goffi e sprovveduti parvenu.