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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Ripafratta, 12 luglio
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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San Giuliano Terme, 30 giugno
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
Voto in Abruzzo
Una disfatta inattesa. Dopo la débâcle alle regionali abruzzesi Di Maio sotto processo?

11/2/2019 - 18:58

Una disfatta inattesa. Dopo la débâcle alle regionali abruzzesi Di Maio sotto processo?

Tra due settimane il voto in Sardegna, tempi duri per il vicepremier, schiacciato sempre più dalla potenza mediatica del suo omologo leghista

Il grande sconfitto delle regionali abruzzesi è Luigi Di Maio. Il M5s ha più che dimezzato i voti rispetto alle politiche di un anno fa, e le giustificazioni: “Sono elezioni regionali, noi non siamo mai andati bene alle elezioni amministrative”, sono solo una flebile difesa.
La verità è che il M5s aveva puntato molto su queste elezioni, e le continue visite di Di Maio e Di Battista, nonché di molti altri ministri grillini, in Abruzzo lo dimostrano. Il processo al leader politico è iniziato. La sua linea che un giorno insegue e l’altro fa da gregario a Salvini non ha pagato.
L’anima movimentista è passata al contrattacco. Elena Fattori, che sin dall’inizio è stata critica sulla linea seguita, ha tuonato: “Spostarsi a destra non paga. Abbiamo lasciato troppo spazio a Salvini, alle sue modalità comunicative. E gli elettori hanno scelto l’originale”. A breve ci potrebbe essere la richiesta di un’assemblea dove Di Maio deve spiegare come in meno di un anno si sia riusciti a perdere quasi duecentomila voti.
Una sconfitta che potrebbe aprire una crisi nel Movimento, e tra due settimane c’è l’appuntamento sardo. Tempi duri per il vicepremier, schiacciato sempre più dalla potenza mediatica del suo omologo leghista.

Fonte: Francesco Gerace
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13/2/2019 - 13:48

AUTORE:
FEDERICO

Ehi Enzo Rametti detto Matteo Renzi hai visto chi c'era ieri sera sulla La 7 a Di Martedì da Giovanni Floris? Non c'era l'ex presidente del consiglio Matteo Renzi ma l'ex presidente del consiglio Enrico Letta e lui/esso per chi vota? per Giachetti ? no no no ; per Martina? no no no ? per Zingaretti ? si si si.
Vedi la campanella suona sempre più tristemente, non mi permetto di dire a morto perché sarebbe estremamente volgare e poco educato.
Io non parlo bene l'inglese come Trapattoni, ma io preferisco : tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino e Renzi di zampini ne ha lasciati quattro.

12/2/2019 - 17:01

AUTORE:
Enzo Rametti

Ride ben chi ride ultimo!
Partita finisce quando arbitro fischia tre volte: Boscov.
Until you catch the chicken, you don't have the chicken.Trapattoni.

12/2/2019 - 16:50

AUTORE:
FRANCESCO

Caro amico di U.M. forse non hai letto alcuni commenti al libro “Avanti “ di Matteo Renzi, in cui Renzi rimprovera a Letta uno scarso fair play nel rituale passaggio della campanella e lo bacchetta per non aver sfoderato quel giorno il suo sorriso migliore, come a suo giudizio fecero, "pur detestandosi cordialmente" persino Prodi e Berlusconi. Ipocrisia pura pretendere un simile comportamento dopo che gli aveva tolto la poltrona. Forse il nuovo capo pretendeva anche una fettina di... da parte di Letta per meglio saziarsi.
Renzi infine tenta di spiegare l’infelice frase "Enrico stai sereno". Il leader dem assicura che quella esortazione, in tv da Daria Bignardi, lui la pronunciò con "un sorriso pacifico" e in modo sincero: "L’idea che Stai sereno sia una fregatura mi ferisce... Semplicemente perché non è vero".
Escusatio non petita accusatio manifesta.
Ora a quanto sembra Letta con un sorrisetto sarcastico risuona la campanella ma sono rintocchi tristi a sancire la fine del periodo renziano nel PD.

12/2/2019 - 15:46

AUTORE:
Amico di UM

...del Lelli.

