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Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA  sono la figlia della "Cocca".

Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.

Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché  anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è  ancora comunità.  

Ricordate il tubo di refrigerazione della nuova pista .....
. . . come minimo si risponde due volte altrimenti .....
. . . siamo a M@ sterchief. Sono anni che giri/ ate .....
. . . Velardi arriva buon ultimo.
Il primo fu il .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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di Micol Fiammini, Il Foglio, 17 apr. 2025
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CNA AREA VALDERA
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Pisa, 18 aprile
San Giuliano Terme, 24 aprile
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Qualcuno mi sa dire perche' rincoglionire
viene considerato un inevitabile passaggio
alla fine del faticoso viaggio
vissuto da tutti con coraggio?
Il .....
ad oggi la situazione è peggiorata
ora anche tir, pulman turistici , trattori, camion con cassoni per massi,
etc. . E ad alta velocita,
inquinamento .....
Libri
Le emozioni letterarie di Lily.

9/12/2018 - 17:50


 
Tutti noi nella vita possiamo essere molte persone, non sempre con un filo conduttore emozionale e fisico univoco coerente. C‘è una mia vecchia foto, appoggiata alla macchina di Cristina, fatta da qualcuno che si trovava più in alto, forse sopra un muretto. Le mani nelle tasche del giubbotto, i capelli cortissimi, gli occhi a fessura e una piccola e vezzosa smorfia sul viso. Gerda. Gli stessi anni, la stessa coquetterie, una goccia di Mitsouko per lei Rive gauche per me. Lo stesso senso del mondo. Paragone che fa tremare i polsi, vista la diversa statura intellettuale e storica ma la prima volta che ho visto la sua foto sul libro ho pensato subito che io le potevo assomigliare in un tempo lontano. Un po’ meno mince ma neanche tanto.
 
 Il libro è “La ragazza con la leika“. Si parla di un mito, Gerda Taro o più semplicemente Gerda Pohorylle. La scrittrice stranamente per me non ha nessuna importanza, passa in secondo piano, si annulla parlando di Gerda. Lei si prende la scena, eclissando chi parla di lei, come se la sua mano fosse guidata da un’affascinante e sbarazzina ragazza di Lipsia, dalla seduzione innata coniugata ad un‘intelligenza brillante e scandalosa. Non c’ è nel libro una sola immagine, parola o situazione evocata che non riconduca a Gerda, come forse è stata, come sarà per sempre, in un angolo dimenticato del Père Lachaise.
 
Endrè Bandi Friedmann o Robert Capa, come lo battezzò lei, esiste perché è esistita Gerda. Potente e indipendente la sua presenza. L‘autrice del libro ha documentato una vicenda personale, una storia d‘amore, inserita in un contesto storico come l‘inizio del terzo reich, l‘esilio di un gruppo di giovani ebrei comunisti a Parigi, dopo la loro lotta di opposizione al nazismo a Lipsia nel ‘33, la guerra civile spagnola. Gli amori, l’impegno politico e civile. La fotografia come forma di lotta. Gerda fotografa in Spagna la guerra, i suoi morti, la sua cruda realtà, la parte giusta. Con Endrè e senza di lui. Se non fosse stata sventrata da un carrarmato per un fatale incidente sarebbe oggi più importante di Capa.
 Perché lei era unica, magnifica.
Era Gerda Taro.
 
(prendendo in prestito da Giulio la sua prima parola da piccolo innamorato…luminosa)

 
 

 
 

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