Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Se vince Zingaretti il Pd implode.
Circola la spiegazione-trappolone del voto sardo: gira e rigira si vuole arrivare sempre li': allearsi con i 5 Stelle come unica politica consentita al Pd. E' la tesi dei giornaloni: ora che il Movimento scende e fa meno paura, scrive il Corriere della Sera ( Paolo Mieli) il Pd potrebbe avere meno remore ad allearsi in funzione antidestra.
Zingaretti si aggrappa a questa scellerata illusione. E prepara cosi' un epocale disastro.
Mieli e' strabiliante. Inizia dicendo che il Pd deve ringraziare Renzi: se non avesse fermato, dopo il 4 marzo, la deriva dell'accordo con i 5 Stelle il Pd oggi sarebbe morto. Invece non e' morto e sono ormai, invece, all'allarme rosso in ospedale i 5 Stelle. Visto che stanno facendo un congresso, democrazia vorrebbe che i dirigenti Pd, Zingaretti e i suoi sponsor (tutti quelli che sostennero l'insana tesi suicida dell'accordo con Di Maio, Fico e Casaleggio) fossero messi a tacere e nell'impossibilita' di fare nuovi danni. Invece Mieli da' loro l'assist: visto che il M5S e' alla canna del gas e non fa piu' paura "ora, dice Mieli ai dirigenti Pd, potete allearvi". Tesi demenziale e consiglio velenoso.
Solo la stupidita' e la caparbia volonta' di affogare il Pd spiegano la delirante tesi di Mieli. Destinata a fallire ma, anche, ad aprire nuove lacerazioni nel Pd. Dopo il voto abruzzese e sardo il Pd, invece di ascoltare le sirene che lo portano a sbandare, deve prendere atto di alcune ovvie verita': chi e' deluso dei 5 Stelle non "ritorna" a votare Pd ( si astiene o vota a destra). Quella dei dirigenti Pd e' una sciocca illusione che sfiora la balla; la crisi, lo scoramento, la frustrazione per il crollo non aprono nei 5s un ripensamento "democratico" ( come dovrebbe essere) di idee, programmi, valori, cultura. Niente affatto. Forse, nei 5 S, si rafforza il complesso verso Salvini ( ma non e' detto). Ma non la revisione del populismo.
Anzi. Le sconfitte locali rafforzano l'anima eversiva, movimentista, antisistema, sfascista, giustizialista di opposizione dura e pura: i custodi nostalgici del No Tav, No Tap, No Triv, No Ilva, No Opere, No Infrastrutture, No Vax ecc. Mieli e Zingaretti ritengono che il Pd possa allearsi con "questi 5S"? Che cretineria!
E che incubo per il futuro del Paese. Tra il Pd e i 5S il fossato e l'inconciliabilita', oggi totali, sono destinati a crescere. Il voto sardo ( e, prima, abruzzese) dimostrano che il Pd attuale, dopo un anno di sbandamento, assenza di guida e di leadership, confusione politica, ossessiva autocastrazione (autocritica sui suoi governi e antirenzismo patologico) non inverte il risultato del 4 marzo. E proprio nel momento, invece, che la mobilita' elettorale torna al massimo. Come un pugile suonato il Pd attuale di Zingaretti, Martina, Gentiloni, Franceschini non inverte la tendenza al declino e sembra paralizzato da una specie di dogma e litania: il sogno dei 5S.
E la ricorsa del "piccolo centrosistra" ( una roba che sta oggi, in Italia, a molto meno del 20%). Mentre l'instabilita' e lo smottamento elettorale locale mostrano, invece, che ci sarebbero praterie (al centro, tra elettori moderati, delusi di destra, astenuti ecc.) per un Pd che tornasse ad essere forza riformista e nazionale. Che parla al Paese che teme lo sfascio. E non a populisti sbandati e scappati di casa.