Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA sono la figlia della "Cocca".
Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.
Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è ancora comunità.
Pranzo di Natale. Quattro famiglie riunite non è cosa strana.
Tre cuoche che si cimentano per rinnovare (non con il mio parere favorevole) il classico menù natalizio. Quello forse.
È la moda dilagante della cucina stravagante!
Tutto bene fra arrosti dolci e vinbono, tutto condito da ricordi passati, prospettive future e brindisi.
Eravamo dodici e viene subito a mente il numero degli apostoli e di conseguenza quello in più che avrebbe portato sfortuna.
Ad un tratto il cane (canino o canetto sarebbe più giusto) si mette ad abbaiare sentendo in anticipo un colpetto alla porta, la gatta cacciatora rizza il pelo e si avvicina alla porta in atteggiamento di guerra, tutti pronti a rimandare indietro, per ironica scaramanzia ma seguaci dell’aggiungi un posto a tavola, il tredicesimo ospite…ma…come si fa a non accettare un dolce essere come questo?
Cosa lo aveva fatto (s)battere alla mia porta?
Un colpo di vento, una virata sbagliata oppure un regalo dalla Natura amica?
Io sogno questa ultima e non prendetemi per melenso romantico.
È Natale e la fede, la nostra vecchia istruzione ed ora la martellante serie di film natalizi, ci dicono che ci può essere benissimo un “Miracolo a Migliarino”.
Un saluto, una foto e poi ognuno per la sua strada, io a capotavola e lui in capo al campo.