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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Domenica 7 Luglio mercatino di Antiqua a San Giuliano T
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Ripafratta, 12 luglio
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
Pappiana, 20 settembre
"Storie della valle del Serchio"

13/9/2018 - 15:34


“Storie della valle del Serchio” di Piero Panattoni

Per il Settembre Sangiulianese appuntamento  il 20 settembre ore 21.00 a Pappiana, presso il circolo Arci 90, con la presentazione del libro " Storie della valle del Serchio" di Piero Panattoni, Edizioni Helicon.

Parteciperanno l'assessora alla Cultura Luciana Cipriani e il vicesindaco Franco Marchetti.
 
 
Questo è il terzo lavoro letterario di Piero Panattoni; dopo due romanzi brevi le cui azioni si svolgevano in posti lontani, arriva un romanzo per racconti ambientato dalle nostre parti, sulle strade e nei paesi della bassa valle del Serchio.


Un fiume ingiustamente dimenticato. Qui, in un tempo che va dagli anni del fascismo all’immediato dopoguerra, persone vere e personaggi di pura fantasia si cercano, si sfiorano, s’incontrano, si amano, nel mezzo di una lotta quotidiana per la dignità e, ove possibile, per la felicità.

 

Qualcuno ce la fa, qualcuno no, ma tutti sperimentano il precario equilibrio tra amore e follia, gioia e dolore, salute e malattia, vita e morte.
La prima scommessa di questo libro è riuscire a far rivivere dei luoghi senza lasciarsi trasportare dal colore locale e farne scaturire i caratteri non da una descrizione esterna, ma dall’insieme dei rapporti sociali che vi si svolgono all’interno.


Il tratto distintivo che ne scaturisce, pur non dichiarato, è una civiltà dei comportamenti che ha come suoi pilastri di base l’antifascismo, il senso di giustizia, la scelta di una appartenenza popolare, l’ironia, l’accoglienza.


La seconda scommessa, la più difficile, è descrivere e dar conto di vite semplici e ingenue senza andare a cercare le macchiette di paese, i tipi strambi, i buffi da osteria. Cercare l’epica e l’eroismo in persone provenienti da strati popolari: fornai, casalinghe, contadini, cercare in loro la capacità di esprimere sentimenti alti, esemplari, se possibile universali.


Evitando le secche del bozzettismo, cioè di uno sguardo accondiscendente dall’alto verso il basso, che ghettizza i personaggi in un luogo , in una abitudine, in una situazione e concede loro solo il guizzo della vivacità e della simpatia, l’autore ha dato a tutte le sue creature una possibilità di evoluzione e di riscatto.


Riscatto è la morte-suicidio di Foresto, con un mazzo di fiori in mano, riscatto è la felicità estrema trovata da Brandina nella pazzia amorosa, riscatto è la morte cercata ad ogni costo da Anarchico, che assume la grandezza epica del suicidio rituale dei samurai, con in più la rivendicazione di una vita libera e senza padroni.


Ma, per fortuna o per volontà incrollabili, la crescita vera e il riscatto sono affidati più spesso all’amore. Amore, espressione talvolta di pura vitalità, legato a circostanze e periodi, talaltra, fondamento senza tempo né confini di tutta una vita.


Un amore che può vivere anche solo nell’immaginazione, ma che non perde mai la sua forza dirompente.


Un libro basato sulla memoria, certo, ma non sulla paralizzante nostalgia; come ha scritto Luca Doni: “Un popolo, un tempo, forse passato che odora di voglia di presente...”Storie della valle del Serchio” non è una fotografia in bianco e nero di un universo scomparso, è una radice che può dare ancora molti frutti, un seme letterario per una prossima fioritura”.




















 


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