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Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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storie Vere :Matteo Grimaldi
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Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
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Pane secco.

19/9/2018 - 16:25


 
II pane secco
 
Una volta i poveri dovevano comportarsi da poveri...
Dovevano mangiare il pane nero e all’occorrenza anche secco, e il companatico, se c’era, doveva essere per forza una sardina o una aringa, magari con una fetta di polenta.
Dovevano vestire abiti rammendati e portare scarpe alte, di vacchetta, invecchiate dalla sugna. La povertà nei paesi agricoli abbracciava specialmente le persone anziane, gli inabili, i disoccupati e i vagabondi. I contadini, anche se poveri, erano i più fortunati tra i poveri, avendo almeno il necessario pcr sfamarsi.
La povertà, allora, era uno stato di vita e per alcuni un mestiere, per altri un vizio.
Di poveri, di tal genere, al mio paese c’era Laurina, una vecchietta arzilla, svelta, furbacchiona. Vestita con una gonnella nera, lunga e pillaccherosa, precipitava parole e gesti senza misura.
Passava le sue giornate nell’accattonaggio alle case dei contadini.
Partiva, cantando di buon mattino, con una saccoccia legata alla vita e con un bastone per appoggiarsi.
Si fermava alle case dei contadini chiedendo un pezzo di pane in cambio di un rosario da recitare per i defunti.
E quando la saccoccia era colma di pane, se ne ritornava canticchiando verso casa.
Nel ritorno doveva attraversare un ponticello di un torrente e si dice che, giunta nel bel mezzo del ponte, Laurina si fermasse e facesse la cernita del pane raccolto.
Quello nero e secco lo gettava nell’acqua del torrente accompagnandolo con queste rituali parole: <<Accidenti a te e a chi me l’ha dato...>>.
Alla sera, al rientro, Laurina si ritrovava con una ventina di rosari da recitare.
 Ma non si perdeva d’animo: povera sì, ma onesta!
Sui tardi, nella penombra della chiesa, si inginocchiava nell’ultima panca e, piamente, in quattro e quattr’otto recitava i rosari promessi.

Una sera che potei seguirla mentre sulla corona bisunta snocciolava svelta svelta, i grani del rosario, mi avvicinai e le chiesi:
"Ma come fate, Laurina, a recitare cosi in breve tempo tanti rosari?".
E lei candidamente:

"Bene, guà... ad ogni grano della corona dico:

-Gesù..., Giuseppe... e Maria, Gesù..., Giuseppe... e Maria... e quando arrivo al grano più grosso... vi dono il cuore e l’anima mia".
"Ma Laurina, osservai, cosi non e dire il rosario!".
E lei di rincalzo, piamente convinta:
"Pecché, pecché o’ un ci sono tutti e tre... no!".
 
(I tre erano Gesù, Giuseppe e Maria).
 
E cosi furbizia e candore, ingenuità e opportunità, si mescolavano alla fede e alla miseria.

 
Tratto da “Toscana contadina” di Evaldo Cacelli.   Lucio Pugliese edit. (FI) 2001

    
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24/9/2018 - 9:28

AUTORE:
Mencio

Crescendo con la sacralità del pane, difficilmente si riesce a stragiarlo nella mia famiglia.
Da sempre in casa mia si riutilizzano gli avanzi ma comunque mai si getta, regalarlo ai proprietari dei pollai o di altri animali che lo consumano è d'obbligo, è un dovere sociale visto che dietro al cibo c'è tanto lavoro e tanta fame repressa.
Personaggi come Laurina, singolare vecchietta scaltra e leale quanto basta, non ne ricordo ma mi piacerebbe conoscere la sua storia e soprattutto che cosa faceva da giovane o da adulta per capire come mai si è ritrovata a mendicare.
Anche nel mio paese vi erano persone ritardate o handicappate ma delle prime se ne occupava la comunità, cioè venivano ingaggiate dal macellaio nel mattatoio per esempio o dai contadini per la raccolta dei prodotti della terra o per accudire gli animali ecc e ricordo ancora l'espressione serena di quella gente benvoluta da tutti...dei secondi però se ne occupavano le famiglie che comunque venivano aiutate dai vicini dagli amici o da chi avesse buon cuore.
Quello che mi piace ricordare è che nessuno si prendeva gioco di loro né si sognava lontanamente di offenderli o denigrarli, si accettavano così com'erano affidando loro mansioni adatte e permettendogli di vivere nel miglior modo possibile.