Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA sono la figlia della "Cocca".
Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.
Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è ancora comunità.
Si racconta che alla fine dell’800 un sultano delle terre del Corno d’Africa, in visita a Roma dal Re d’Italia, venisse a contatto con un nobile romano e da questi fosse invitato a visitare la sua grande tenuta in Toscana. Il sultano accettò di buon grado desideroso di vedere una immensa oasi di verde avendo a noia le distese di deserto della sua terra e venne qui con il suo seguito. Una delle sue mogli, la più giovane e curiosa, chiese di essere accompagnata nel bosco. Due guardie della tenuta la accompagnarono da lontano avendo il sultano proibito la vicinanza maschile alla sposa.
Le signore del palazzo e le ospiti occasionali erano state sempre vestite di bianco, come di nero invece lo erano gli uomini. Ora nella foresta svolazzava un turbine di colori, tutti i colori dati da copricapo, scialle, gonne, sopra gonne e un profumo sconosciuto invadeva il bosco, odori mai sentiti e sognati da uomini ed animali.
La giovane si avventurò nel folto e il suo ingresso invadente fece infuriare un verro che non ci pensò un attimo a caricare la ragazza che cominciò ad urlare facendo accorrere i due guardiani. Gli uomini ebbero un bel daffare ad allontanare il cinghiale e ancor di più a calmare la donna terrorizzata. Dovettero scuoterla e abbracciarla perché smettesse di piangere e tremare e finalmente fecero ritorno alla villa. La ragazza dovette raccontare tutto allo sposo tralasciando le attenzioni delle guardie e prendendosi da sola il merito della vincita nella lotta con la bestia. Tutto finì bene e la contentezza di essere scampata a quel pericolo le fece sopportare la perdita della sua preziosa collana, ma ne aveva tante da non farne accorgere la mancanza.
La nobile comitiva poi fece ritorno a Roma con salam-elecchi di rito e la collana?
La collana è stata cercata per anni, prima dalle guardie, poi dai loro figli, ma la macchia ha tenuto per sé il piccolo tesoro.
Quando abitavo a Nodica andavo a pescare con Toni detto il “Mago” e, ogni volta che si facevano i beci per la mazzacchera, diceva:
“Ruffula ruffula, se n’è fatto un bussulo!”
Ora le anguille non ci sono più, ma io “ruffulo” ugualmente e guardate cosa ho trovato in pineta: i pezzi della collana della moglie del sultano!
Noo?
E perché no?
Fior di calenda,
quando non c’è l’arrosto c’è pulenda,
quando non c’è la storia c’è leggenda
e quando ti manca il tetto c’è la tenda!