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Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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storie Vere :Matteo Grimaldi
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Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
di PINO VINCENZO
Calenda. Remake Prodi e Renzi?

19/1/2019 - 13:23

Calenda. Remake Prodi e Renzi?

Si è definita in qualche modo la proposta politica di Calenda per le prossime Europee con la lista antisovranista e filo europea. Nessun riferimento ai tradizionali schieramenti politici (destra, sinistra) ma una base variegata di sostegno che va da Bombassei fino a Rossi.
Vedremo come si definirà nel dettaglio l’operazione se secondo il modello unionista prodiano con la distinzione dei Partiti ovvero con un listone unico.
Manca all’appello però il personaggio simbolo dell’antipopulismo come conosciuto in questi anni, quel Pizzarotti che in nome del suo mandato seppe scegliere sulla base delle esigenze civiche e non delle imposizioni grillo casaleggiane.
E non è un vuoto da poco, al momento.
Certo la proposta è tale da riunificare il variegato mondo democratico e di centro sinistra ed è sicuramente importante nell’attuale fase di frammentazione ma assume la caratteristica del remake simil prodiano o simil renziano con tutte le contraddizioni che di queste esperienze ne hanno determinato il fallimento.
Innanzitutto quello che il Partito democratico, il piu’ grande contraente della futura coalizione subisce questa iniziativa anche se aderisce con entusiasmo.
E’ un modo per levarsi le castagne dal fuoco perchè avrebbe dovuto misurarsi col risultato delle Europee del 2014, quando il Pd in solitaria arrivò a quasi il 41% ed offre una giustificazione quasi un alibi rispetto al raffronto dell’esito elettorale.
Ma in secondo luogo non impegna direttamente il Partito democratico che può sempre assumere questa iniziativa come variante tattica alle proprie alleanze mantenendo il proprio nucleo forte di consistenza a possibili variazioni dopo le elezioni europee, ripensandosi e recuperando la vecchia dicotomia destra sinistra per interpretare l’agone politico che verrà, perpetuando la sua idiosincrasia a governare direttamente col suo leader il paese.
Insomma è una operazione simil renziana.
Quando nel 2013 il Pd,in grande crisi strategica pensò nel suo gruppo dirigente alla novità Renzi lo fece con l’intento di uscire dal vuoto di proposta politica e di affrontare così l’emergenza che ne aveva determinato lo stallo, se si pensa alla mancata elezione di Marini prima e di Prodi poi. E se ci fate caso e conservate memoria i protagonisti dell’operazione furono Cuperlo e Speranza. Quello che poi sfotteva con lo “stai sereno Enrico.
Il tentativo renziano e la sua caratteristica di novità si affermarono, i segnali di marcia furono inequivocabili a partire dalla nomina di Guidi al governo, il consenso straripante arrivò con le elezioni delle Europee del 2014.
Ed allora cominciò la lunga opera di erosione interna. Con quale accusa?
Quella di essere diventato il partito della nazione, di non rappresentare l’identità passata che era stata contraddetta con scelte del tipo jobs act ed il ridimensionamento delle pretese della Cgil che pretendeva di dettare la linea di politica economica al governo. Come al tempo di Prodi lo pretendevano Bertinotti e la piazza che agitavano.
Oggi l’attuale gruppo dirigente del Pd ritenta per l’ennesima volta la strada di non scegliere ma di farsi scegliere per evitare la propria dissoluzione. Ed accoglia con entusiasmo la proposta di partito europeista di Calenda.
Ma non potrà andare avanti per molto tempo quando verrà il momento di massacrare il prossimo riferimento della politica riformistica da parte dei soci fondatori.
Come lo sono stati Veltroni, Prodi, Renzi.
Non è che ora sia la volta di Calenda? Inglobare il nuovo per sopravvivere e se la contraddizione diventa lancinante ucciderlo. Ecco perchè è necessaria al momento una forte componente riformista nel Pd che conservi memoria di tutto questo e si opponga all’ennesimo remake.
Ecco perchè voterò Giachetti e sosterrò (con tutte le riserve che ho elencato) il tentativo di Calenda.

Per evitare che quel suo disegno , che io condivido, possa durare lo spazio di una stagione e sia l’ennesima meteora.

Fonte: PINO VINCENZO
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