.....Fu lei, Roberto Speranza, a chiedere a Renzi di soffiare la poltrona di Palazzo Chigi a Letta?

«Ebbene sì, noi della allora minoranza del Pd lo costringemmo con tutte le nostre energie, perché lui proprio non ci voleva andare… Non sapevo che nel Pd fossero ai miei ordini.
La cosa buffa è che ancora mi accusino di essere anti-renziano!».
Scherzi a parte, Renzi rifarebbe quella staffetta domani. E lei, voterebbe di nuovo contro Letta in direzione?
«All’inizio del 2014 Renzi aveva una carica innovativa che offriva al Pd la possibilità di essere una diga più alta rispetto ai partiti anti-sistema.....

...l'Enrico stai sereno è stata una bufala gongolante per tanto tempo ed anche li si voluto speculare per due parole dette Da Matteo Renzi al Presidente del Consiglio Enrico Letta nella precedente riunione della direzione nazionale PD e che con lo stai sereno riportato dalla bocca degli stolti non avevano a che far niente!

12/2/2019 - 14:01

AUTORE:
FRANCESCO

Finalmente Umberto Minopoli ha avuto la sua vendetta. Appollaiato sul suo ramo il gufetto ha aspettato con pazienza che i 5 Stelle facessero un tonfo e poi si è scagliato senza pietà sul povero Padellaro. Anche i sostenitori piu' accaniti, i laudatori piu' caparbi, ora, sono costretti ad uscire dalla chimera, dalla lusinga, dal vagheggiamento illusorio e confessare l'errore: si erano sbagliati. La montagna di fantasticherie che avevano raccontato sui 5 Stelle sta sfumando, impietosamente, perfino per loro. E Padellaro, a Otto e Mezzo, per anni il tempio del miraggio, dell'utopia, dell'allucinazione della comunicazione stellata, si accascia.
A Minopoli non va proprio giù che il suo idolo Renzi, sostenuto ormai da un miserevole 11,23% ottenuto dal suo fedelissimo Roberto Giachetti possa essere gettato alle ortiche dal PD di Zingaretti con il suo 47,95%, personaggio che sembra ormai destinato a gestire la nuova linea politica del PD.
Ma questo suo isterismo che si esterna nelle affermazioni “Avete suonato il piffero alla cacciata del giovane arrogante che pretendeva di riformare l'Italia rottamando i fantasmi della sinistra del No insieme alle vestali del giustizialismo, del sogno manettaro, dell'economia bloccata dai lacci, dalle vecchiezze delle burocrazie, dall'assenza di riforme” è la dimostrazione palese che il renzismo è finito , ridotto ad una correntucola che ormai convince solo i fanatici nostalgici.
Un altro gufetto che ha aspettato con pazienza la sua vendetta è Gianni Letta, tornato a parlare dopo un esilio volontario in Francia e questa volta sembra essere lui dire “stai sereno Renzi” fra poco hai finito anche te.
Sulla sponda ad aspettare pazienti e fiduciosi ci sono sempre Bersani , D'Alema , Gentiloni che non hanno dimenticato la sprezzante arroganza dell'ex presidente del consiglio nei loro confronti.
Il buon Minopoli deve farsene una ragione, è inutile che attacchi gli apprendisti stregoni di Repubblica o del Fatto Quotidiano, lui come Renzi è un perdente, mi sbaglierò, ma lo vedo candidato alle prossime elezioni europee in segno di ringraziamento e di gratitudine per la sua fedeltà alla causa renziana..

