Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Ci sono sapori, rumori, luci e suoni che se ti volti o ti addormenti pensandoci ti riportano indietro. Nei miei sogni non ci sono mai i luoghi che ho visitato, solo questi posti, in cui non ho potuto che vivere, come erano. Cristallizzati in un tempo, quel tempo.
Se mi metto in alto, magari seduta sul tetto, con le gambe penzoloni sull‘insegna “Luigina“ vedo sotto il distributore di Secondo, di sbieco il bar “Cacciatori“, allo stesso livello la ferrovia e la stazione. Con la biglietteria.
È la primavera del ‘75, attraverso i binari distrattamente, sono teneramente goffa, con l‘aria da bambina in mezzo a ragazze belline e vispe con le sigarette nascoste nelle borsette. Ad un certo punto un mezzo vichingo dai baffi biondi e con un borsello a tracolla mi prende risolutamente per un braccio e con una voce canzonatoria mi dice “O bimba non vorrai mica morì! “. Il padre di Berto ….
Veloci nuvole passano sul fiume, increspato dal movimento delle barche che vanno fino al mare, a Bocca. Quell‘anno, d‘estate c‘eravamo tutti. Io sola con il costume intero uguale alla moglie di Angiolino ed il mio caschetto da puttino. Tutte le altre con il bikini dai laccetti sottili e gli amori più grandi. magari fidanzati in “casa” con ragazze che non c‘erano. Già, dove erano? E chi se ne fregava, tanto i miei amori li vedevo passare sulla strada o seduta sul marciapiede di casa. Non avevo rivali se non virtuali. Ero sicuramente più intelligente di loro, con più domande nella testa. Sempre un passo indietro nell‘accettazione sociale. Tenera, come mi disse uno dei fidanzati delle altre, dallo sguardo convergente di velluto. Mi sono sentita in qualche modo unica. Che non è un vantaggio quando sei piccola. Ma tant’è.
Allora, la primavera del ‘75 e l‘estate seguente sono state di transizione, con già l‘accenno di qualcosa che cambiava. Amicizie, affermazione sociale, innamorati.
La primavera del ‘76 è stata bellissima, emozionante. Mentre acceleravo i battiti del cuore e incominciavo a prendere posizione sul mondo, Berto organizzava la fuga e Alessio la meditava. Per motivi diversi, con premeditazione Berto e sull’onda dell‘emozione amorosa Alessio. A Berto, dal viso d‘angelo e dal temperamento scoppiettante, quel posto circondato da una rete da pollaio, con tre metri di spazio vitale ciascuno, senza un albero e con l‘erba spelacchiata, lo faceva piangere dentro. Che fuori non ci provava neanche più, il moccio gli andava in bocca e la manica del grembiule diventava tutta appiccicosa a forza di passarsela sul viso. E anche se il vichingo e mami bella, che lo era davvero, lo rassicuravano a lui gli mancava via dei Pini, la casa sull‘albero, gli uccellini, le lucertole e tutta l‘acqua di Bocca. Qui si sta alle regole e si mangia, pardon si assaggia tutto, gli disse una volta la maestra che fumava distratta in giardino. E si, distratta.
Tu non lo sai, pensò Berto – Bertino, ma io non sono per niente distratto. E questo posto non mi piace. Così mentre gli altri coloravano nei contorni perfettamente lui costruiva il suo piano di fuga, mentre gli altri mangiavano lentamente la minestra lui la ingoiava a più non posso, così nessuno lo incoraggiava e poteva nascondere agevolmente il cucchiaio nella tasca del grembiule o giù di lì. D‘altronde è un trucco passato di generazione in generazione nascondere qualcosa nella tasca del grembiule. Anche la figlia della Tenera l’ha fatto, a suo tempo, con il pesce. Perché voi credete che noi siamo piccoli e irrilevanti, in realtà conosciamo bene il mondo, anzi siamo il mondo. Un po’ più giù rispetto alle vostre altezze. Non meno difficile e complicato lo starci.
Alessio stava in un posto simile, solo un po’ più in là, in mezzo a molti più bambini. Era un sognatore seriale e al contrario di Berto abbastanza distratto. Tutto sommato ci stava bene nelle regole e rimanere nei contorni del disegno era molto rilassante. Poteva usare la sua fantasia e pensare alla Tenera che in quel ‘76 lo aveva proprio abbagliato. Aveva giocato con lui ignorando gli adulti. Possedeva appunto uno sguardo a mezza altezza che diceva “So cosa pensi, ci sono passata anche io! Un fratello ti spodesta e tu devi essere contento che nasca. Vieni qui che ti consolo, adesso, in questo momento sei unico “.
E quando se ne era andata aveva deciso che presto l‘avrebbe rivista, a qualunque costo. Era diventata la sua fidanzata. I giorni passavano… Berto aveva una quasi amica, Lola, con i riccioletti biondi e lo sguardo sgranato su di lui. Tutto preso dal piano di fuga, scavando ogni giorno con il cucchiaio sotto la rete, non si era accorto che invece Lola, che lo osservava in silenzio, non condivideva ma temeva quella scelta. Quel bambino cocciuto le piaceva ma a lei che a casa aveva già un fratello mattacchione, le regole piacevano, le davano sicurezza. Così il giorno che finalmente Berto scappò e la invitò a seguirlo, Lola ebbe paura e chiamò la fumatrice distratta. Berto fu ripreso a mezza strada e arrivarono di corsa il vichingo e mami bella. Cosa dissero e fecero non è dato saperlo.
Berto ingoiò la sconfitta e il tradimento di Lola e siccome era uno tosto fu per la vita. Non la guardò Più e quando nel futuro andarono ad una cena di coetanei e lei, facendosi coraggio, gli chiese il motivo, lui le rispose “Sei una spia! “. Il giudizio lapidario, che stranamente si ripercuoteva in un presente adulto e divergente, lasciò Lola amareggiata. Quello che pensò è censurato. Alessio invece, una mattina, sempre di quel glorioso ‘76, uscì placidamente dal cancello e se ne andò alla ricerca della Tenera, che la nostalgia era troppa.
Lo ripresero dopo un po’ e alla domanda “Perché l‘hai fatto? “rispose stupito “Dovevo vedere la mia fidanzata“.
La Tenera ringrazia ancora oggi quell‘amore sublime, il più prezioso della sua vita.