A volte ci soffermiamo ad ammirare le bellezze naturali, rimanendo meravigliati di fronte alla capacità della Natura di creare ambienti, paesaggi, scorci fantastici.Soprattutto se facciamo poi il confronto con l'attitudine umana a distruggere, depredare, sfruttare qualunque luogo.Ma a volte, così come succede nell'arte, anche per l'ambiente l'uomo può creare meraviglie che poi diventano parte della Natura.
Nel nostro territorio abbiamo un esempio davvero eclatante di tale capacità umana, il bosco di Migliarino
Una parola pero' voglio dirla su Maurizio Martina, il ne' carne ne' pesce del congresso Pd, l'unico italiano che aspira, consapevolmente e programmaticamente, alla carica di Re Travicello ( leggete, vi prego, la filastrocca di Giuseppe Giusti).
Ci tratta (gli iscritti del Pd) come cavie di Pavlov. Conosce, da funzionario di partito, il vantaggio gratis, il dividendo che offre la parola unita'.
E lo sfrutta a totale sproposito per far scattare simpatie e adesioni ( purtroppo per lui non abbondanti). Martina per promuoversi , invece di idee e programmi, ha scelto il "riflesso condizionato": la litania dell'unita' (dei gruppi dirigenti) sostituisce i contenuti. Spera, come i cagnetti di Pavlov, di ottenere simpatie con il "riflesso acquisito" ( come lo chiamava l'etologo russo): usare parole o gesti-stimolo per condizionare le reazioni dei cagnetti.
Nella retorica politica dei comunisti fu passata dai cagnetti agli uomini, creando la forma piu' epica e durevole della propaganda. Ma oggi siamo nel 2019. Un po' datata. E quello che fu epico e tragico scade a farsa. Che cosa diventa, infatti, l'unita' invocata da Martina nella sua evocazione congressuale? Un pastrocchio indigeribile. L'unita' delle cose piu' opposte: rivendicare l'azione dei governi Pd ma, anche, chiedere scusa per essi; difendere il riformismo del Pd del nuovo corso di Renzi ma anche predicare la "discontinuita' " programmatica per il futuro; dichiarare la contrarieta' al programma dei 5 Stelle ma anche votare in Puglia il suo primo e piu' netto esponente ( tal Emiliano); candidarsi contro Zingaretti e Giachetti ma anche dirsi indistinguibile da essi.
E l'elenco degli ossimori "unitari" dell'autoflagellante Martina potrebbe continuare. Ma non dovrebbe esagerare. Il rispetto dei militanti e delle regole di un congresso democratico esigerebbe anche chiarezza dei contenuti. Martina, oltre a piagnucolare sul fatto che Zingaretti e Giachetti non sono i " suoi avversari " ( e ci mancherebbe) dovrebbe anche farci capire perche' si e' candidato in alternativa a questi due: per quali motivi distinti da essi, per quali ragioni e progetti diversi. E' un congresso, vivaddio: la sede piu' nobile e democratica del confronto, delle scelte, delle alternative di linea, progetto, piattaforme. E della conta tra esse.
L'unita' viene dopo.
Cosi' funziona in un partito moderno e liberale ( e non nei partiti-chiesa). E' irrispettosa la pappa del cuore propinata a un popolo fiaccato. Che avrebbe bisogno, in un congresso, di capire i progetti, le linee, gli obiettivi, l'identita', le idee, le bandiere dei diversi candidati. Non piagnistei opportunistici per catturare consensi con i mezzucci di Ivan Pavlov, il fisiologo di Stalin.