12/2/2019 - 9:23

AUTORE:
Umberto Minopoli

Padellaro: quando l'inganno si fa allucinazione. L'Abruzzo ha certificato la rotta di Di Maio e dei grillini. E anche i sostenitori piu' accaniti, i laudatori piu' caparbi ora, sono costretti ad uscire dalla chimera, dalla lusinga, dal vagheggiamento illusorio e confessare l'errore: si erano sbagliati. La montagna di fantasticherie che avevano raccontato sui 5 Stelle sta sfumando, impietosamente, perfino per loro. E Padellaro, a Otto e Mezzo, per anni il tempio del miraggio, dell'utopia, dell'allucinazione della comunicazione stellata, si accascia: Di Maio, sostiene, e' stato abbattuto da una somma tale di errori, di falli, di svarioni, di strafalcioni politici che rasentano il fallimento. Padellaro era la maschera di cera dell'illusione fallita. Non solo. Il disagio per la avvilente e deprimente perfomance dei 5 Stelle al governo sta realizzando il peggiore incubo per Padellaro e soci: il crollo grillino gonfia, a dimensioni crudeli, Salvini e la destra. Peraltro la piu' estrema. " Ben scavato vecchia talpa", direbbe un antico lettore di Carlo Marx. Avete evocato il fantasma del populismo che avrebbe spazzato la casta, l'ordalia che avrebbe fatto giustizia della sinistra moderata, liberale riformista. Avete suonato il piffero alla cacciata del giovane arrogante che pretendeva di riformare l'Italia rottamando i fantasmi della sinistra del No insieme alle vestali del giustizialismo, del sogno manettaro, dell'economia bloccata dai lacci, dalle vecchiezze delle burocrazie, dall'assenza di riforme. Avete stralunato la parte piu' effimera perche' vecchia, presuntuosa, pre-moderna della sinistra. L' avete incantata , sedotta, abbagliata con la paccottiglia indigesta del populismo di sinistra, delle idiozie della decrescita, del pauperismo assistenziale, dell'ambientalismo del non fare, del provincialismo del no alle opere. Avete, con queste mitologie d'accato, fatto un'Opa vincente sul maggiore partito dell'opposizione. Lo avete ficcato nel complesso di Edipo. Lo avete sedotto col miraggio dell'uccisione del padre come riscatto per conquistarsi i favori del nuovo dominus grillino. E oggi? Ciarpame. Siete costretti a confessare e confessarvi che era fumo. I 5 Stelle, alla prova dei fatti, si sfarinano nell'errore. Si rivelano carta straccia. Avete abbindolato la sinistra, quella che vi e' venuta dietro accantonando Renzi ( eletto da voi a incarnazione del male eterno ) e ci avete portato cosa? La destra, e peraltro la piu' estrema e prepotente, trionfante e popolare. Come mai nella storia dell'Italia postfascista. "Ben scavato vecchia talpa". ! Padellaro, ieri sera, era un pugile suonato soverchiato dal fallimento di Di Maio che gli schiude l'incubo di Salvini. Avete visto, signori del Pd? Continuate a trastullarvi con le pagliuzze- "in Abruzzo abbiamo perso meno del previsto"- perdendo di vista la trave: la destra spopola. E la destra non e' quella banda di scappati di casa, i 5 Stelle, che Repubblica, la 7, il Fatto Quotidiano, i media appecorati e i pennivendoli, vi hanno venduto per due anni come la nuova sinistra da titillare e inseguire. La destra, purtroppo, ha radici, idee non condivisibili ma nient'affatto strambe, infantili, inconsistenti come quelle dei grillini. E ha una classe dirigente allenata ed esperta. Il Pd farebbe bene a ritrovare la sua autonomia, a liquidare la subalternita' alle disastrose sciocchezze del populismo di sinistra e dei suoi apprendisti stregoni di Repubblica e del Fatto, a rivalutare il suo recente dignitoso passato riformista ( Renzi compreso e i suoi governi) e reimparare a fare politica. Iniziando da una domanda: come si puo' battere il sovranismo di Salvini? Non certo continuando a inseguire gli erranti a 5 Stelle, gli scappati di casa, le ricette di Repubblica e del Fatto, la paccottiglia della sinistra sinistra, i miti infantili di Landini, i campetti di centrosinistra ( aridi e senza popolo). Occorre una nuova alleanza antisovranista ed europeista. Di cui il Pd sara' parte e non unico contenitore. E che, se vuole tentare di battere Salvini, deve sottrarli campo. E dunque: guardare al centro, ai liberali, ai moderati, ai radicali europeisti, ai civici, alle forze nuove e giovani del "sogno europeo". Lasciando sgonfiarsi e declinare il malefico e rovinoso estremismo a 5 stelle.

