A volte ci soffermiamo ad ammirare le bellezze naturali, rimanendo meravigliati di fronte alla capacità della Natura di creare ambienti, paesaggi, scorci fantastici.Soprattutto se facciamo poi il confronto con l'attitudine umana a distruggere, depredare, sfruttare qualunque luogo.Ma a volte, così come succede nell'arte, anche per l'ambiente l'uomo può creare meraviglie che poi diventano parte della Natura.
Nel nostro territorio abbiamo un esempio davvero eclatante di tale capacità umana, il bosco di Migliarino
Se vince Zingaretti il Pd implode.
Circola la spiegazione-trappolone del voto sardo: gira e rigira si vuole arrivare sempre li': allearsi con i 5 Stelle come unica politica consentita al Pd. E' la tesi dei giornaloni: ora che il Movimento scende e fa meno paura, scrive il Corriere della Sera ( Paolo Mieli) il Pd potrebbe avere meno remore ad allearsi in funzione antidestra.
Zingaretti si aggrappa a questa scellerata illusione. E prepara cosi' un epocale disastro.
Mieli e' strabiliante. Inizia dicendo che il Pd deve ringraziare Renzi: se non avesse fermato, dopo il 4 marzo, la deriva dell'accordo con i 5 Stelle il Pd oggi sarebbe morto. Invece non e' morto e sono ormai, invece, all'allarme rosso in ospedale i 5 Stelle. Visto che stanno facendo un congresso, democrazia vorrebbe che i dirigenti Pd, Zingaretti e i suoi sponsor (tutti quelli che sostennero l'insana tesi suicida dell'accordo con Di Maio, Fico e Casaleggio) fossero messi a tacere e nell'impossibilita' di fare nuovi danni. Invece Mieli da' loro l'assist: visto che il M5S e' alla canna del gas e non fa piu' paura "ora, dice Mieli ai dirigenti Pd, potete allearvi". Tesi demenziale e consiglio velenoso.
Solo la stupidita' e la caparbia volonta' di affogare il Pd spiegano la delirante tesi di Mieli. Destinata a fallire ma, anche, ad aprire nuove lacerazioni nel Pd. Dopo il voto abruzzese e sardo il Pd, invece di ascoltare le sirene che lo portano a sbandare, deve prendere atto di alcune ovvie verita': chi e' deluso dei 5 Stelle non "ritorna" a votare Pd ( si astiene o vota a destra). Quella dei dirigenti Pd e' una sciocca illusione che sfiora la balla; la crisi, lo scoramento, la frustrazione per il crollo non aprono nei 5s un ripensamento "democratico" ( come dovrebbe essere) di idee, programmi, valori, cultura. Niente affatto. Forse, nei 5 S, si rafforza il complesso verso Salvini ( ma non e' detto). Ma non la revisione del populismo.
Anzi. Le sconfitte locali rafforzano l'anima eversiva, movimentista, antisistema, sfascista, giustizialista di opposizione dura e pura: i custodi nostalgici del No Tav, No Tap, No Triv, No Ilva, No Opere, No Infrastrutture, No Vax ecc. Mieli e Zingaretti ritengono che il Pd possa allearsi con "questi 5S"? Che cretineria!
E che incubo per il futuro del Paese. Tra il Pd e i 5S il fossato e l'inconciliabilita', oggi totali, sono destinati a crescere. Il voto sardo ( e, prima, abruzzese) dimostrano che il Pd attuale, dopo un anno di sbandamento, assenza di guida e di leadership, confusione politica, ossessiva autocastrazione (autocritica sui suoi governi e antirenzismo patologico) non inverte il risultato del 4 marzo. E proprio nel momento, invece, che la mobilita' elettorale torna al massimo. Come un pugile suonato il Pd attuale di Zingaretti, Martina, Gentiloni, Franceschini non inverte la tendenza al declino e sembra paralizzato da una specie di dogma e litania: il sogno dei 5S.
E la ricorsa del "piccolo centrosistra" ( una roba che sta oggi, in Italia, a molto meno del 20%). Mentre l'instabilita' e lo smottamento elettorale locale mostrano, invece, che ci sarebbero praterie (al centro, tra elettori moderati, delusi di destra, astenuti ecc.) per un Pd che tornasse ad essere forza riformista e nazionale. Che parla al Paese che teme lo sfascio. E non a populisti sbandati e scappati di casa.