Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA sono la figlia della "Cocca".
Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.
Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è ancora comunità.
[...] Nessuno ancora conosceva una frase di Eisenhower poi divenuta celebre e pronunciata alla vigilia della campagna d'Italia: “Stiamo per invadere un paese ricco di storia, d’arte e di cultura”, disse il generale e poi presidente americano. “se la distruzione di un bellissimo monumento può significare Ie salvezza di un solo soldato americano — aggiunse — ebbene si distrugga quel monumento”.
La “filosofia” di “Ike” fu puntualmente applicata, e non solo a Roma.
I pisani avrebbero sperimentato sulla loro pelle a partire dal 31 agosto del 1943 e fino all'estate successiva, quando furono bombardati i Lungarni e colpito anche il Camposanto Vecchio.[...]
[...] Le scuole sono state chiuse in anticipo, il 20 maggio, ma la stagione balneare, a Marina o nella neonata Tirrenia, non è come quella degli altri anni. II “trammino» bianco e rosso porta meno pendolari del solito verso il mare ed anche se i bollettini di guerra minimizzano gli eventi i pisani cominciano a capire che le cose stanno volgendo al peggio. II 29 maggio e il 28 giugno gli Alleati bombardano Livorno e i boati delle esplosioni si sentono anche da Porta a mare. Molti però continuano a credere che Pisa sarà risparmiata perché nessuno oserà colpire la città del Campanile Pendente e della Piazza dei Miracoli, alimentando così la stessa illusione dei romani. Molte volte, in quell’ultimo scorcio dell’agosto 1943, l’allarme antiaereo suona senza che poi accada nulla, tanto che i dodici rifugi della città rimangono semivuoti. Ne sono stati approntati per circa seimila posti, ed il più capace è quello attiguo al Giardino Scotto, sotto i bastioni del Sangallo. Poi ci sono altri duemila posti negli scantinati nelle scuole in via Regina Margherita, oggi via Benedetto Croce. E l’allarme suona anche nella tarda mattinata del 31 agosto, quando sulla scena di Pisa irrompono gli orrori della guerra. Erano le 13 in punto quando nel cielo di a sud della città, preceduti da un rombo sordo e continuo, furono avvistati i bombardieri americani “Liberator” e “Flying Fortress” che facevano parte di una squadriglia formata da 152 aerei che avevano già colpito Civitavecchia. A ondate successive scaricarono sul nodo ferroviario e sulla zona industriale di Porta a Mare 408 tonnellate di bombe.[...]
Queste notizie sono tratte da un libro, “31 agosto 1943”, edito nel 1993, a cura di Giuseppe Meucci, in occasione del cinquantesimo anniversario della strage che inizia con:
“Sette minuti di inferno. Per alcune ore fu un giorno come un altro di un’estate ormai matura e prossima al declino. Almeno fino alle ore 13. Perché fu quella l’ora fatidica di quel 31 agosto che ancora oggi, a mezzo secolo di distanza, resta fissata nella memoria della città come l’inizio di una tragedia immane" […]