12/2/2019 - 1:15

AUTORE:
U . M

Crollano i 5 Stelle. E questo è un bene. Vince il centrodestra. È il trend politico nazionale? Pare di si.

Il Pd non può consolarsi. Guidava la Regione. Perde anche rispetto al 4 marzo. Legnini è però l’indirizzo da seguire: candidati radicati, non populisti, che attirino il voto civico, cattolico, liberale, laico. Non è bastato. E per cause nazionali. Non locali.

Ancora colpa di Renzi? La verità: è tutta da rivedere la linea del Pd dopo il 4 marzo. Hanno scommesso (e ancora scommettono) sui 5 Stelle come alleato e polo alternativo alla destra unita. Hanno inseguito le posizioni del populismo grillino, in primo luogo l’assistenzialismo, interpretandole come “principio giusto”. Illusione sciagurata. E franata: l’Abruzzo ha smesso l’incanto per il pasticcio del reddito di cittadinanza e il programma recessivo, di decrescita e assistenzialistico dei 5 Stelle.

Il Pd, inoltre, non riguadagna voti di “sinistra” dai 5 Stelle (la litania di 8 mesi di Zingaretti e dei dirigenti Pd). Semmai chi lascia i 5 Stelle vota Salvini.

Invece l’Abruzzo fa emergere i veri fattori del voto, specie meridionale: il tema della sicurezza, percepito come fondamentale e l’astensione. In Abruzzo si è astenuta la metà esatta degli elettori. I dirigenti del Pd cambino l’agenda: stanno lì, sicurezza ed astensione (e non nelle ragioni dei 5 Stelle), i problemi del consenso al partito. Ad esempio: avessero candidato Minniti (come Renzi auspicava) sul tema sicurezza sarebbero apparsi competitivi.

E poi l’astensione. È l’area che si astiene che dovrebbe diventare il vero target elettorale per il Pd. L’astensione non si spiega con fattori locali. La gente non vota se non percepisce la novità nell’offerta politica dei partiti. E il Pd, dopo la sconfitta del 4 marzo, ha fatto il contrario: ha preteso di buttare a mare la novità avviata solo nel 2013 e col riformismo di governo ed è precipitato in un dibattito introverso, cupo, suicida. Invece che una nuova offerta politica, ha fatto intravedere il ritorno a quella “prima di Renzi”, quella del trapassato remoto (la vecchia sinistra) e della Ditta di 30 anni fa.

Il nuovo Pd è nel futuro (di programmi, identità e persone) non nel passato remoto della vecchia sinistra. Questo dice l’Abruzzo.

12/2/2019 - 0:10

AUTORE:
Filettolino

Facendo una piccola comparazione di risultati tra le regionali del 2014 e 2019 in Abruzzo, si evince che : il M5S passa dal 21,35 al 19,74 = - 1,61.
La Lega passa dal nulla ( nel 2014 era nella coalizione di CDX ) al 27,53. Forza Italia dal 16,67 al 9,04 = - 7.63.
Il PD passa dal 25,41 al 11,14 = - 14,27. FDI passa dal 2,9 al 6,48 = + 3,58.
Ora, il vizio italico è sempre quello di misurasi sui risultati, sbagliando, più vicini, in questo caso le politiche del 2018.E lì le differenze, partito per partito sono più marcate. Ma la regione Abruzzo, fa storia a se, come le altre regioni, e va governata, e per governarla servono i seggi, quelli che contano nell' asseblea Regionale e qui le cose si fanno ancor più dure. Le Lega avrà circa 10 seggi ( 0 ), il M5S avrà 4/5 seggi ( 6 ), Forza Italia 2/3 ( 4 ), il PD 3 ( 10 ), FDI 2 ( 0 ).
Ma, e mi dispiace per il tifoso Gerace, il bello di tutto questo è un'altra cosa, di cui nel Pd si parla poco. Cioè : il teorema Zingaretti, unità a sx, sembrerebbe funzionare visto il risultato, 31,2, a cui il Pd concorre solo con l'11 e spiccioli e il resto del CSX per il 20. Ora, chi glielo dice a Umberto Minopoli, che a sua volta dovrà informare il duo Giachetti/Ascani ?