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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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per pubblicare scrivere a spaziodonnarubr@gmail.com
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
di Dario Nardella Sindaco
NARDELLA CONTRO IL DECRETO SICUREZZA:

4/1/2019 - 14:00

NARDELLA CONTRO IL DECRETO SICUREZZA: "UN RICATTO, A FIRENZE NESSUNO VERRÀ ABBANDONATO"
Il sindaco Dario Nardella condanna la misura voluta dal vicepremier Salvini: "Firenze è città dell’accoglienza, troveremo una soluzione legale per non lasciare nessuno in mezzo alla strada"

“Un ricatto”, “uno scempio umanitario”: è durissima la condanna del sindaco di Firenze Dario Nardella nei confronti del decreto sicurezza approvato dal governo. La sua voce si aggiunge così al coro dei sindaci che negli ultimi giorni hanno – sebbene con letture e soluzioni diverse – criticato la misura fortemente voluta dal ministro dell’interno Matteo Salvini. Davanti alla quale Nardella promette: “Non lasceremo nessuno in mezzo alla strada”.
NARDELLA: ''NESSUNO RESTERÀ PER STRADA''
“Firenze non si piegherà al ricatto” del decreto sicurezza ha detto Nardella a margine di una conferenza stampa. Una misura, secondo il sindaco, “che espelle migranti richiedenti asilo e senza rimpatriarli li getta in mezzo alle strade. Il fatto grave del decreto è che individua un problema ma non trova una soluzione. Ci rimboccheremo le maniche perché Firenze è città della legalità e dell’accoglienza, e quindi in modo legale troveremo una soluzione per questi migranti, fino a quando non sarà lo Stato in via definitiva a trovare quella più appropriata”.
“Il governo non sta facendo i rimpatri che aveva promesso di fare” ha aggiunto Nardella, promettendo poi: “come Comune ci prenderemo l’impegno di non lasciare nessuno in mezzo alla strada, anche se questo comporterà per noi un sacrificio in termini di risorse economiche. Non possiamo permetterci di assistere a questo scempio umanitario. Riteniamo che molti di questi migranti siano persone animate da buonissime intenzioni, che vogliono fare qualcosa di positivo per questo paese e che magari potrebbero essere integrate in modo corretto”.
Per individuare una soluzione, ha anticipato Nardella, l’amministrazione sta pensando a “un tavolo con tutto il mondo del terzo settore, del volontariato, del privato sociale, che già rappresenta un protagonista fondamentale in tutto quello che è il processo di governo dei flussi dei migranti”.
SINDACI CONTRO IL DECRETO SICUREZZA
La “fronda” dei sindaci contro il decreto sicurezza era stata aperta dal primo cittadino di Palermo, Leoluca Orlando, il quale nei giorni scorsi aveva annunciato l’intenzione di sospendere l’applicazione della norma nel suo comune. “Il nostro non è un atto di disobbedienza civile né di obiezione di coscienza – aveva dichiarato Orlando –, ma la semplice applicazione dei diritti costituzionali che sono garantiti a tutti coloro che vivono nel nostro paese”. “Siamo di fronte ad un problema non solo ideologico ma giuridico, non si possono togliere diritti a cittadini che sono in regola con la legge, solo per spacciare per ‘sicurezza’ un intervento che puzza molto di ‘razziale’”.
La decisione di Orlando di sospendere l’applicazione della legge è una misura ben diversa dalle intenzioni annunciate da Nardella e da altri sindaci, ma alle parole del sindaco di Palermo hanno comunque fatto seguito le condanne di diversi amministratori.

Critiche al decreto sicurezza sono infatti arrivate anche dai sindaci di Napoli, Luigi De Magistris, di Parma, Federico Pizzarotti, da membri dell’amministrazione comunale di Milano e dall’Anci, che ha chiesto al governo di aprire un tavolo di confronto sul tema.

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