Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
È indubbiamente sempre più difficile affrontare in positivo i problemi di una società ormai da tutti riconosciuta come complessa, articolata, contraddittoria e in rapido mutamento. Un qualche aiuto può venirci però dalle teorie dei sistemi dinamici adottate dalla moderna psicologia in ambito sia clinico che sociale. Per queste, in qualsiasi sistema dinamico possono darsi tre tipi di equilibrio: prevalenza del tutto sulle parti con modificazione di queste; prevalenza di una o alcune parti con modificazione del tutto; azione reciproca del tutto e delle parti con conservazione del primo e delle seconde.
Mentre le prime due producono tensione e a lungo andare 'crisi' e riequilibrazioni del sistema, la terza ha l'andamento tipico di un naturale e fisiologico processo di sviluppo, ma è una condizione che si determina solo nei sistemi chiusi (come la logica o la matematica) mentre è, per i sistemi naturali come organismi, esseri umani, società, uno stato limite puramente teorico, o almeno realizzabile entro certo limiti e a determinate condizioni, mentre le situazioni reali oscillano tra i primi due casi, corrispondenti sul piano sociopolitico alla conservazione dello status quo o alla rottura rivoluzionaria.
Constatare che il sistema attuale non è più quello del veterocapitalismo, del profitto dei pescicani e dell'alienazione operaia non significa ammettere che la complessità e articolazione attuali non si strutturino in scontri di interessi forse meno netti e fissi ma pur sempre identificabili, e neppure che lo stesso sistema abbia in sé le ragioni della sua legittimazione o che rappresenti il migliore dei mondi possibili, il punto più avanzato delle “magnifiche sorti e progressive” dell'umanità, concezione già a suo tempo ridicolizzata dalla penna del Leopardi.
È diffusa effettivamente l'idea che la soluzione dei problemi che insorgono dai processi in atto nei contesti di vita individuali, di gruppo, societari e ormai globali, dovrebbe essere, se non semplice, comunque alla portata di una società che ha a sua disposizione i mezzi della scienza e della tecnologia moderne. Lo sarebbe, se tutti i dati del problema fossero di ordine fattuale e quantitativo, ma per gli esseri umani i dati, i fatti, non sono tutto. C'è in essi una tendenza naturale a interpretare e valutare secondo criteri non immanenti ai fatti stessi, ma emergenti dall'incontro tra quelli e la psiche umana: per fare solo un esempio, il criterio di giustizia, e quello connesso di reciprocità-solidarietà, così come tutti quelli che motivano le scelte relative alla vita umana nel suo complesso, al suo significato, ai modi e ai fini del suo impiego, non sono derivabili scientificamente da elementi verificabili e quantificabili in termini logico-matematici. Questo tipo di conoscenze fornisce solo i materiali su cui la psiche umana opera in base a molte altre diverse esigenze.
Perciò gli inviti alla 'ragione', alla presa d'atto di certe tendenze in atto nel mondo odierno, possono essere una manifestazione di modernità e laicità di pensiero, ma anche di una sclerosi da tecnocrazia, che porta alla messa tra parentesi di tensioni ideali e morali per una loro (supposta) utopicità. Le accuse di massimalismo, radicalismo, la ridicolizzazione di ogni nuova via proposta almeno come riferimento ideale, possono essere il riflesso di un accomodamento a stati di fatto, che tra l'altro è tipico di chi non ne vive il peso sulla propria pelle, come è il caso di molti intellettuali.
Se la scienza può dirci con relativa precisione (quando è ben utilizzata, e non sempre accade) quali sono le condizioni per un incremento produttivo e il conseguimento di un certo tasso di sviluppo a partire dalle condizioni attuali, essa non potrà mai dirci se ne valga la pena considerando anche i costi umani concomitanti. Se potrà suggerire la scelta verso la ristrutturazione produttiva e la riduzione del costo del lavoro, non potrà dirci quanto questi siano desiderabili in relazione al bilanciamento tra accumulo e distribuzione di ricchezza, da un lato, ed effetti sulla solidarietà e sulla qualità della vita associata dall'altro.
Il richiamo a certe radici ideali (che non a caso si va oggi diffondendo se non altro come espressione di un disagio ampiamente condiviso nelle società cosiddette avanzate) può essere allora un ottimo antidoto contro decisionismi e pragmatismi il cui sbocco può essere solo un sempre più diffuso egoismo e una dislocazione delle disuguaglianze dall'interno di una società verso altre parti del cosiddetto mondo globale. Di fronte a temi come la pace e la minaccia nucleare, la fame nel mondo e le nuove povertà, i terribili squilibri psicosociali (droga, nevrosi) nelle società cosiddette avanzate, gli strumenti più idonei potrebbero essere proprio certi 'vecchi' ideali, piuttosto che i nuovissimi e sofisticati prodotti di una riflessione tutta immersa nei meccanismi ferocemente razionali della cultura attuale.
Il fatto che alcuni di tali ideali siano stati proposti e mai realizzati in certi Paesi a cui si possono rivolgere le più diverse e severe critiche, non ci esime da un'altrettanto severa critica del contraltare capitalistico avanzato che viene loro contrapposto, proprio mentre si va diffondendo in quegli stessi Paesi, anche se sotto le tante maschere della democrazia che il potere indossa sostituendo almeno in parte il metodo della carota a quello del bastone.
La stessa scienza, almeno nelle sue espressioni più alte e consapevoli, ha abbandonato il miraggio di una prospettiva lineare di sviluppo indefinito verso il meglio, e iniziato a prendere in considerazione la possibilità che le tappe successive possano comportare un'accentuazione dei problemi attuali se non il rischio di un disastro totale per tutta l'umanità e per l'intero pianeta.
Molto dipenderà, come sempre, da una serie di decisioni degli esseri umani; non sarà male se nel prenderle si terrà conto degli ideali e dei valori come motori non secondari della storia. Se essi possono apparire obsoleti o non immediatamente produttivi al tecnico, all'esperto, al manager, ad essi continuano a far riferimento gli esseri umani che per loro natura e destino sono anche un po' filosofi, contrapponendo al piano dei fatti, dell'essere in cui ha voce in capitolo la scienza, il piano del dover essere, dei valori, con una tenacia a cui per fortuna neppure la tecnologia moderna e la burbanza degli esperti ha ancora tagliato le radici.