Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA sono la figlia della "Cocca".
Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.
Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è ancora comunità.
Travaglio contro Di Maio “infantile e inadeguato”
Marco Travaglio sul Fatto di oggi se la prende con Luigi Di Maio per l’attacco del vicepremier a Mario Draghi, presidente della Banca Centrale Europea, mentre la faccenda della Manovra del Popolo prende una piega ancora più complicata:
“Draghi avvelena il clima invece di tifare per l’Italia”. Questa replica di Luigi Di Maio alle dichiarazioni del presidente della Bce denota una buona dose di infantilismo e di inadeguatezza. E non è degna di un vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo. Ma neppure di un leader politico che dovrebbe essere sintonizzato con i cittadini o, quantomeno, con i suoi elettori.
Chiunque abbia qualche euro da parte, incluso chi vota 5Stelle e Lega, è allarmato dallo spread che non accenna a calare e per le turbolenze e le speculazioni sui mercati che portano con sé i guai delle banche imbottite di titoli di Stato e i declassamenti del nostro mostruoso debito pubblico. Cioè danneggiano le tasche non degli speculatori, che anzi ci campano, ma dei risparmiatori, che ci rimettono. E anche il più gialloverde dei risparmiatori sa benissimo che cosa merita di essere ascoltato fra le analisi argomentate di Draghi e le repliche sgangherate dei ministri italiani.
La requisitoria del direttore del Fatto è piuttosto netta, anche se torna a dire che Salvini non conosce Putin:
Se non vogliono stare né con chi ha rovinato l’Europa né con chi vorrebbe distruggerla definitivamente, ma con chi vuole cambiarla seriamente, i 5 Stelle dovrebbero cambiare linguaggio e uscire dall’infantilismo che ieri ha portato Di Maio a mandare a quel paese Draghi, cioè l’unica autorità europea che non fa campagna elettorale contro l’Italia e tenta, per quel che può, di aiutarla. Dargliene atto e comportarsi di conseguenza, magari iniziando a pensare a una patrimoniale, non significa ritirare o stravolgere la manovra, cedere ai diktat dell’Ue, dei mercati e dello spread, rinunciare a dialogare con la Russia (lo chiede anche Prodi, molto più “amico di Putin” di Salvini, che manco lo conosce) o con Trump (chi si scandalizza per la sua telefonata a Conte dimentica 70 anni di alleanza con gli Usa e i salamelecchi di Gentiloni a The Donald) o con la Cina.
Significa guardarsi dai veri nemici, distinguerli dagli amici insospettabili, parlare un linguaggio da statisti e non da asilo Mariuccia o da osteria, smetterla di fare gli struzzi per esorcizzare la dura realtà dei numeri. Cioè fare gli interessi del tanto strombazzato “popolo”.