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Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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storie Vere :Matteo Grimaldi
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Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
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Pisa come, perché.

13/11/2018 - 14:23


Entriamo  in un argomento di attualità(?) con uno stralcio liberamente ripreso da "Pisa come, perché" a cura di Silvano Burgalassi e Anna Chimenti-Fiamma edito da Nistri-lischi (Pisa 1984).
 
Il volume ha per sottotitolo: "Esplorazione nella cultura del territorio" e tratta di molteplici argomenti che vanno dall'economia al vernacolo, dalla scuola alla storia locale.

 Di B. Casini
 
Le attività economiche a Pisa nel basso medioevo

[...] Nel XII secolo il Comune dovette provvedere, per ragioni di sicurezza, a costruire una nuova (che fu l’ultima) cerchia di mura ed è quella che rimane in gran parte anche oggi.
La vita economica era caratterizzata da una miriade di microeconomie a carattere artigianale. Ogni capofamiglia in una piccola bottega, che molto spesso era situata nella stessa abitazione, svolgeva un mestiere ed in questa sua attività era sovente aiutato dalla moglie e dai figli e, qualche volta, da garzoni non appartenenti al nucleo familiare.
 Il lavoro si consegnava al richiedente (non si effettuavano lavori a domanda incerta) il quale, molto spesso, pagava in generi di natura, data la grande penuria di monete.
I più bravi, i più attivi, i più intraprendenti si sollevarono da quell’amorfo ambiente di piccoli artigiani ingrandendo bottega mentre altri per incapacità, disgrazie o scarsa attività, furono costretti a chiedere lavoro a coloro che avevano “ingrandito bottega”.
Nacquero le corporazioni, libere associazioni costituite da coloro che esercitavano uno stesso mestiere.
Esse potevano essere: gentilizie, mercantili e artigianali.
Le corporazioni esercitavano funzioni economiche, politiche, giudiziarie, artistiche, tributarie, militari, religiose e assistenziali. In altre parole si proponevano di:


distribuire equamente fra gli iscritti le materie prime, impedire le sofisticazioni e le frodi nelle produzioni, evitare crisi di sovrapproduzione, vigilare affinché i vari prodotti fossero venduti al giusto prezzo;

inviare i propri capi nei consigli del Comune per fare conoscere i problemi della corporazione e influenzare le decisioni sia di politica interna che estera;
 
dirimere le vertenze fra i soci che non ottemperassero alla disposizione dei consigli;

operare in modo da produrre merci sempre migliori e più perfezionate;

distribuire tra i soci le gravezze e gli oneri imposti dal Comune;
 
in caso di guerra, organizzare militarmente gli iscritti;
 
tributare a Dio, alla Vergine e al Santo protettore l’ossequio religioso e suffragare le anime dei soci morti;
 
istituire un ospedale per l’assistenza agli ammalati dell’arte, dare aiuto ai più bisognosi e a coloro che non potevano più svolgere attività lavorative;

offrire assistenza alle vedove e agli orfani degli artigiani morti.

Nell’ambito di ogni corporazione non vi era contrapposizione di interessi tra il capo e i lavoranti, ma tutti vivevano come se si trattasse di componenti di una stessa famiglia. Si entrava nell’arte in qualità di garzoni; dopo un certo periodo di apprendistato si passava al gradino superiore di lavoranti e quando si era acquistata una sicura abilità professionale, dopo avere superato un esame, si diventava maestri[...]

 
…e questo era il milletrecento!

    
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