In questo nuovo articolo di Franco Gabbani si cambia completamento lo scenario.
Non avvenimenti storico- sociali, nè vicende di personaggi che hanno segnato il loro tempo.Il protagonista è questa volta è il fiume Serchio, l'attore sempre presente nella storia del territorio, con grandi vantaggi e tremendi disastri.
Ma non manca il tocco di Franco nell'andare ad esaminare grandi lotte politiche e piccoli episodi di vita comune legati al compagno di viaggio nella storia del nostro ambiente.
[...] Nessuno ancora conosceva una frase di Eisenhower poi divenuta celebre e pronunciata alla vigilia della campagna d'Italia: “Stiamo per invadere un paese ricco di storia, d’arte e di cultura”, disse il generale e poi presidente americano. “se la distruzione di un bellissimo monumento può significare Ie salvezza di un solo soldato americano — aggiunse — ebbene si distrugga quel monumento”.
La “filosofia” di “Ike” fu puntualmente applicata, e non solo a Roma.
I pisani avrebbero sperimentato sulla loro pelle a partire dal 31 agosto del 1943 e fino all'estate successiva, quando furono bombardati i Lungarni e colpito anche il Camposanto Vecchio.[...]
[...] Le scuole sono state chiuse in anticipo, il 20 maggio, ma la stagione balneare, a Marina o nella neonata Tirrenia, non è come quella degli altri anni. II “trammino» bianco e rosso porta meno pendolari del solito verso il mare ed anche se i bollettini di guerra minimizzano gli eventi i pisani cominciano a capire che le cose stanno volgendo al peggio. II 29 maggio e il 28 giugno gli Alleati bombardano Livorno e i boati delle esplosioni si sentono anche da Porta a mare. Molti però continuano a credere che Pisa sarà risparmiata perché nessuno oserà colpire la città del Campanile Pendente e della Piazza dei Miracoli, alimentando così la stessa illusione dei romani. Molte volte, in quell’ultimo scorcio dell’agosto 1943, l’allarme antiaereo suona senza che poi accada nulla, tanto che i dodici rifugi della città rimangono semivuoti. Ne sono stati approntati per circa seimila posti, ed il più capace è quello attiguo al Giardino Scotto, sotto i bastioni del Sangallo. Poi ci sono altri duemila posti negli scantinati nelle scuole in via Regina Margherita, oggi via Benedetto Croce. E l’allarme suona anche nella tarda mattinata del 31 agosto, quando sulla scena di Pisa irrompono gli orrori della guerra. Erano le 13 in punto quando nel cielo di a sud della città, preceduti da un rombo sordo e continuo, furono avvistati i bombardieri americani “Liberator” e “Flying Fortress” che facevano parte di una squadriglia formata da 152 aerei che avevano già colpito Civitavecchia. A ondate successive scaricarono sul nodo ferroviario e sulla zona industriale di Porta a Mare 408 tonnellate di bombe.[...]
Queste notizie sono tratte da un libro, “31 agosto 1943”, edito nel 1993, a cura di Giuseppe Meucci, in occasione del cinquantesimo anniversario della strage che inizia con:
“Sette minuti di inferno. Per alcune ore fu un giorno come un altro di un’estate ormai matura e prossima al declino. Almeno fino alle ore 13. Perché fu quella l’ora fatidica di quel 31 agosto che ancora oggi, a mezzo secolo di distanza, resta fissata nella memoria della città come l’inizio di una tragedia immane" […]